P.O.E.: presentato il nuovo horror ispirato ai racconti del maestro

E' stato presentato alla Casa del Cinema, in un interessante incontro, l'horror collettivo di produzione italiana, che vede coinvolti alcuni dei più interessanti nomi del nostro attuale panorama di genere.

Trasportare sul grande schermo il mondo e le ossessioni di uno scrittore come Edgar Allan Poe non è mai stato un compito facile; ma è da dire che non era questo lo scopo principale, e il senso, di un progetto come questo P.O.E. - Poetry of Eerie. Questo progetto collettivo, di produzione italiana, ha voluto piuttosto prendere degli spunti, idee, a volte una semplice suggestione, da alcuni dei più noti racconti del maestro americano; per poi sviluppare questi ultimi in direzioni personali, frutto delle sensibilità e dell'approccio al cinema di ognuno dei registi coinvolti. Il risultato è interessante, affascinante anche se a volte disarmonico, ennesima prova di un "sottobosco" (purtroppo siamo ancora costretti a chiamarlo così) che nell'horror italiano continua a muoversi e a produrre opere valide. L'incredibile decisione, da parte della commissione di censura, di applicare a questo film (già destinato a una ristretta cerchia di spettatori) il divieto ai minori di 18 anni, certamente non aiuta. Anche di questo si è parlato, oltre che del film e della sua genesi, nell'incontro stampa organizzato da Distribuzione Indipendente, presente nella figura del suo presidente Giovanni Costantino: nell'incontro, inoltre, abbiamo potuto confrontarci con quattro dei registi coinvolti, ovvero Domiziano Cristopharo, Paolo Gaudio, Paolo Fazzini ed Edo Tagliavini.
"E' incredibile la decisione della commissione censura", ha esordito Domiziano Christopharo, ideatore del progetto e autore dell'adattamento del racconto Il giocatore di scacchi di Maelzel. "In questo film non ci sono scene di nudo, non c'è violenza eccessiva o volgarità: è assurdo che passino cose come i vari Vacanze di Natale, e il nostro film venga invece vietato. Forse dà fastidio il fatto che sia fatto con zero soldi, e senza finanziamenti pubblici?"

Potete parlarci del percorso produttivo e postproduttivo del film? Domiziano Christopharo: Due anni fa alcuni di noi si sono incontrati in un piccolo festival indipendente, così abbiamo pensato sarebbe stato bello fare un progetto tutti insieme, superando la dimensione individuale. L'idea ha raccolto consensi da subito, anche su Internet: persone come Edo, raggiunte attraverso la rete, si sono subito offerte di partecipare. L'idea era quella di avere un prodotto il più possibile omogeneo, anche sacrificando un po' la libertà di ognuno. Proprio perché Poe era stato usato abbondantemente dal cinema, abbiamo deciso di presentarlo come una novità, evitando i castelli e le ambientazioni alla Roger Corman; cogliendone il senso, e trasportandolo ai nostri tempi. Anche la misteriosa autrice dell'episodio finale, Yumiko Sakura Itou, sono io. Dovevano esserci in tutto tredici episodi, e ce ne serviva uno per completare il film.

Cosa potete dirci sul sequel del film, già visto al Festival di Torino?
Sì, P.O.E. 2 è stato già realizzato e presentato in alcuni festival, e ha vinto anche un premio a Torino. E' più spiccatamente horror, mentre questo è letteralmente "poesia del lugubre". La decisione della censura ci fa pensare: se questo è stato vietato ai minori, il rischio è che il sequel non passi proprio. Degli episodi che lo compongono, uno in Australia è stato proprio bannato.

Cosa vi ha portato a scegliere i rispettivi racconti? Si tratta, in tutti i casi, di rivisitazioni molto particolari... Edo Tagliavini: Diciamo la verità, il fattore economico ha influito molto. Si tratta di lavori autoprodotti, e ammetto che sono andato a cercare un racconto con meno personaggi possibile. Ho scelto Valdemar, e pensando alle sua possibilità di attualizzazione, è nata questa mia variante ironica. L'ironia nell'horror mi è sempre piaciuta, d'altronde anche lo stesso Poe aveva venature ironiche.
Paolo Fazzini: Il primo racconto a cui ho pensato era proprio L'uomo della folla: non leggevo Poe da moltissimo tempo, ma quel racconto era quello che mi era rimasto più impresso. La cosa importante era renderlo attuale, ma è stato molto naturale: l'uomo della folla di Poe, in fondo, è proprio quello di oggi. Nel racconto il finale era sospeso, non c'era una chiusura "cinematografica": io ho cercato di farla a mio modo. Questa storia mi dava la possibilità di girare di notte, e inserire nel film tanta musica; è nato tutto in modo sincero e spontaneo.
Paolo Gaudio: Il mio è l'unico episodio animato, realizzato in stop motion. Il gatto nero è tra i racconti più famosi di Poe, e io avevo bisogno di questo per essere libero ed esprimermi nella chiave che volevo utilizzare. Mi serviva un "link" immediato con lo spettatore, doveva riconoscere subito di cosa si stava parlando. Inoltre avevo la possibilità di usare lo stesso Poe come protagonista, per giocare un po' con i suoi tratti e renderlo un po' più buffo. Certo, avere un divieto ai minori di 18 anni, per uno che fa cartoni animati, è un po' paradossale.
Domiziano Cristopharo: Il nostro unico vincolo era girare senza soldi, in tre giorni al massimo: lo abbiamo dato proprio per armonizzare il lavoro di tutti ed evitare i dislivelli.

Non manca, secondo voi, un po' del senso di decadenza poetica dei racconti di Poe? Edo Tagliavini: Poe non è solo decadente, in realtà. E comunque bisogna sottolineare che ogni regista ha riletto gli episodi a suo modo.
Paolo Gaudio: La vera sfida era riproporre un autore di 200 anni fa in una salsa meno vista, meno trita. Altrimenti avremmo fatto un film simile a quelli che si facevano negli anni '70, o primo. Si trattava di prendere un autore classico e rifarlo in un contesto moderno.
Domiziano Cristopharo: Abbiamo voluto raccontare noi stessi attraverso Poe. Potevamo raccontare Poe davvero in qualsiasi salsa, c'era libertà totale per interpretarlo. Volevamo farlo nostro, ed attualizzarlo. Io ho inserito una mia visione dell'automa del racconto, che ovviamente non è quella dell'epoca.

Ad esempio l'episodio La sfinge, di Alessandro Giordani, ha molto poco del racconto originale... Domiziano Cristopharo: L'approccio di Giordani era l'abbaglio e l'alterazione della percezione: questo è stato trasportato in due personaggi isolati, per i quali l'errore di percezione è mentale. La nostra è poesia del lugubre, c'era libertà di reinterpretare l'autore. Ma poi, avete presente i film di Corman? Anche lui mise in scena cose che non avevano nulla a che fare con Poe.

Durante la lavorazione dei singoli episodi vi consultavate o no? Paolo Gaudio: In realtà eravamo liberi. Ogni tanto ci mandavamo delle still per aggiornarci sul lavoro fatto, ma non avevamo condizionamenti esterni. Abbiamo anche provato a non prenderci troppo sul serio, e soprattutto ci siamo divertiti: il nostro è quello che i francesi chiamano divertissment.
Edo Tagliavini: Io, per esempio, ho appreso del progetto da Internet. L'idea, è bene ribadirlo, era prendere un racconto di Poe, anche un solo elemento di questo, e poi costruire da questa base ciò che si voleva.
Domiziano Cristopharo: L'idea era anche unirsi per dire che ci siamo: stando insieme si è forse più forti. Si parla tanto di rinascita dell'horror italiano, ma la verità è che l'horror italiano non è mai morto: i film si continuano a fare, il problema è che il più delle volte non escono qui ma solo all'estero. Il problema è ridare un po' di visibilità al genere.

Voi siete tutti registi di horror, o no? Domiziano Cristopharo: Beh, nei tredici episodi di cui il progetto iniziale si compone, ci sono anche dei documentaristi; Edo viene da altri generi, Fazzini ha un approccio un po' più drammatico, Gaudio fa i cartoon... il nostro in realtà non voleva essere proprio un horror, semmai è nel sequel che abbiamo voluto tirar fuori la componente più orrorifica.

Il progetto iniziale era di tredici episodi, ma la versione che vedremo in sala ne conta solo otto. Potremo vedere quelli restanti? Giovanni Costantino: Sì. Abbiamo deciso di fare un'edizione ridotta per il cinema e una, che sarà distribuita nella piattaforma On Air, che sarà integrale.

Secondo voi il divieto ai minori di 18 anni da cosa è dipeso? Potrà in qualche modo essere "sfruttato", servirà a far parlare di più del film? Giovanni Costantino: Il problema, secondo me, è la grandissima leggerezza che c'è negli uffici ministeriali. Certo, a questo punto il divieto lo sfrutteremo: si gioca? Allora giochiamo anche noi. Visto che questo, quest'anno, è stato l'unico film horror vietato ai minori, lo presenteremo come l'unico horror della stagione. Comunque aspettiamo le motivazioni dalla commissione censura.

Quale metro di giudizio avete usato per scegliere gli otto episodi rimasti nel film? Giovanni Costantino: Abbiamo preso quelli che, vuoi per tempo, ritmi, e via dicendo, erano più vicini l'uno all'altro, che si amalgamavano meglio. In alcuni degli altri c'era uno stacco stilistico più evidente, che avrebbe portato nel tutto una certa disarmonia.