Recensione Le colline hanno gli occhi 2 (2007)

Acclamato e celebrato dai media, il cast tecnico non delude quanto a capacità registiche e puntualità nei dettagli ma fa un clamoroso scivolone sui contenuti.

Nelle gallerie del terrore

Una squadra di reclute della Guardia Nazionale si reca presso un accampamento di studi di fisica nel New Mexico per portare approvvigionamenti. Raggiunto il campo, i ragazzi scoprono che è desolatamente deserto e, rispondendo ad una richiesta d'aiuto da parte di uno dei presunti superstiti, si avventurano nelle colline circostanti. Nel corso della ricerca alcuni di loro scompariranno misteriosamente e gli altri dovranno fronteggiare una terribile realtà: strane creature abitano quei luoghi ed hanno intenzione di eliminarli tutti.
La lotta per la sopravvivenza li porterà oltre i limiti dell'umana conoscenza in una sfida all'ultimo sangue.

Dopo il remake de Le colline hanno gli occhi del 1977 ecco arrivare nella sale il sequel, girato da quel Martin Weisz noto regista di video musicali e sceneggiato e prodotto proprio da Wes Craven, autore della pellicola originale. La storia dell'horror s'inginocchia davanti all'ultima puntata della carriera del papà di Nightmare - Dal profondo della notte e Scream coadiuvato dal suo delfino col quale firma una sceneggiatura scritta a quattro mani. Acclamato e celebrato dai media, il cast tecnico non delude quanto a capacità registiche e puntualità nei dettagli ma fa un clamoroso scivolone sui contenuti. Mentre le immagini descrivono in pochi sapienti tratti ogni singola vicenda, seguendo i protagonisti nel gorgo emotivo che li trasformerà da soldatini alle prime armi in spietate armi di distruzione, la pellicola non riesce a mantenere quanto seminato dall'idea originale. Il terrore che nel primissimo episodio trasudava da ogni fotogramma non è rispettato, costringendo gli autori ad abusare di sangue e ventresche pur di suscitare almeno sensazioni di ribrezzo. Lo schema dei "Dieci piccoli indiani" è intuito sin dall'inizio perdendo così d'impatto e la caratterizzazione dei personaggi troppo sopra le righe per avvincere sinceramente. Non esiste alcuna nota innovativa nella seppur minuziosa sceneggiatura che soffre di qualche ingenuità di troppo; l'ironia che punteggia il dialogo forzata e poco efficace, sebbene il ritmo cadenzato impedisca la noia. Sorprende piuttosto il tentativo di retorica in un film di presunto intrattenimento, attraverso alcuni beceri messaggi di glorificazione dell'eroe americano e di denigrazione del ruolo della scienza.

I protagonisti della vicenda, ritratti come ragazzi qualunque, hanno il ruolo furbetto di attirare le simpatie dello spettatore nei confronti di chi è chiamato a combattere una guerra che non vuole e il riferimento alla guerra in Afghanistan, a giustificare la politica estera americana. La lotta contro i mostri è promossa guerra santa poiché necessaria per la sopravvivenza; i mutanti sono nemici da combattere, stranieri asserragliati in un territorio ostile del quale sono padroni e nel quale si muovono con astuzie terroristiche. Il parallelo fra la fantasia horrorifica e la realtà è immediato e l'autocelebrazione del guerrafondaismo esplicito. Rispolverati vecchi echi di cowboy ed indiani, si assiste per 89' ad un massacro infinito che scimmiottando le atmosfere claustrofobiche di Alien stordisce con evoluzioni alla Rambo. L'infinito rimpiattino fra buoni e cattivi tenta di distogliere dall'inutilità del racconto e dalla bassa considerazione riservata alla squadra di scienziati precedentemente sterminata. Significativa l'apparizione dell'unico testimone che emerge da una toilette chimica, come se fosse l'unico posto riservabile alla "ricerca".
Sorvolando su gaffes presunte o intenzionali, Le colline hanno gli occhi 2 rimane comunque un film deludente per la firma di quel geniale padre che fu all'origine del racconto. La commercializzazione dell'opera di Craven sa di stantio come quella d'altri grandi; si pensi a Carpenter che nel 2001 consegna al cinema un Fantasmi da Marte che è solo la brutta copia del precedente Distretto 13: le brigate della morte. Imperdonabile dunque questo contributo motivato solo dalle innegabili doti registiche di Weisz che riesce a dire tutto già nella scena iniziale, unica sequenza indimenticabile per orrore e suggestione di ritmi scenici.

Spettacolare la location e l'opera del K.N.B. EFX Group che ha realizzato magnificamente trucco ed effetti speciali.