Milena Canonero: l'italian style a Berlino tra Kubrick e Wes Anderson

Timida e schiva, la costumista quattro volte premio Oscar si racconta svelando i segreti del rapporto sul set con il maestro Kubrick.

Berlino 2017: uno scatto di Milena Canonero al photocall
Berlino 2017: uno scatto di Milena Canonero al photocall

Scoprire che Milena Canonero è una delle donne più eleganti e raffinate non dovrebbe essere una sorpresa. In oltre 46 anni di carriera la Canonero ha realizzato i costumi per alcuni dei capolavori della settima arte conquistando quattro Oscar per Barry Lyndon (1976), Momenti di gloria (1982), Marie Antoinette (2007) e Grand Budapest Hotel (2014). La costumista si presenta all'incontro con la stampa di Berlino completamente vestita di nero, cappotto e pantaloni di pelle, e un cappello nero in testa. Milena Canonero parla con voce sottile e si muove con grazia, ma sembra intimidita dai rituali a cui vengono sottoposti gli ospiti del festival tanto da chiedere di lasciare due file vuole davanti a sé e di limitare foto e video. D'altronde la grande artista dei costumi ha scelto di trascorrere un'esistenza nell'anonimato del set, lavorando a stretto contatto coi celebri maestri che l'hanno aiutata a crescere pellicola dopo pellicola.

La Berlinale ha deciso di tributare a Milena Canonero un Orso d'oro alla carriera per l'incredibile lavoro svolto, anche se lei, compiuti i settant'anni, è ancora attivissima e si sta dedicando a vari progetti, tra cui la regia di un documentario dedicato al grande costumista toscano Piero Tosi. Il film, La silhouette del tempo vista da Piero Tosi è firmato a quattro mani con Francesco Zippel. Al riguardo la Canonero ci tiene a lanciare un appello e quale palcoscenico migliore della Berlinale? "Sono orgogliosa di ricevere questo riconoscimento, ma penso che in Italia ci sia un costumista che lo meriti più di me. Parlo di Piero Tosi, un grande maestro, il costumista di Visconti, Pasolini, De Sica. Tosi meriterebbe di essere qui. L'Orso d'oro dovrebbe andare a lui. E' merito suo se sono qui perché Stanley Kubrick lo voleva per Arancia meccanica, ma lui non viaggiava e non parla inglese, così sono andata io, la sua allieva. Anche oggi è sempre il migliore".

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Stanley Kubrick, il maestro

Berlino 2017: Milena Canonero al photocall
Berlino 2017: Milena Canonero al photocall

Quando parla della sua professione, Milena Canonero ci tiene a sottolineare quanto il lavoro sul set non sia un'attività individuale. Ogni set, specialmente quando si lavora con dei maestri, si trasforma in una grande famiglia in cui si lavora in sinergia. Questo metodo era valido soprattutto per Stanley Kubrick, che la costumista cita continuamente come suo maestro. "Stanley si affidava ai suoi collaborati, dava loro grande fiducia. Seguiva l'impostazione del lavoro e poi ti affidava in mano lo sviluppo del progetto, ti dava libertà. Anche con Francis Ford Coppola era lo stesso. Una volta lui mi disse 'La cosa più eccitante per me è vedere gli attori entrare in costume'. I registi si fidano delle mie idee e io sono contenta di far parte del loro processo creativo. Non mi interessano solo i costumi in se e per sé, ma il modo in cui si integrano con il resto".

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Ricordando il grande Kubrick con il quale, dopo Arancia Meccanica, ha collaborato per Barry Lyndon e Shining, Milena Canonero spiega: "Con lui dovevi essere interessata e presente, dovevi lavorare duro, essere attenta e prendere appunti. In cambio lui ti coinvolgeva nelle varie fasi di realizzazione del film, mi ha permesso anche di partecipare al montaggio, era un grande maestro, mi chiedeva di fare cose che travalicavano il mio mestere perché creava un'integrazione tra tutti i suoi collaboratori. Se non eri in grado di fare una cosa, ti insegnava. Non ti metteva in una scatola. Aveva una visione unica, che non ho ritrovato in nessun altro regista".

"L'importante è pensare sempre che non stai vestendo bambole, ma attori"

The Grand Budapest Hotel: Owen Wilson in una scena
The Grand Budapest Hotel: Owen Wilson in una scena

Dal passato al presente. L'ultimo Oscar conquistato da Milena Canonero è quello per il coloratissimo The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, autore con cui aveva già collaborato per Il treno per il Darjeeling e Le avventure acquatiche di Steve Zissou. "Wes parte sempre dal copione dal copione, è molto attento ai dettagli e ama inserire riferimenti ad altri film. Anche la troupe di Wes è una seconda famiglia, proprio come quella di Stanley. Il suo lavoro sembra quello di un pittore naif. Il sottotesto più importante, però, è l'umanità". E l'umanità è l'ingrediente essenziale anche per gli splendidi costumi che Milena Canonero crea. "L'importante è pensare sempre che stai disegnando costumi per persone. Non stai vestendo bambole, sono attori. Non esiste un modo giusto per soddisfare il regista, ma le persone devono essere sempre tenute in considerazione".

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Berlino 2017: Milena Canonero e le sue collaboratrici al photocall
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Come lascia intendere nel corso dell'incontro, Milena Canonero è totalmente assorbita dal proprio lavoro in cui, pur avendo raggiunto livelli altissimi, non si sente mai soddisfatta. "Mi sento fortunata ad avere lavorato con grandissimi artisti, il mio lavoro è la mia più grande passione, ma non sono mai pienamente soddisfatta. Mi piace guardare avanti, pensare al prossimo progetto. Quando rivedo un film non è mai impeccabile. Ovviamente quando hai la fortuna di lavorare con grandi maestri come Kubrick e Coppola è tutto più facile. Non ho rimorsi nella vita, ma qualche rimpianto, come tutti, ce l'ho. Per cogliere le occasioni devi saltare sul primo treno e io ho cercato di farlo il più velocemente possibile". La costumista è consapevole che, pur mettendocela tutta, difficilmente sarebbe arrivata dove è oggi senza i magici incontri che hanno costellato la sua carriera: "Se non avessi incontrato Kubrick, Hugh Hudson, Alan Parker, Louis Malle, Coppola e Polanski non ce l'avrei fatta. I miei registi mi hanno dato la possibilità di crescere. Non sono in grado di dire se un po' di merito sia delle mie origini italiane. Sono quello che sono, ho un background italiano e ho l'Italian Style nel sangue. Ma senza i miei registi oggi non sarei qui".