Pàlpito, la recensione: una telenovela mascherata da serie TV con troppi intrecci

La recensione di Pàlpito, la soap opera colombiana disponibile su Netflix creata da Leonardo Padrón.

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Pálpito: una foto di scena

C'è chi lo ha già definito un guilty pleasure e di sicuro per molti lo sarà vista la sua posizione nella top ten dei più visti su Netflix ma in questa recensione di Pàlpito dimostreremo quanto la serie TV colombiana creata da Leonardo Padrón, sul traffico di organi e l'amore che trascende i trapianti, sia di fatto una soap opera a tutti gli effetti con indosso la maschera della serialità. Grazie a colossi come Netflix, Amazon, Apple TV ed HBO Max con al seguito SKY, negli ultimi anni le care e vecchie serie TV hanno lasciato il posto ai cosiddetti show televisivi dal linguaggio cinematografico prestato al piccolo schermo, con vere e proprie star e conditi con degli elementi così curati da renderle subito riconoscibili. Ed ecco che sigla accattivante, due o più teaser che lasciano pregustare il succo e dei volti belli (o conosciuti) ma non troppo, costruiscono lo schema di base promettente e stimolo alla visione. All'occhio dello spettatore da binge watching spinto però non sfuggirà che Pàlpito spunta tutte queste caselle ma le usa per far vedere Topazio o Anche i ricchi piangono ( i nostalgici della Soap anni '80/'90 apprezzeranno) a chi invece sperava in Virgin River in versione latina o al massimo un Chesapeake shores, romantico da lieto fine quanto basta. A metà del primo episodio Pàlpito infatti non resiste e comincia a sfoderare una dopo l'altra tutto il caos di intrecci, generi e situazioni inverosimili da cui cercherà di districarsi nel corso dei restanti 9 episodi. La felicità di una giovane coppia con due figli viene distrutta dal rapimento di lei, individuata come perfetta donatrice di cuore sano per la moglie di un magnate della finanza che ha scelto dei trafficanti di organi per "velocizzare" il trapianto.

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Pálpito: una scena della serie

Questo già complicato incipit si diramerà poi in due direzioni. La fantastica che segue l'idea che l'amore trascenda la morte e che il cuore che ama quella persona non smetterà di farlo anche battendo in un nuovo petto. Ed il revenge thriller: mi avete ucciso la moglie e io vi troverò! Basta immaginare la deriva che possono prendere queste due linee narrative e insieme al guilty pleasure arriva anche il mal di testa. Va detto che a favore di Pàlpito ci sono degli attori piacevoli, la tenerezza di uno dei figli rimasti orfani e la regia che ci prova ad allontanarsi da prodotti come Il segreto.

Pranzo di Natale

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Pálpito: una scena

Tante volte abbiamo visto la scena in cui la felicità di una famiglia o coppia viene interrotta da un'incidente. Pàlpito, con un montaggio veloce, si presenta proprio così: lui, lei, la loro canzone preferita cantata a squarciagola in auto e poi uscita di strada, lei rapita da soccorritori poco raccomandabili e lui lasciato lì privo di conoscenza. Con un flashback torniamo al prima dell'evento, per posizionare le premesse e presentare i nostri protagonisti, facilmente riducibili a tre, come da immagine ufficiale: lui, Simon, (Michel Brown) pizzaiolo dal cuore d'oro, marito e padre innamorato; lei, Camila (Ana Lucía Domínguez) bellissima fotografa piena di qualità e un cuore però che sta per condannarla a morte prematura e Zacarías (Sebastián Martínez), colui che, proviamo a dirlo con un po' di confusione da soap, diventerà l'altro, lo spietato antagonista, il compagno di Camila che per regalarle un cuore nuovo, si compromette con i trafficanti di organi. Una buona serie TV svilupperebbe questi elementi senza unire tutti ma proprio tutti i punti possibili. Pàlpito no, Pàlpito è il pranzo di Natale in famiglia, dove, dopo il caffè e il dolce, con la scusa della tombola, si inizia a mangiare di nuovo.

La memoria degli organi

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Pálpito: un'immagine della serie

Camila ha talmente bisogno di un trapianto di cuore da collassare quasi senza vita all'altare mentre si sta sposando. Pàlpito giustifica così la sopravvenuta urgenza di trovare un donatore compatibile, motore delle azioni illegali di Zacarías. Peccato che quando è stato fatto partire il piano (la povera ragazza rapita e cuore quasi strappato via da viva) ritroviamo la nostra protagonista nuovamente in piedi, di ritorno da un reportage fotografico e quindi non proprio sul letto di morte, accogliere la notizia del suo imminente trapianto, con dei dubbi. Con qualche difficoltà in più ad effettuare una necessaria sospensione di incredulità torniamo a dare fiducia al montaggio serrato con cui si sacrifica una donna per la salvezza di un'altra. Pàlpito però sferza il suo secondo colpo: la nostra Camila ha gli incubi, incominciano a piacerle le cose che piacevano alla sua donatrice e, come a questo punto era prevedibile, incomincia a guardare Simon ( che ovviamente ha conosciuto per caso) con gli occhi dell'amore. Impossibile non alzare gli occhi al cielo.

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Storia d'amore che trascende la morte o pura soap?

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Pálpito: un'immagine di scena

In un mondo seriale dove gli show si combattono a suon di sfumature ad ogni personaggio e sfuggendo categorizzazioni facili e stereotipi, Pàlpito neanche entra in gara. I cattivi e i buoni sono facilmente riconoscibili e c'è come un rassicurante velo che ricopre la serie di certezze su ciò che è giusto o sbagliato. Anche la storia di vendetta che viaggia in parallelo con quella d'amore non genera dubbi. In chiusura ci concentriamo sull'ultimo sforzo richiesto allo spettatore, il quesito tutto da gustare in 7 ore di serie: l'amore tra Simon e Camila è genuino o è solo la moglie defunta che attraverso il suo cuore ha trovato il modo di superare la morte e ricongiungersi con la sua anima gemella? Chi ancora guarda Beautiful o ha nostalgia di Veronica Castro e Grecia Colmenares sarà pronto a scoprirlo al 365° episodio della 40esima stagione. Noi rinunciamo.

Conclusioni

A fine recensione di Palpito, riveliamo e ribadiamo che è una telenovela mascherata da serie TV. La sigla accattivante, il montaggio veloce e degli attori promettenti non bastano a contenere l’intreccio di trama e scontri di generi di cui si compone . Il traffico di organi che fa da sfondo a questa storia di un cuore strappato che ha memoria è fin troppa trama da gestire per uno show che dovrebbe essere un guilty pleasure e invece si appesantisce ad ogni nuovo incastro o colpo di scena. Nota positiva: la divisione tra buoni e cattivi, giusto e sbagliato è a tratti rassicurante.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • Nel caos di trama, gli attori ci credono e sono credibili.
  • L’attenzione e la tenerezza che dedica agli affetti e la famiglia è genuina.

Cosa non va

  • Prova a incastrare i generi intrecciando tutto l’intrecciabile e rimane intrappolato
  • È una telenovela senza idee brillanti mascherate da serie tv
  • Non si capisce se è una storia d’amore, una storia fantastica o un horror.