Recensione Lissy - Principessa alla riscossa (2007)

Nonostante gli interventi di edulcorazione operati in fase di adattamento, quello di Herbig rimane un film di sicura originalità, in bilico com'è tra la parodia e la commedia per famiglie che però non si fa mancare parecchie allusioni decisamente adulte.

Nuova comicità europea

Ci sono personaggi che, più che per le loro vere imprese o per le loro reali esistenze, rimangono indimenticabili nella memoria collettiva grazie a quello che si è detto, scritto, o girato di loro. Probabilmente non molti si ricorderebbero il nome di Guy Fawkes se non fosse per V per Vendetta, e la vita di Elisabetta Eugenia Amalia di Wittelsbach non doveva essere al centro dell'interesse di un nutrito gruppo di individui prima che un film del 1955, chiamandola semplicemente Sissi, ce ne raccontasse gli amori e le sofferenze.

Fatto sta che la fama di Sissi ha valicato le frontiere delle proprie pellicole di appartenenza per andare a solleticare l'immaginazione di Michael Herbig, poliedrico artista tedesco, che proprio attorno alla figura della sovrana austriaca ha costruito una parodia di ormai collaudato successo, tanto da fargli decidere di dedicare al suo personaggio un intero film di animazione. Il che ha comportato, per l'estroso Michael, la rinuncia a vestire in prima persona i panni della bella (almeno nella versione originale...) imperatrice, nonostante la voce, nella pellicola tedesca, sia rimasta la sua: ma questa strana principessa animata, quantunque non impersonata da un uomo, ci riserva comunque una certa dose di sorprese, se pensiamo a cosa ci hanno abituato le recenti pellicole di animazione.

Lissy è sì una principessa ma, lungi dal mostrarsi docile e ligia all'etichetta, non fa mistero della propria attrazione per lo scanzonato ed altrettanto eccentrico Franz, con il quale si diletta in un'amministrazione dello stato a suon di battute di caccia al pattinatore sul ghiaccio e spettacolini privati alla Moulin Rouge. Tutto questo finchè un misantropo yeti, dovendo giungere ad un patto con il demonio per avere salva la vita, non si troverà nella necessità di rapirla e consegnarla al signore del male, in quanto ragazza dalle evidenti doti fisiche. Lissy però, fedele alla propria natura aperta ed intraprendente, smetterà presto i panni passivi della vittima per andare a fondo delle motivazioni del proprio rapitore e, con tutte le forze, cercare di instillare in lui il nebuloso concetto di amicizia. Parallelamente, il godereccio Franz si getterà all'inseguimento dell'amata, in compagnia del fido Feldmaresciallo e dell'arcigna madre, che segretamente coltiva sogni di passione per qualsiasi uomo le capiti sottomano, e che sia disposto, seppur involontariamente, ad ingollare i suoi filtri d'amore.

Nonostante nella trasposizione italiana il contenuto, insieme a molte delle gag, sia stato evidentemente edulcorato rispetto alla versione tedesca, Lissy - Principessa alla riscossa rimane un film di sicura originalità, in bilico com'è tra la parodia e la commedia per famiglie che però non si fa mancare parecchie allusioni decisamente adulte. Diversamente dal solito, in questo film d'animazione i personaggi hanno i bisogni propri del genere umano, e non ritengono doveroso nasconderlo: come lo yeti è attratto da una bella cinghialona (in quanto possibile pasto), Lissy si rammarica che il suo Franz non l'abbia mai chiamata in una maniera così stuzzicante. E quando Franz crede che la consorte, felice della nuova sistemazione con il peloso rapitore, lo voglia scaricare, ripiega immediatamente sul rimedio più in voga in tali casi, ovvero una fugace avventura con la prima bella ragazza disponibile. Ma la comicità, peraltro sempre genuina, mai eccessiva né pretestuosa, non è l'unico punto di forza della pellicola che, senza il tono didascalico nel quale spesso si arenano i film in cui trionfano i buoni sentimenti, non dimentica le problematiche etiche dell'accettazione del diverso, della necessità di amare e di concedere una possibilità anche a chi ci ha deluso.

Tra scambi di battute e riflessioni semiserie, Herbig trova il modo di ironizzare anche su parecchie affezioni del nostro vivere quotidiano, come il non poter prescindere dalla tecnologia o la frustrazione che deriva dal dover fare i conti con la pedante burocrazia, che però, in maniera del tutto imprevista, può anche rivelarsi salvifica se usata con raziocinio. Come a dire che non si può mai sapere da cosa si potrà ricavare qualcosa di buono: persino un rapimento può regalare un nuovo amico, e un mal di denti può far scoprire un insperato amore.
Di sicuro nella pellicola di Herbig c'è ben più di quanto ci si possa generalmente aspettare da un film di animazione, e fa riflettere come, in contrasto con l'immobilità del cinema italiano (se non altro di quello legato alla grande distribuzione), nel resto d'Europa si propongano prodotti non soltanto convincenti dal punto di vista sia tecnico sia di contenuti, ma anche di grande successo commerciale. Non sempre, insomma, è necessario ricalcare pedissequamente schemi già ampiamente sperimentati, peraltro non sempre con risultati degni, per sbancare il botteghino: è da sperare che l'onestà intellettuale e la voglia genuina di creare qualcosa di bello cominci ad essere premiata anche in Italia.

Movieplayer.it

3.0/5