No Problem per Salemme, Rubini e Panariello

Salemme ha presentato insieme al cast a Roma il suo nuovo film No Problem, l'ottavo nella triplice veste di regista, sceneggiatore e attore.

Dopo il successo al botteghino di SMS - Sotto mentite spoglie (oltre 5 milioni di incasso) Medusa ci riprova e torna a produrre e distribuire la nuova 'fatica' di Vincenzo Salemme. Si intitola No problem ed è la rassicurante espressione, divenuta ormai di uso comune, che il personaggio interpretato con esuberanza da un inedito macchiettistico Sergio Rubini pronuncia decine di volte nel film prima di combinare qualche guaio dei suoi. Nel film l'attore pugliese interpreta infatti Enrico Pignataro, l'agente di Arturo Cremisi (Salemme), attore di fiction tv con alle spalle trent'anni di teatro e che ora è costretto, pur di continuare a lavorare, a scendere a compromessi con il presuntuoso giovanissimo attore che sul set veste i panni del figlioletto. Padre e figlio distrutti dal dolore dopo una separazione nella finzione, acerrimi rivali pronti a giocare sporco nella realtà. Ma l'approccio di Arturo nei confronti del suo 'ruolo' cambia di colpo quando nella sua vita entra il piccolo Mirko, un bambino di sei anni che ha perso il padre di recente e che, affezionatosi al personaggio televisivo, ora si è convinto che l'attore sia veramente suo padre. In evidente difficoltà di fronte ad un simile episodio, Arturo è deciso a stare vicino al piccolo per aiutarlo ad elaborare il lutto del papà ma quel furbacchione del suo agente non perderà occasione di sfruttare il tutto a scopo pubblicitario, per portare il suo assistito di nuovo in auge e giostrare la vicenda per il proprio tornaconto.

Protagonisti al fianco dell'attore napoletano tutti attori di grande talento, quasi interamente provenienti dal teatro; una scelta chiara quella di Salemme, un messaggio forte indirizzato ad un certo tipo di produzioni televisive nostrane, colpevoli di dare troppo spazio ad attori improvvisati e non ad attori 'veri'. C'è ancora una volta Giorgio Panariello, che dopo l'esperienza di SMS torna a recitare per Salemme nel divertente ruolo dello zio poco sano di mente, ma anche Iaia Forte, Oreste Lionello, Anna Proclemer e Gisella Sofio, non mancano la bellona di turno e qualche spassoso volto noto della comicità partenopea. Il film è pronto ad invadere le sale con ben 450 copie da venerdì 10 ottobre.

Salemme, il suo film mescola sapientemente la satira sociale con le gag comiche ma contiene anche una pesante critica al mondo dello spettacolo in generale...

Vincenzo Salemme: Si, si parla di sommelier e di vini, oggi va molto di moda essere esperti riconoscitori di sapori e odori. Mi faceva molto ridere raccontare di un attore che ad un certo punto scopre di essere attratto da una cosa così estranea al suo mondo, qualcosa di quasi etereo. E poi c'è il mondo della televisione, un mondo effimero e volatile che spesso può risultare pericoloso, sia per chi lo fa che per chi lo guarda.

Per i suoi film sceglie sempre attori con la sua stessa formazione teatrale, tutti grandi professionisti. E' una critica alla qualità spesso discutibile dei nostri prodotti televisivi o lo fa solo perché è da lì che proviene?

Vincenzo Salemme: Un attore bravo è bravo sempre, in tv e al cinema. Un regista dovrebbe sempre optare per bravi attori con un passato nel teatro perché sono i migliori, i più credibili, quelli che hanno provato sulla loro pelle il contatto con il pubblico e sanno cosa significa mettersi alla prova. Quando guardi recitare uno di loro ti accorgi di questa differenza, esiste solo il suo personaggio sul palcoscenico o sul set, tutto il resto scompare come per magia. Se la fiction italiana desse più spazio a 'questi' attori ne gioverebbe anche la qualità dei prodotti televisivi.

In che misura essere attore e sceneggiatore teatrale la influenza nella scrittura di un film?

Vincenzo Salemme: Molto, ma è normale, è storia. Il cinema ha sempre attinto a piene mani dal teatro, sia per quanto riguarda gli attori che la commedia in sé. In altre parti del mondo come gli Stati Uniti o l'Inghilterra è la regola, è qui da noi che è inspiegabilmente raro. Viviamo in un paese in cui purtroppo la cultura teatrale si sta perdendo e quindi c'è meno possibilità di diffusione. Per fortuna c'è il cinema a diffondere su più ampia scala, è anche per questo che ho scelto di lavorare su entrambi i fronti. Per fortuna il pubblico apprezza.

Riguardo all'argomento affrontato nel film, è mai rimasto 'vittima' di un suo personaggio senza riuscire a scrollarselo di dosso nella vita reale?

Vincenzo Salemme: No, a questi livelli no, ma

capita a volte che alcuni personaggi ti rimangano 'attaccati' perché ti riescono particolarmente bene. Succede se reciti sempre nella parte del cattivo, è difficile che poi ti affidino parti comiche, per esempio. Un attore vero dovrebbe sapersi cimentare in tutto, prendete Alberto Sordi, uno dei più grandi attori drammatici della nostra storia che però nella giusta situazione faceva sbellicare dalle risate.

In No Problem tornano i temi ricorrenti della sua filmografia, come la malattia, il disagio sociale, la difficoltà di pronuncia. Tutti in tono scherzoso e leggero come sempre, ma ci spiega il motivo di questa scelta?

Vincenzo Salemme: E' semplice, sono tutte cose che hanno fatto parte della mia vita ed il filo conduttore migliore per raccontarle è senz'altro la commedia. Per me la diversità ha sempre fatto parte della normalità, sono cresciuto insieme ad un gruppo di amici in cui c'era quello basso, quello alto, quello brutto, quello bello, quello spastico e quello che aveva difficoltà a parlare bene. Racconto la vita e queste cose fanno parte della vita.

Perché ha scelto Rubini e Panariello al suo fianco?

Vincenzo Salemme: Con Giorgio ci siamo trovati benissimo nel film precedente (SMS, ndr) e poi l'avevo visto recitare nei panni del matto nel film di Pieraccioni (Ti amo in tutte le lingue del mondo, ndr) e mi era piaciuto tantissimo. Con Sergio è un discorso diverso, lo considero uno dei miei attori preferiti in assoluto e volevo vedere fino a che punto potevamo rimanere seri sul set con lui in 'certi' panni. Sapevo che era un fanatico egocentrico (ride) che ama tanto essere al centro dell'attenzione (ride imitando Rubini toccandosi i capelli) ma tra noi non si è creato il minimo conflitto.

Signor Rubini, si è ispirato a qualche personaggio o attore del passato per il ruolo dell'agente?

Sergio Rubini : No, a nessuno, mi sono completamente abbandonato al mondo di Vincenzo, volevo immergermi nel suo lavoro e fidarmi ciecamente di lui, di

quello che aveva scritto per me. L'avevo visto tante volte a teatro, lo stimo moltissimo e avevo tanta voglia di lavorare con lui. Mi sono divertito e ho imparato a conoscerlo bene, giorno dopo giorno sono entrato nella sua visione del set e della recitazione, è stato molto stimolante.

Panariello, perché le fanno fare tutti la parte del matto?

Giorgio Panariello: E' vero (ride) adesso neanche mi fanno più i provini, se c'è una parte da matto me la danno a me a prescindere. Sarà perché sono un po' pazzo nella vita, mi piace ridere e scherzare. Mi piace però molto l'idea di interpretare questi personaggi a metà tra il macchiettistico e il drammatico, la linea è spesso molto sottile e ringrazio i

miei amici registi si avermi dato la possibilità di dimostrare che un attore proveniente da teatro e televisione può fare qualcosa di buono anche al cinema.

E' vero che sta scrivendo una sceneggiatura per il cinema? Vestirà anche il ruolo da regista?

Giorgio Panariello: Sì, ci sono lavori in corso, ma non farò la regia. Non sarei proprio in grado e rischierei di rovinare il lavoro di scrittura che c'è dietro e mi è costato molta fatica. Sarei felice se fosse Vincenzo a dirigerlo per me, spero che accetterà la mia proposta.

Salemme, accetterebbe per la prima volta di dirigere un film non scritto in prima persona?

Vincenzo Salemme: Certo che accetterei, ne sarei felice e orgoglioso, anzi non vedo l'ora di cominciare.

Come sono cambiati la sua vita e il suo cinema in questi 10 anni in cui è stato sceneggiatore attore e regista dei suoi film?

Vincenzo Salemme: Non tantissimo, forse ora conosco meglio il 'mezzo' e so usarlo in maniera più proficua. Nella mia vita è cambiato ben poco, vi posso dire che per me il lavoro è vita, se non lavoro vado in crisi, per questo faccio teatro e cinema insieme contemporaneamente. Grazie al cinema mantengo la mia carriera di attore teatrale, entrambi mi danno grandi soddisfazioni.