Olmo & the Seagull: arte, gravidanza e femminismo

Mai un film ci ha mostrato in modo così umano un'esperienza comune a molte donne, ma sempre trattata con superficialità o in modo stereotipato.

Quanta necessità ci sarebbe in Italia di pellicole come Olmo & the Seagull. Un paese in cui i rigurgiti maschilisti spesso hanno ancora la meglio, influenzando il mondo del lavoro o l'educazione delle giovani donne. Un film fatto da donne per le donne (e gli uomini, naturalmente) che prova a spiegare dal punto di vista femminile le trasformazioni e le privazioni a cui si va incontro durante la gravidanza. Olmo & the Seagull è un prodotto internazionale nato dalla collaborazione di due registe, una brasiliana (Petra Costa) e una danese (Lea Glob), che indagano l'intimità di una coppia italo/francese di attori (Olivia Corsini e Serge Nicolai). In più il progetto è coprodotto dalla danese Zentropa e vede in veste di produttore esecutivo l'eclettico Tim Robbins, star di Hollywood con la passione del teatro che a Los Angeles dirige una compagnia teatrale indipendente con cui realizza spettacoli a sfondo politico.

Olmo & the Seagull: un primissimo piano di Olivia Corsini
Olmo & the Seagull: un primissimo piano di Olivia Corsini

Le peculiarità di Olmo & the Seagull sono numerose. Il film mescola realtà e finzione tanto da complicare la vita a chi cerca di incastonarlo in un genere. Docufiction o cinema del reale? Sta di fatto che il lavoro mette in scena una relazione molto vicina alla realtà, quella tra gli attori del Theatre du Soleil Olivia Corsini e Serge Nicolai, marito e moglie nella vita, drammatizzandola. Ciò che vediamo sul grande schermo è vero, ma spesso non è reale. La drammatizzazione crea un gioco di sovrapposizioni di piani che rende intrigante e affascinante un'opera fuori dal comune e vista la particolarità che la caratterizza ci auguriamo che non resti un prodotto di nicchia.

La verità come mai prima d'ora

Olmo & the Seagull: Olivia Corsini si trucca prima di andare in scena
Olmo & the Seagull: Olivia Corsini si trucca prima di andare in scena
Il fascino di Olmo & the Seagull sta nell'estremo talento dei due interpreti, agevolati naturalmente dal dover interpretare se stessi, ma ugualmente abili nel costruire un personaggio di finzione che funga da filtro per lo sguardo curioso del pubblico. Petra Costa e Lea Glob riprendono con grande libertà un momento chiave di questa coppia, quello in cui Olivia, impegnata in una lunga tournée teatrale con Il gabbiano di Cechov, scopre di essere incinta e, in seguito a un malore, è costretta a fermarsi per tutta la durata della gravidanza. L'idilliaca visione dei nove mesi di gestazione che ci è stata "venduta" dai media viene smantellata da un'acuta investigazione filtrata attraverso lo sguardo di Olivia, i suoi pensieri e i suoi sentimenti. Lo spettatore entra in comunicazione con la donna grazie al costante flusso di pensieri e parole, agli scambi di battute col compagno Serge, che vive l'esperienza della gravidanza dall'esterno, agli intensi primi piani del suo volto da cui trapela un groviglio di emozioni. In un coinvolgente viaggio lungo nove mesi veniamo resi partecipi della sofferenza, del sacrificio, dell'immobilità, del timore di invecchiare o di non riuscire a fare ritorno sul palcoscenico, della paura del cambiamento e della preoccupazione di non essere all'altezza. Mai un film ci ha mostrato in modo così umano un'esperienza comune a molte donne, ma sempre trattata con superficialità o in modo stereotipato. C'è un momento in cui, dopo la corsa al pronto soccorso, Olivia fa ritorno o casa e noi aderiamo al suo punto di vista mentre sale con fatica le scale, partecipando della sua stessa visione claustrofobica e opprimente in una forma di adesione quasi totale. Potere del cinema.

Ricchezza di stimoli

Olmo & the Seagull è un'opera stratificata in cui la gravidanza è solo uno dei temi affrontati. Vi è un'accurata rappresentazione delle dinamiche di coppia, una coppia moderna al cui interno i ruoli non sono rigidi, ma mutano a seconda di situazioni, esigenze e sensibilità dei due compagni di vita. Vi è il rapporto con gli altri, la relazione con l'esterno, e vi è il legame essenziale con l'arte. Fin dalle prime sequenze il teatro, luogo in cui Olivia e Serge si sono conosciuti, ha un peso preponderante nella narrazione sia nei momenti in cui viene catturato il lavoro degli attori sul palcoscenico che in assenza. Il teatro è il luogo dell'arte, della creazione, della libertà e della riflessione tra arte e vita. L'atto teatrale viene ricreato davanti all'obiettivo vigile della telecamera in un caleidoscopico gioco di specchi tra teatro, cinema, documentario e realtà. Per elevare il livello della riflessione, Petra Costa e Lea Glob infrangono talvolta la quarta parete facendo udire le loro voci e le loro indicazioni agli attori. Anche la memoria gioca un ruolo fondamentale nel film integrando alle immagini del presente i filmini amatoriali che mostrano una giovanissima Olivia intenta a muovere i primi passi nel mondo adulto. Questa ricchezza di significante non viene strutturata in maniera rigida, ma fluisce liberamente durante la visione avvolgendo lo spettatore con un nugolo di stimoli diversi. Lea Glob e Petra Costa non hanno il timore di imprimere il loro punto di vista, né quello di Olivia, nel materiale drammaturgico, ma al pubblico viene lasciato il compito di selezionare e filtrare gli aspetti a cui si sente più vicino stimolando la riflessione. Come dovrebbe fare ogni prodotto audiovisivo di qualità.

Movieplayer.it

3.5/5