Oscar 2008: il post-nominations

Inizia il conto alla rovescia verso il 24 febbraio, e il vantaggio di Non è un paese per vecchi sembra farsi incolmabile, anche se Il petroliere ha conquistato lo stesso numero di candidature.

La tradizione è rispettata anche quest'anno: se, per la maggior parte, le nomination agli Academy Awards rispecchiano le scelte delle varie Guild e i verdetti del buzz, non mancano alcune sorprese e virate dell'ultimo minuto che dimostrano come l'organo Academy of Motion Picture Arts and Science abbia una sua indipendenza rispetto a qualsiasi altra associazione. Le nomination delle Guild, infatti, sembravano aver segnato il destino di Espiazione di Joe Wright, che era stato ignorato praticamente da tutte le associazioni di categoria tranne che da quella dei costumisti e che invece riesce a conquistare una candidatura nella categoria più prestigiosa, e anche in diverse altre, seppur senza toccare le cifre cui sembrava poter ambire qualche mese fa. D'altra parte, i precursori non avevavo fatto mistero di una preferenza scoperta per i due critical darlings dell'annata, Non è un paese per vecchi di Joel e Ethan Coen e Il petroliere di Paul Thomas Anderson, la cui posizione favorevole è confermata dalle nominations dell'AMPAS: otto per ciascuno, contro le sette di Michael Clayton e di Espiazione, le altre due pellicole candidate a Miglior film. Naturale che a questo punto il film dei fratelli Coen e quello di Paul Thomas Anderson appaiano come i favoriti - con un certo vantaggio per Non è un paese per vecchi, che ha appena incassato il Directors Guild Award e il SAG award per l'intero cast - per la vittoria finale: remotamente possibili spoiler Michael Clayton e Juno, mentre Espiazione, pur avendo superato Juno nel computo totale delle nominations, ha mancato quella per la regia (il famoso lone director spot, andato a Julian Schnabel per Lo scafandro e la farfalla) e per questo appare il più debole della cinquina.

Ma guardiamo al resto delle candidature: qualche sorpresa arriva sempre in ambito attoriale, e quest'anno l'AMPAS tira fuori dal cappello un nome che nessuno aveva previsto: è quello di Tommy Lee Jones, di cui si era solo parlato a proposito del suo ruolo da non protagonista nel corale frontrunner Non è un paese per vecchi, e che invece è stato candidato come migliore attore protagonista per Nella valle di Elah - unica menzione per il film di Paul Haggis. Non arriva esattamente dal nulla la candidatura di Laura Linney come migliore attrice protagonista per La famiglia Savage; di questa sua performance si è parlato a lungo, nonostante sia stata sottovalutata dai precursori: ciò che stupisce è il fatto che la Linney sia riuscita a superare colleghe quotate come la diva delle dive Angelina Jolie e la lanciatissima Amy Adams. Contribuisce a lasciar fuori queste due belle signore la doppia nomination di Cate Blanchett: era attesa quella come non protagonista per Io non sono qui - il suo eccentrico Bob Dylan nel film di Todd Haynes è indubbiamente uno dei ruoli per cui saranno ricordati sia l'attrice che l'intero 2007 filmico - ma pochi credevano in quella come protagonista in Elizabeth: The Golden Age, un film accolto generalmente in maniera tiepida. Con questa doppia nomination, alla fine di un'annata memorabile per la Blanchett, coronata dalla nuova gravidanza, l'Academy celebra effettivamente nella statuaria australiana la più grande attrice della sua generazione al momento in attività a Hollywood. Per quanto riguarda la vittoria, però, la Blanchett ha chance migliori per Io non sono qui (anche se dovrà vedersela con Amy Ryan, sinora la più premiata nella categoria in questione, e con Ruby Dee, vincitrice a sorpresa del SAG award) che per The Golden Age: nella categoria per la leading actress, infatti, sono largamente avvantaggiate Julie Christie e Marion Cotillard, vincitrici dei Golden Globe lo scorso 13 gennaio. Sebbene la Christie appaia in vantaggio, qui i giochi sono leggermente più aperti rispetto alla pari categoria maschile, dove Daniel Day-Lewis sembra davvero imprendibile nonostante l'indiscutibile bravura dei suoi avversari, non solo il già citato Tommy Lee Jones, ma anche il sempre amatissimo Johnny Depp per Sweeney Todd, il favorito dell'Academy George Clooney per Michael Clayton e lo straordinario Viggo Mortensen de La promessa dell'assassino.

Abbiamo detto del duello Blanchett-Ryan per l'Oscar all'attrice non protagonista in quella che rimane forse l'unica categoria attoriale davvero in bilico: non è affatto da escludere, infatti, una sortita a sopresa delle altre candidate, anzitutto la veterana Ruby Dee, lanciata dallo Screen Actors Guild, ma anche la talentuosa quattordicenne Saoirse Ronan e la sempre pregevole Tilda Swinton; nella corrispondente categoria maschile, invece, c'è un uomo solo al comando ed è Javier Bardem, sostenuto anche dalla forza complessiva delle chance di Non è un paese per vecchi oltre che di una performance iconica. La concorrenza, nonostante il distacco, è di tutto rispetto: a cominciare dall'agguerrito Casey Affleck, che ha già mietuto numerosi allori per il suo ruolo ne L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford. Ma anche gli altri tre sono nomi che incutono enorme rispetto: parliamo dei veterani Hal Holbrook e Tom Wilkinson, e il già vincitore di un Academy Award Philip Seymour Hoffman.

Esaurito il discorso relativo alle categorie destinate agli interpreti, che sono sempre tra quelle che polarizzano maggiormente l'attenzione e l'emotività del pubblico, possiamo passare a dare uno sguardo al resto nelle nomination, per quella che sembra un'annata molto equilibrata, in cui è mancato il film che lascia il vuoto dietro di sé (quello che avrebbe potuto essere Espiazione). I film dei Coen e di Anderson centrano tuttavia le nomination in categorie chiave come sceneggiatura, montaggio e fotografia (qui abbiamo la doppia menzione per Roger Deakins, che arriva alla settima nomination della carriera - di cui quattro per film dei Coen Brothers), ma Il petroliere avrebbe potuto guidare la conta delle candidature se non fosse stato per l'esclusione della sua colonna sonora (firmata da Jonny Greenwood, il chitarrista dei Radiohead), che era tra le più votate ma è stata squalificata in extremis perchè parte dei temi non sarebbero stati composti da Greenwood esclusivamente per il film. L'assurdità della scelta diviene particolarmente evidente se pensiamo che dell'identica imputazione era "colpevole" lo score di Babel, in gara lo scorso anno, e non solo Gustavo Santaollalla andò in nomination, ma si portò anche a casa la preziosa statuetta (la sua seconda alla seconda candidatura!)
Sempre in ambito musicale, grande delusione anche per i fan dei Pearl Jam che sia aspettavano una nomination per Eddie Vedder, autore delle canzoni che rappresentano il perfetto commento a Into the Wild: ma Vedder ha scontato l'accoglienza non proprio entusiastica riservata dall'AMPAS al film di Sean Penn.

Altra categoria che ha fatto discutere è quella, in cui sono sempre meno chiare le regole di selezione, per il Miglior film straniero. Uno dei film più amati e premiati in assoluto del 2007, il vincitore della Palma d'oro a Cannes 4 Mesi, 3 Settimane e 2 Giorni, è stato escluso non solo dalla cinquina finale ma anche dalla shortlist preliminare. E' piaciuto più del film di Mungiu La sconosciuta di Giuseppe Tornatore, che comunque non è arrivato tra i primi cinque: a fare il tifo per il cinema non stelle e strisce agli Oscar saranno dunque i russi, con 12 di Nikita Mikhalkov, gli israeliani con Beaufort di Joseph Cedar, i tedeschi con Il falsario - Operazione Bernhard di Stefan Ruzowitzky, i polacchi con Katyn di Andrzej Wajda e una variegata rappresentanza russo/ kazako/ mongolo/ tedesca con Mongol di Sergei Bodrov. Una sfida imprevedibile, quella tra questi cinque film: non altrettanto aperta appare invece la contesa in un'altra categoria importante come quella per il Miglior film d'animazione: forte delle sue quattro nonimation (tra cui quella a sopresa per la migliore sceneggiatura) Ratatouille di Brad Bird sembra davvero inarrestabile. Per quanto riguarda i documentari, il solito Michael Moore con il suo Sicko sembrerebbe favorito, ma ha solo il vantaggio di una maggiore notorietà rispetto ai suoi rivali, tra cui si contano War Dance e No End in Sight, già premiati al Sundance 2007.

Per quanto riguarda le categorie più tecniche, a farla da padrone è lo spettacolare Transformers, cui potrà dare del filo da torcere soltanto The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo; e il pensiero degli appassionati della awards race non può che andare a Kevin O'Connell, tecnico del sound mixing celebre nell'ambiente in quanto detentore del maggior numero di nomination senza nemmeno una vittoria: quella per Transformers è la ventesima, e siamo tutti con lui!