Naomi Watts e Liev Schreiber ospiti di Giffoni Experience

Insieme all'edizione 2009 del festival dedicato al cinema per ragazzi, così come nella vita, Naomi Watts ed il compagno Leiv Schreiber hanno incontrato la stampa ed hanno parlato dei loro progetti futuri e delle loro esperienze personali e professionali.

Continua la passerella di star internazionali all'edizione 2009 di Giffoni Experience, 39ma del popolare festival del cinema per ragazzi che dalla provincia di Salerno si diffonde in tutto il mondo: dopo Eva Mendes e Baz Luhrman è il turno della coppia formata dall'attrice australiana Naomi Watts e da Leiv Schreiber, attore di provenienza shakespeariana di recente visto nelle nostre sale nel ruolo di Sabretooth in X-Men - Le origini: Wolverine.
Dall'esperienza come novelli genitori dei piccoli Alexander Pete di due anni e Samuel Kai di sei mesi fino alle loro esperienze professionali ed i progetti per il futuro, le due star si sono raccontate alla stampa locale nell'abituale atmosfera informale del festival di Giffoni.

Signora Watts, può dirci qualcosa del nuovo progetto che girerà con Woody Allen? Che rapporto ha con il regista?

Naomi Watts: Dovremmo iniziare a girare nel giro di due settimane. Si tratta di un classico film di Woody Allen, nel senso che somiglia ad alcuni dei suoi lavori più vecchi, ed è incentrato su una famiglia disfunzionale, con molte cose a cui siamo abituati che lo rendono molto divertente. E' la prima volta che faccio un film con un regista senza averlo conosciuto prima ed è inusuale per me.

Signor Schreiber, come si è sentito da attore shakespeariano a calarsi nei panni di Orson Wells, altro grande interprete dell'autore inglese?

Leiv Schreiber: Come penso che sappiate, Orson aveva un rapporto molto particolare con i media, tra odio ed amore. Prima parlavo ai ragazzi della Masterclass ed una delle cose che ho detto loro è che mi considero per molti versi un classicista, ma penso che in questa industria siano molto importanti gli impulsi e l'istinto e che sia molto gratificante far parte di un continuum. E per questa forma d'arte sia Orson Wells che William Shakespeare sono due punti di arrivo molto importanti.

Dopo l'esordio da regista con un film molto interessante come Ogni cosa è illuminata, pensa di tornare dietro la macchina da presa e con quale progetto?

Leiv Schreiber: Mi piacerebbe molto girare un altro film, ma nell'ultimo paio di anni siamo stati impegnati a fare bambini e nessuno ci aveva detto quanto sarebbero state impegnative queste produzioni, molto di più di qualunque film abbia fatto in passato. Una troupe incredibile in giro per casa, la necessità di procurare cibo ed attrezzature al di là della mia capacità e l'impossibilità di ottenere una intera notte di riposo. Ringraziando Dio, però, spero di tornare presto a fare un altro film, perchè in confronto al fare figli è una passeggiata. Non posso assicurare niente per ora, perchè non so bene in che direzione mi muoverò, ma posso dire che recentemente ho visto un documentario su dei ragazzi di strada in Marocco, Tangier Treehouse, che mi ha commosso molto e sto cercando di trarne una sceneggiatura. E' la storia di sette ragazzini che vivono per strada a Tanger ed affrontano le situazioni peggiori, finchè un ragazzo non li porta via dalla strada, gli insegna a lavorare il legno e li coinvolge in un progetto per la costruzione di una casa a forma di barca su un albero. La forma della casa è molto significativa, perchè in quella parte di Tanger il sogno di tutti i ragazzi è di fuggire via in barca verso la Spagna.

Signora Watts, lei ha girato a Milano, in Italia, il film The International, come è stata l'esperienza di lavoro nel nostro paese? Lei ha lavorato anche con Luca Barbareschi, com'è stato il rapporto con lui? Lui interpretava un politico, le ha mai parlato di Silvio Berlusconi?

Naomi Watts: Se non ricordo male abbiamo girato a Milano solo cinque giorni, più qualche giorno per la preparazione, quindi non è stata un'esperienza molto significativa, ma amo lavorare qui, amo stare in Italia che è una delle mie nazioni preferite, anzi forse la mia preferita in assoluto. Ho fatto anche un altro film in Italia dieci anni fa, ho girato a Cinecittà e ne ho dei ricordi bellissimi. Barbareschi ha fatto un lavoro magnifico nel film, ma non mi ha mai parlato di Berlusconi, ci siamo concentrati solo sul lavoro nelle nostre conversazioni.

Leiv Schreiber: In realtà ci capita di parlare di Berlusconi, ma non lo facciamo mai nel corso delle conferenze stampa.

Signor Schreiber, lei ha lavorato in Taking Woodstock. Com'è stata l'esperienza di rivivere quel periodo storico?

Leiv Schreiber: Credo che l'ultima persona che ci si aspetterebbe al lavoro sulla rivoluzione che è stata Woodstock nel 1969 sia un regista cinese come Ang Lee; e per me è anche difficile da capire anche perchè Ang abbia fatto un film su una famiglia ebrea. Nel corso delle riprese ho capito che Ang Lee è un regista favolo, incredibile, e venendo dall'estero ha una innocenza tutta sua nel guardare le cose, che gli permette di vederle con occhi nuovi rispetto a quanto hanno fatto altri in precedenza. Nel caso di Woodstock, Ang si è reso conto dell'importanza che aveva quell'evento nella storia americana ed ha colto la potenza con cui i giovani si unirono per comunicare un messaggio molto semplice a proposito dell'amore. Riguardo il mio personaggio, non è la prima volta che mi chiedono di ricoprire un ruolo femminile... forse è per le mie gambe [scherza], anche se fondamentalmente penso di essere una donna piuttosto brutta. Credo che il punto sia proprio che se si riesce ad amare Vilma, si può riuscire ad amare tutti; è un messaggio di tolleranza ed amore.

Una domanda per entrambi: Giffoni è un festival per ragazzi, che idea avete voi della cinematografia che si dedica ai più giovani? Un film può effettivamente cambiare la vita di un ragazzo?

Naomi Watts: Il cinema è sempre stato una delle mie forme d'arte preferite. E' molto facile per i film colpire l'animo dello spettatore e ricordo di essere cresciuta con storie che mi hanno influenzata molto. Non ho fatto molti film per ragazzi, ma quando vedo la reazione dei più giovani, come è stato nel caso di King Kong, mi tocca nel profondo e rappresenta molto di più per me. Inoltre sto imparando proprio recentemente dal nostro bambino che ha due anni quanto è coinvolgente la visione di un film, perchè quando siamo in viaggio, e succede spesso, l'unica cosa che riesce a tenerlo tranquillo è la visione di un film. Forse dovrei anche un po' vergognarmi di dirlo, perchè è più efficace di noi genitori, ma è un segnale del coinvolgimento che può dare la visione di un film già a questa età.

Leiv Schreiber: Non credo che ci sia una sola persona in questa stanza che non direbbe che i film sono stati una parte essenziale della sua crescita. Per così tante famiglie oggi rappresentano un terzo genitore, un babysitter elettronico. Quindi è fondamentale che ci interessiamo di come i film influenzano i ragazzi e che insegnamo ai nostri figli a capirli. Se c'è qualcuno presente che può influenzare la cinematografia, io suggerirei di adottare il vecchio sistema dell'apprendistato, che sarebbe fantastico per poter insegnare ai ragazzi come si lavora a un film, cosa voglia dire, come si faceva negli anni '30 e '40 in America. Allora si faceva apprendistato presso una troupe cinematografica e si passava da un dipartimento all'altro per imparare le varie fasi della lavorazione. Penso che in Italia siate stati molto più progressisti nell'arte cinematografica di noi americani, quindi forse per voi è un problema minore.

A questo punto ci viene spontaneo chiedere quali sono i primi film mostrati ai vostri figli.

Naomi Watts: Il primo credo sia stato Alla ricerca di Nemo... no, Cars - Motori ruggenti! Ora iniziano a piacergli molti più film, ma Nemo è quello che ama di più. Madagascar è stato invece il primo che ha visto su grande schermo.

Leiv Schreiber: Mi ci sono sentito molto in colpa, così poi gli ho preso Jacques Tati e Chaplin, ma Chaplin non gli è piaciuto e mi è sembrato stranissimo, lo stavo quasi per mandare in orfanotrofio! [scherza] Poi ho messo su Tati, Mio zio e Play Time - Tempo di divertimento, e gli è piaciuto.

Signora Watts, tra i suoi progetti futuri c'è un remake de Gli uccelli di Hitchcock, ce ne può parlare?

Naomi Watts: E' un'idea che ci piace molto e che vorremmo realizzare, ma ne stiamo parlando da tre anni ormai e la sceneggiatura non ci convince ancora. Comunque sì, è basato sul film di Alfred Hitchcock, ma posso anticipare che sarà molto diverso dal film originale.

Signor Schreiber, quali sono invece i suoi prossimi progetti come attore?

Leiv Schreiber: Ho fatto un piccolo film indipentente, Every Day, con Helen Hunt e Carla Cugino per la regia dell'esordiente Richard Levine. Inoltre ho appena finito un thriller sulla CIA con Angelina Jolie, Salt, diretto da Phillip Noyce. Il prossimo inverno invece dovrei lavorare ad una rappresentazione teatrale a New York. Presto dovrebbe uscire anche Repossession Mambo di Miguel Sapochnik, probabilmente il prossimo maggio.

Signora Watts, per quanto riguarda il suo futuro, le piacerebbe diventare produttrice come la sua amica Nicole Kidman? E che ruoli le piacerebbe interpretare, visto che ha dichiarato all'Indipendent di non volere più ruoli incentrati sulla violenza o sul sesso?

Naomi Watts: In realtà finora ho già prodotto tre film piuttosto piccoli, uno è I giochi dei grandi, un altro Il velo dipinto. Ma non erano lavori esclusivamente miei, facevo parte di un gruppo di persone che si occupava di definire gli aspetti creativi. Comunque sia la produzione è una attività che mi interessa molto e mi piace perchè mi fido del mio gusto e penso di saper mettere insieme le persone giuste per il lavoro.
Quanto ai miei ruoli, in passato ne ho avuti molti che richiamano la parte oscura di ognuno di noi e per qualche motivo continuo a dedicarmi a quelli, anche perchè la gente non mi vede come una ragazza buffa. Non voglio disprezzare nessun genere, ma non mi sento portata per la formula delle commedie sentimentali, non si adattano alla mia sensibilità, mentre mi sento più adatta a parti che sottolineano il lato oscuro. E sono stata fortunata a lavorare con autori che mi hanno permesso di far emergere aspetti della natura umana che ho trovato anche catartici per me e penso per il pubblico. In futuro spero di poter avere altri ruoli così interessanti, ma senza violenza gratuita, nè sensuali, perchè non credo sia questa la caratteristica di me che è venuta fuori dai miei ruoli.
Vorrei aggiungere che secondo me i film sono essenzialmente opera del regista e anche se si crea un ambiente molto collaborativo, alla fine ci si trova davanti ad un suo lavoro ed il compito di noi attori è di aiutarlo a realizzare quella visione. Nel caso di Michael Haneke, per esempio, mi sono trovata a lavorare con un autore molto difficile e controverso, non amato da tutti, ma ho rispettato la sua idea del film e cercato di realizzarla ed alla fine credo che sia una delle persone che mi ha insegnato di più dal punto di vista professionale.

Signor Schreiber, lei ha lavorato anche in CSI, sostituendo Grissom per quattro episodi. Pensa di tornare a lavorare in una serie TV prossimamente?

Leiv Schreiber: Non avevo mai lavorato in uno show televisivo e mai avrei pensato che l'avrei fatto, perchè non sono capace di interpretare un personaggio per più di tre mesi, diventa noioso per me. Però a volte gli attori non possono permettersi di scegliere e in America si guadagna molto facendo serie TV. In CSI: Crime Scene Investigation ho avuto a che fare con alcuni dei migliori professionisti con cui abbia mai lavorato, che mi hanno fatto cambiare idea su quel mondo: tutta la troupe era straordinaria, migliore di quella di tutti i film in cui ho lavorato.

Una domanda per tutti e due: da piccoli cosa avreste voluto fare da grandi?

Leiv Schreiber: Avrei voluto essere un addetto agli ascensori, ma a quei tempi erano diversi, avevano una leva che li attivava e mi attiravano molto...

Naomi Watts: Come tutti i bambini avrei voluto essere una dottore o un'infermiera. Però, so che potreste anche non credermi, pensavo sin da molto giovane che avrei voluto fare l'attrice, anche se non ero del tutto sicura di cosa significasse. Semplicemente avevo visto mia madre sul palco ed ero affascinata del mondo della finzione.