Michael Douglas e Matt Damon a Cannes con Behind the Candelabra

Le due star, insieme al regista Steven Soderbergh, ci parlano della sfida insita nel portare al cinema la vita privata dell'ambiguo Liberace.

E' una delle star più attese di questa edizione del Festival di Cannes e oggi l'attenzione dei media è tutta per lui. Dopo la grave malattia che l'ha tenuto lontano dalle scene, Michael Douglas torna alla grande con un ruolo estremo e coraggioso regalatogli da Steven Soderbergh, quello dell'eccessivo Liberace. Quella che negli USA è una produzione televisiva per la HBO ha trovato un posto nella collocazione più prestigiosa del festival francese, il concorso ufficiale, grazie alla presenza di un cast all star (oltre a Douglas troviamo Matt Damon nei panni del giovane amante di Liberace e molti interpreti di spicco come Rob Lowe, Dan Aykroyd, Debbie Reynolds in ruoli minori) e della firma dell'eclettico Soderbergh. Prima di essere trasmesso sulla tv americana, Behind the Candelabra rischia di portarsi a casa qualche premio a Cannes. La storia è incentrata sulla vita e le passioni di Liberace, musicista e showman che amava il lusso, i travestimenti, i costumi sgargianti e la provocazione e che morì nel 1987 a causa di complicazioni dovute all'AIDS. Soderbergh ha dichiarato di aver preferito la TV al cinema perché la sua storia era "troppo gay per Hollywood". Oggi Michael Douglas, Matt Damon e Soderbergh si sono offerti alla stampa presente a Cannes per rispondere alle curiosità sul film e per saggiare la reazione della critica alla storia.

Steven, prima di parlare del film toglici una curiosità. Behind the Candelabra è davvero il tuo utilmo film?
Steven Soderbergh: Purtroppo sì. Stanotte qualcuno è entrato nella mia camera d'albergo e ha rubato tutte le mie idee.

Dobbiamo crederti?
Steven Soderbergh: In realtà ho solo intenzione di prendermi un periodo di pausa. Diciamo un anno sabbatico. Poi vedremo.

E' vero che hai scelto di produrre il film per la televisione perché l'omosessualità infastidisce Hollywood?
Steven Soderbergh: Diciamo che se Behind the Candelabra andrà in onda sulla HBO avrà un pubblico molto più numeroso di quello cinematografico. Quando abbiamo offerto il progetto agli studios non si sono dimostrati entusiasti e così abbiamo firmato un ottimo accordo con HBO.

Per te è stato difficile accettare di interpretare questo ruolo?
Michael Douglas: Questa è una delle parti migliori che mi si sia stata offerta ed è arrivata dopo la malattia perciò l'ho visto come un regalo, come una bella opportunità per tornare al lavoro. Sarò eternamente grato a Steven. Mi sono trovato tra le mani un ottimo script e a dirigermi è stato un grande regista. In più quando Steven mi ha detto che a interpretare il mio amante Scott sarebbe stato Matt Damon sono stato felicissimo. Sono un suo ammiratore e un attore davvero non potrebbe chiedere di più.

Matt, parlaci della tua esperienza.
Matt Damon: Questo è uno dei picchi della mia carriera. E' il mio settimo film con Steven e quando ho saputo che avrei lavorato con Michael non ci potevo credere. E' stato perfetto.

Steven, per il ruolo di Liberace hai pensato subito a Michael Douglas?
Steven Soderbergh: Per la prima volta io e Michael abbiamo parlato di un possibile film su Liberace 14 anni fa. Dopo sette anni ho trovato il libro che mi avrebbe permesso di accedere alla sua storia.

Perché la figura di Liberace ti affascina così tanto?
Steven Soderbergh: Non saprei. Quando ero piccolo lo vedevo sempre in tv e ricordo che i miei genitori lo guardavano. Poi ho iniziato a fare ricerche su di lui e ho scoperto che non solo era un musicista molto dotato, ma ha avuto una vita affascinante.

Michael, tu hai conosciuto personalmente Liberace?
Michael Douglas: L'ho incontrato una volta trent'anni fa. Venne a trovare mio padre nella sua casa di Palm Springs. La sua Rolls Royce decappottabile si fermò davanti a casa. Ricordo che lui scese e il suo vestito e i gioielli che portava brillavano più del sole della California. Era gioviale, sorridente e affascinante, un grande intrattenitore, molto generoso. Era il progenitore di Elton John e Lady Gaga.

Michael, che tipo di lavoro hai fatto per interpretare Liberace?
Michael Douglas: Quando Steven mi ha parlato del progetto sul set di Traffic ho pensato: "Ma cosa accidenti ha a che fare con me?". Sono abituato a interpretare cattivi. Liberace era una brava persona, anche se aveva una personalità ambigua. E' stato una gioia interpretarlo. La sceneggiatura si focalizza soprattutto su una storia d'amore tra due persone e non solo sull'omosessualità. Abbiamo affrontato l'argomento in modo molto professionale.

Matt, come avete affrontato le scene intime che ci sono tra di voi?
Matt Damon: Baciare Michael è stato meraviglioso. Ora posso dire di avere qualcosa in comune con Sharon Stone, Demi Moore e Glenn Close. In realtà questo tipo di scene si affrontano grazie alla tecnica, è come imparare una coreografia. La cosa più difficile, in realtà, è stato il mettere in scena l'intimità tra due persone che vivono insieme da molto tempo. Questo per me è più intimo della scena in cui devo baciare qualcuno.

Quando avete sentito che potevate davvero realizzare questo film?
Matt Damon: Io e Steven abbiamo lavorato spesso insieme, ma stavolta lui ha portato la tecnologia sul set a un livello superiore. Dopo aver passato la mattina a truccarmi per il ruolo e dopo essere stato l'intera giornata sul set tornavo a casa dai miei figli, aprivo l'iPad e trovavo le foto dal set delle scene girate poche ore prima. E' stato un processo che tutta la troupe ha seguito passo passo e ci siamo sentiti tutti partecipi. Dirigere un film è come realizzare un enorme mosaico e Steven lo ha fatto insieme a noi in tempo reale.
Michael Douglas: Era la prima volta che mi misuravo con un personaggio che tutti conoscevano così mi sono dovuto preparare vocalmente, ho studiato l'accento polacco, le movenze e la fisicità. Il trucco mi rendeva particolarmente nervoso. Inoltre non sono una pianista e quando dovevo fingere di suonare il mio insegnante di piano non pensava che sarei riuscito a farlo in modo credibile. Alla fine è un ruolo che ho costruito un pezzo alla volta e un giorno tutti gli elementi sono andati al loro posto.

Perché secondo voi è così difficile trovare finanziamenti per progetti come il vostro a Hollywood?
Michael Douglas: Io vivo ad est, non sto a Hollywood, ma posso dire che oggi la situazione per i piccoli film indipendenti è drammatica. Non credo che il problema sia l'omosessualità di Liberace, ma il fatto che i piccoli film non hanno appeal commerciale per gli studios.
Steven Soderbergh: Secondo me il film non ha appeal perché i produttori ritengono che l'unico pubblico interessato a questo film siano i gay, ma non mi lamento. Sono felice del risultato ottenuto.

Non credi che questo sia il momento per fare uscire un film sul tema dell'omosessualità? Il dibattito è vivo più che mai vivo e poco tempo fa in Francia è stata approvata una legge sui matrimoni gay.
Steven Soderbergh: Quando mi confronto con temi di un certo tipo cerco di guardare avanti. Mi auguro che tra cinquant'anni le persone si stupiranno pensando che c'era un dibattito in corso sui diritti dei gay e credo che stiamo andando nella direzione giusta, ma quando faccio un film non mi focalizzo troppo sulle questioni sociopolitiche. La mia principale preoccupazione era che la relazione tra Liberace e Scott fosse credibile.

Le trasformazioni fisiche hanno richiesto molto tempo?
Michael Douglas: Molto. All'inizio eravamo molto spaventati da tutto questo trucco prostetico, ma gli artisti che lavorano con Steven, sapendo anche che dopo questo film lui si sarebbe preso una pausa, si sono dedicati anima e corpo alla creazione dei look e ci hanno permesso di sembrare così diversi.

Matt, tu hai conosciuto Scott Thorson?
Matt Damon: Prima delle riprese non ho incontrato Scott, ma ho parlato a lungo con Steven. Tutto quello che ci serviva era nel libro e nella sceneggiatura su cui il film si basa. Incontrare Scott non sarebbe stato utile.

Come se la sarebbe cavata Liberace oggi in un mondo dove Facebook e Twitter hanno ridotto la privacy delle persone?
Matt Damon: Non ce l'avrebbe fatta.
Steven Soderbergh: Il giorno in cui i tabloid diffusero la notizia della sua storia con Scott, Liberace doveva esibirsi dal vivo ed era molto preoccupato all'idea di dover affrontare il pubblico. Voleva fuggire, ma il calore del pubblico che lo accolse gli dimostrava che alla gente non importava cosa facesse nel privato. Lo amavano per ciò che dava loro quando si esibiva.

Il fatto che il film sia stato realizzato per la TV conferma la forza dei prodotti televisivi americani del momento?
Steven Soderbergh: La televisione sta prendendo il controllo di tematiche che in passato erano appannaggio esclusivo del cinema e il pubblico, che l'ha capito, sta migrando verso la televisione.
Michael Douglas: Molti sceneggiatori, che sono anche produttori, sono felici di scrivere per la televisione perché hanno maggiore libertà creativa ed economica.

Ma la TV ti ha condizionato? Hai cambiato qualcosa rispetto ai film che giri per il grande schermo?
Steven Soderbergh: No, il film è stato fatto come era stato pensato inizialmente anche perché in altre parti del mondo verrà visto al cinema.