Neil LaBute a Venezia con The Wicker Man

Il regista racconta, in conferenza stampa, l'esperienza della produzione del suo remake del classico del '73

Neil LaBute è a Venezia per presentare il suo ultimo lavoro, The wicker man, prodotto assai insolito per le sue corde, un horror interpretato da Nicolas Cage e girato in Canada. Il film, che è un remake della pellicola omonima di Robin Hardy del 1973, è stato accolto piuttosto freddamente dalla critica.

Dopo aver girato Nella società degli uomini sei passato a una società formata solo da donne.

Neil LaBute: Si, il tema dello scontro tra i sessi mi interessa molto e ho cercato di declinarlo nelle sue possibili varianti. Stavolta mi interessava lavorarci nel quadro di un film di genere.

Angelo Badalamenti ha realizzato delle bellissime musiche per il film.

Neil LaBute: E' vero. La pellicola originale usa molta musica folk che crea un effetto antitensione. Io ho preferito sottolineare con le musiche sia gli aspetti più orrorifici del film, sia la storia d'amore tra i due prpotagonisti che comunque occupa buona parte della pellicola.

Hai sempre ralizzato film molto personali e controcorrente. Questa è la prima volta che giri un film non tuo. Cosa ti ha spinto a realizzare un remake?

Neil LaBute: Il mio interesse per The Wicker Man è nato quando ero adolescente. Questo è stato uno dei primi horror moderni che ho visto e che ha inaugurato il film dell'antiorrore. Per questo mi interessava riproporlo, perchè segue un modello diverso dal genere e ho pensato che potesse resistere anche a una versione revisionista. Sapevo fin dall'inizio che il protagonista sarebbe stato Nicolas Cage e ho scritto espressamente il ruolo per lui pensando alle sue doti attoriali. Nicolas è in grado di interpretare una gamma di personaggi molto vasta e ho sfruttato questa sua dote nel film.

Il film potrebbe subire crtitiche e paragoni negativi rispetto all'originale.

Neil LaBute: Il vecchio film è ammirato da molti e so si espormi alle critiche dei fan, ma anche chi non l'ha visto ha criticato il mio film solo perché è un remake. Mi dispiace che vengano fatti paragoni, ma io mantengo un certo distacco nei confronti delle critiche. Per me aveva senso rifare questo film e l'ho fatto.

Nel film, anche a causa dell'ambientazione, si respirano atmosfere alla [PEOPLE]Stephen King[PEOPLE].

Neil LaBute: Questa osservazione è esatta. Conosco King perchè ho letto i suoi libri e sicuramente nel mio film ci sono riferimenti, anche involontari, a lui. Penso soprattutto a Shining, ma sono stato influenzato anche da Edgar Allan Poe. Vi sono anche elementi originali, ad esempio molte scene horror sono ambientate durante il giorno proprio perchè volevo arrivare sotto la pelle dello spettatore piuttosto che fare horror esplicito. Ero interessato a sovvertire il genere e a evidenziarne gli aspetti psicologici analizzando i temi che mi interessavano. In genere gli horror americani parlano di altre cose, mostri, vampiri, mentre io mi volevo focalizzare sulla psiche dei personaggi, in particolare del protagonista.

Nell'ultima parte del film Cage inizia a picchiare le donne presenti nel film. Avete avuto problemi a girare queste scene?

Neil LaBute: All'inizio Nicolas era esitante, non gli piaceva quest'idea, ma poi l'esperienza si è rivelata liberatoria. Dovevamo raggiungere il punto in cui tutti capiscono che le donne si meritano quei colpi per le loro malefatte nel film. E' la crescita della tensione che conduce al punto di rottura del personaggio.