Recensione Burn After Reading - A prova di spia (2008)

Spumeggiante, ironico, tagliente e 'nero' al punto giusto, il nuovo lavoro dei Coen è in perfetto equilibrio tra commedia e critica sociale, un mix irresistibile di battute e gag cucite addosso ad attori straordinari.

Non è un paese per... spie

L'analista della CIA Osborne Cox (John Malkovich) viene messo a riposo forzato dal servizio per il suo grave problema di alcolismo. Egocentrico ed irascibile quanto basta, Cox decide di dimettersi da ogni incarico e di ritirarsi nella sua casa in solitudine per scrivere un libro di memorie in cui sfogare la rabbia e fare rivelazioni molto scottanti. Le cose non vanno affatto bene neanche nella sfera privata: sua moglie Katie (Tilda Swinton) sta meditando di divorziare da lui ed ha da tempo una relazione segreta con il fascinoso sceriffo federale Harry Pfarrer (George Clooney), anch'egli poco felicemente sposato ed in cerca di avventure eccitanti. Tutto inizia a complicarsi quando il CD contenente i conti economici privati e le confessioni dell'ex-agente CIA giungono in maniera del tutto accidentale nelle maldestre grinfie di due dipendenti di una palestra (Frances McDormand e Brad Pitt) fissati con la chirurgia estetica e decisi a chiedere un bel gruzzolo in cambio del loro silenzio. Tra ricatti, tradimenti, appuntamenti al buio, incidenti ed enormi equivoci, i nostri eroi finiranno tutti per cacciarsi in un grosso guaio, ben al di là della più pessimistica delle previsioni...

Un nome una garanzia. I fratelli Coen non smettono di stupire e dopo aver regalato alla Storia del cinema un capolavoro assoluto come Non è un paese per vecchi, eccoli cambiare di nuovo espressione, tono e genere con una nuova divertente avventura ai confini della comicità. Dopo Fratello, dove sei? e Prima ti sposo, poi ti rovino tornano in una scoppiettante versione farsesco-grottesca a concludere la loro personalissima trilogia sull'idiozia umana con l'applauditissimo Burn After Reading - A prova di spia, il film che ha aperto in grande stile la 65ª edizione della Mostra del cinema di Venezia.
Spumeggiante, ironico, tagliente e 'nero' al punto giusto, il nuovo lavoro dei Coen è in perfetto equilibrio tra commedia e critica sociale, un mix irresistibile di battute e gag cucite addosso ad attori straordinari, liberi da ogni velleità glamour e dai loro abituali clichè da belloni. Joel e Ethan Coen si divertono e fanno divertire con i divi più gettonati del momento, li mettono in ridicolo con estrema eleganza, ed è con la stessa eleganza che i due registi e sceneggiatori si prendono gioco della CIA, più in generale del genere spionaggistico, e di tutti quei meccanismi thriller prettamente hitchcockiani di cui sembrano conoscere alla perfezione tempistiche e regole. Le vicende si susseguono con un ritmo incalzante, senza pause, senza archibugi temporali e senza che nessuno dei personaggi perda mai in brillantezza e in importanza ai fini del racconto. Ogni inquadratura è studiata al millimetro, ogni dialogo calibrato al millesimo di secondo, ogni scena è orchestrata con una perfezione ed una naturalezza a dir poco inquietanti, ogni movimento di macchina sottolinea e suggerisce sempre un passaggio narrativo fondamentale. E il risultato finale è davvero eccellente.

La storia è tanto bizzarra quanto semplice, parliamo di segreti di Stato catapultati per uno scherzo del destino nel mondo delle palestre, frequentate sempre più da uomini e donne in piena crisi di mezza età che da giovani aitanti. In Burn After Reading tutti sono in crisi, infelici, tutti cercano di cambiare qualcosa della propria vita per piacersi di più e piacere di più agli altri, ma tutti finiscono inevitabilmente per tradire tutti, quasi senza colpo ferire. Il grottesco è sempre in agguato, la parodia morde ma senza mai esagerare, la storia e gli stessi protagonisti appaiono a tratti volontariamente ridicoli, al limite del macchiettistico, ma dietro l'alone satirico e sostanzialmente leggero che contraddistingue l'opera possiamo scorgere un ritratto oltremodo deprimente e senza speranza del mondo contemporaneo, un'amara riflessione sull'inarrestabile e inevitabile degenerazione dei rapporti umani. Drammatica, ai limiti del tragico, è la realtà dei rapporti di coppia, della sessualità e delle amicizie, ma ancor più avvilente è rendersi conto di come, ad oggi, sia divenuto difficile guardarsi allo specchio. L'ossessione per l'apparenza, la paura della solitudine, la monotonia e la voglia di trasgredire si fanno sempre più incalzanti ed ecco allora il ricorso a internet per gli incontri, alla chirurgia estetica per attenuare i segni del tempo, all'alcol per ridurre il senso di smarrimento.
L'accento agrodolce dei Coen si posa ancora una volta sulle piccole grandi paranoie dei tempi moderni, dalle intolleranze alimentari alla sindrome da beauty-center, ognuno dei protagonisti fugge da se stesso, dalle proprie debolezze e dai problemi senza mai provare ad affrontarli, ma ognuno di loro sarà costretto prima o poi a fare i conti con le conseguenze, spesso disastrose, delle proprie azioni. Il declino dei protagonisti di questa assurda e complicata storia è inevitabile, il lieto fine lontano anni luce come la panacea per i mali cronici che affliggono i nostri tempi.

Non era facile ma i Coen sono riusciti anche a tenere a bada lo straordinario cast di attori: netta la superiorità di George Clooney, Frances McDormand e John Malkovich sul resto del gruppo. Delude la Swinton fossilizzata in un personaggio statico e spesso inespressivo mentre strappa più di un applauso (forse per la prima volta nella sua carriera) Brad Pitt, alle prese con il suo primo memorabile ruolo comico. Un film da non perdere per nessun motivo.

Movieplayer.it

4.0/5