Recensione Hazzard (2005)

Sulla scia del recente "Starsky & Hutch", un'altra serie di culto degli anni '70-'80 viene riadattata per il grande schermo: il risultato, anche in questo caso, è decisamente modesto.

Noia ad Hazzard

Sulla scia del recente Starsky & Hutch, un'altra serie di culto degli anni '70-'80 viene ora riadattata per il grande schermo, puntando (quasi) tutto sull'inevitabile hype "nostalgico" che operazioni del genere scatenano: questo Hazzard cerca di riprendere luoghi, situazioni e topoi del telefilm originale aggiornandoli a una sensibilità moderna, con lo scopo di mantenere il tono scanzonato e "caciarone" della serie televisiva senza scontentare il pubblico degli action movie americani più recenti. Il risultato, va però detto, è decisamente modesto, e il film delude pur guardandolo nell'ottica dell'intrattenimento più facile e privo di pretese.

La trama è poco più di un canovaccio, ma questo è in fondo un elemento in comune con l'ispiratore televisivo: i giovani cugini Bo e Luke, perennemente braccati da Roscoe, sceriffo della contea di Hazzard, devono salvare la loro fattoria dalle mire dell'avido uomo d'affari J.D. Hogg. Per raggiungere il suo scopo, quest'ultimo ha organizzato una gara automobilistica proprio nel giorno in cui si dovrà svolgere la votazione che potrebbe impedirgli di impossessarsi della fattoria: starà ai due cugini, insieme alla bella Daisy e allo zio Jesse, impedire che il piano criminale si realizzi, contando anche sul fidato "Generale Lee", l'automobile che li ha accompagnati in tante peripezie.

Il regista Jay Chandrasekhar, già autore della non esaltante commedia horror Vacanze di sangue, si mantiene in certa misura fedele allo spirito di intrattenimento disimpegnato della serie televisiva, ma adotta per il film un'estetica decisamente più vicina a quella del più recente cinema d'azione statunitense, che mal si concilia con gli scenari polverosi e la filosofia "roots" dell'originale. Ne è un esempio la sequenza della scazzottata nel Boar's Nest, che al divertente caos da saloon che ci si aspetterebbe sostituisce un combattimento coreografato e attentamente studiato, che non mancherà certo di mandare in bestia lo "zoccolo duro" dei fans della serie televisiva. Ai due poco espressivi protagonisti Johnny Knoxville e Seann William Scott si unisce una Jessica Simpson convincente principalmente nell'indossare la versione aggiornata dei famosi Daisy Dukes, e un Burt Reynolds, nel ruolo del perfido J.D. Hogg, bravo ma un po' a disagio in un contesto come questo.

Tra salti, botti, esplosioni dinamitarde e battute che inducono più allo sbadiglio che alla risata, il film si trascina fino al prevedibile finale, "sorretto" da una sceneggiatura piatta e priva del benché minimo mordente. Durante i titoli di coda, che mostrano i soliti (presunti) ciak sbagliati, ci si chiede se valeva la pena scomodare una serie di culto di oltre un ventennio fa per girare un ennesimo clone dei vari The Fast and the Furious & Co., e soprattutto se, dall'altra parte, valeva la pena impiegare quasi due ore del proprio tempo per assistere al risultato di tale operazione. La risposta è a discrezione del singolo spettatore: l'opinione di chi scrive (si spera) si sarà comunque capita.

Movieplayer.it

2.0/5