Recensione Winnie the Pooh - Nuove avventure nel Bosco dei 100 Acri (2011)

L'orsetto di pezza più famoso del mondo torna sul grande schermo con spirito e immagine immutata, per raccontare non solo di miele, ma anche di misteriosi mostri e code scomparse.

Non solo miele al bosco dei Cento Acri

L'orsacchiotto di pezza: il miglior amico di generazioni e generazioni di bambini. Forse negli ultimi anni non è proprio il migliore, data la vasta offerta di divertimenti meno elementari dedicata ai giovanissimi, ma rimane pur sempre un valido compagno di giochi. Chi, al contrario, il primato non l'ha mai abbandonato è la Disney che, visto minacciato il proprio predominio, ha pensato bene di comprarsi l'antagonista principale. Ma non si dica che la casa californiana, in nome del progresso tecnologico e del guadagno, ha snaturato la propria storia: la Disney ci tiene a ricordare a tutti che c'è sempre stata, e che il suo successo è ben meritato. Di fianco alle meraviglie dell'animazione computerizzata, quindi, trovano ancora posto figure che hanno ampiamente ricevuto il battesimo del tempo, come l'orsetto Winnie, entrato a far parte della scuderia Disney nel 1961, ma creato nell'ancor più remoto 1929 da A.A. Milne.


Oggi come allora, la vita di Winnie Pooh si incentra su un'unica attività principale: procacciarsi il miele, alimento di cui è ghiotto ma di cui, a causa proprio della sua ingordigia, termina con grande rapidità le scorte. Proprio durante una delle sue affannose ricerche si imbatterà nell'amico asino Ih-Oh, angustiato ancor più di quanto la sua natura pessimista non comporti di solito a causa della perdita della sua coda. Grazie all'intervento del dotto (o supposto tale) gufo Uffa, tutti gli altri abitanti del bosco saranno coinvolti nella ricerca di una nuova appendice per l'asinello, con il loro amico umano, Christopher Robin, chiamato a valutare le proposte di ognuno. Ma quando il ragazzino scompare misteriosamente, lasciando solo un criptico biglietto, gli affari nel bosco prendono una piega drammatica: a causa di una svista grammaticale e di una fantasiosa interpretazione, Pooh e gli amici si convincono che Christopher sia stato rapito dall'Appresto, una creatura malvagia di cui nessuno conosce le caratteristiche precise, ma che di sicuro è dedita al furto di miele, al boicottaggio del tè delle cinque e, come se non bastasse, si diverte a bucare i calzini altrui.

Durante la duplice impresa di salvare la vita all'amico umano e di riportare all'integrità fisica l'amico animale, Pooh e compagni avranno modo di dimostrare che il tempo non li ha cambiati: gli autori sono rimasti infatti molto fedeli alla caratterizzazione psicologica classica degli abitanti del bosco dei Cento Acri. E così Pooh è il solito, ingenuo tontolone, il maialino Pimpi si dimostra ancora gentile e disponibile con tutti, Tigro trasuda intraprendenza e vitalità, e Tappo è sempre impegnato nella vana impresa di portare un po' di razionalità nel gruppo. Anche l'aspetto visivo della pellicola esprime lo stesso intento di mantenere una continuità con il passato: i disegni sono infatti realizzati a mano, rispettando il design a tutti noto di personaggi e ambienti. Una piacevole variazione sul tema è rappresentata dalle sequenze in cui l'orsetto esce dal proprio habitat per invadere le pagine del libro che narra la sua storia, trascinando poi all'interno della vicenda interi paragrafi e usando lettere e punteggiatura come veri e propri oggetti di scena, ottenendo esiti inaspettatamente risolutivi. Da apprezzare sono anche altre inserzioni di una certa visionarietà, come la sequenza in cui Uffa illustra le inquietanti proprietà dell'Appresto e il sogno ad occhi aperti di un Pooh ormai in crisi di astinenza da miele. Al di là di questi divertissement, il lungometraggio non aggiunge spunti di novità alla percezione che il pubblico ha già maturato nei cinquant'anni di onorato servizio in casa Disney del clan dell'orsetto, e anche la sceneggiatura si limita a riproporre le situazioni tipiche narrate dai libri e dalle precedenti trasposizioni animate. La narrazione, forse per non annoiare il pubblico di giovanissimi che rappresenta il target d'elezione della pellicola, è scandita da sequenze brevi, quasi degli sketch a sé stanti che, sebbene siano tenuti insieme dal canovaccio della voce narrante, tendono a frammentare eccessivamente la storia.
Questa nuova escursione sul grande schermo di Winnie the Pooh e i suoi amici farà la felicità degli spettatori più piccoli, che ne apprezzeranno la simpatica ingenuità e lo spirito gioioso e collaborativo, ma non offrirà molto al pubblico adulto, qui coinvolto in veste di mero accompagnatore. A meno che non si tratti di un adulto molto nostalgico, ancora capace di sorridere della goffa comicità, dichiaratamente retrò e in apparenza fiera di esserlo, dei personaggi di Milne.

Movieplayer.it

2.0/5