Maya Sansa a Taormina: pronta per la commedia

La talentuosa attrice romana, giurata di casa nostra al festival siciliano, ci racconta i momenti focali della sua carriera e le sue aspirazioni per il futuro.

"Senza la conoscenza non può esistere creatività alcuna". E' la convinzione che da sempre guida Maya Sansa, unica giurata italiana al Taormina Film Fest, che posa sorridente accanto all'attrice egiziana Yousra e al cineasta francese Patrice Leconte. Stamattina ha tenuto una masterclass in cui ha consigliato ai ragazzi come entrare nel mondo dello spettacolo, proprio lei, che ha iniziato studiando recitazione già a 14 anni, per poi volare fino a Londra, prima a frequentare lo Shakespeare Audition Course al Covent Garden e poi a diplomarsi alla Guildhall School of Music and Drama. Il risultato? Una formazione così solida da garantirle interpretazioni di valore, esaltate da registi quali Marco Bellocchio e Marco Tullio Giordana. E adesso sta lavorando con Gianni Amelio sul set de Il primo uomo, una produzione franco-algerina per un'opera tratta da un romanzo postumo di Albert Camus.

Il segreto per essere un attore o attrice convincente?

Maya Sansa: La mia ricetta personale ha questi ingredienti-base: studio, preparazione e conoscenza. Non è un mestiere che si può improvvisare, non basta certo mettersi di fronte alla macchina da presa per recitare o calarsi in un personaggio. Bisogna studiare, e tanto, prepararsi per anni, possibilmente con buoni insegnanti. Inutile raccontare bugie: per non rischiare di essere una macchietta, un personaggetto, o solo un volto o una comparsa, l'unico modo è studiare. E' molto più importante di quanto si pensi, perché l'attore, in realtà, non "vende" tanto se stesso, quanto un personaggio che deve saper essere interpretato in modo quanto meno dignitoso.

Ecco, come si prepara lei prima di affrontare un personaggio anche estremo, come la brigatista di Buongiorno, notte?Sono fortunata ad essere diretta da registi che stimo. Non bisogna mai sottovalutare il rapporto di fiducia con il regista, senza il quale é impossibile raggiungere gli standard qualitativi che il pubblico giustamente si aspetta.

Tra La meglio gioventù e la fiction Einstein di Liliana Cavani ha dimostrato interesse anche per la tv.
Ma sì, per me quando un progetto è ben realizzato diventa interessante, al di là del mezzo e degli snobismi.

Tornando al cinema, l'abbiamo sempre vista in film impegnati e ruoli drammatici, il più lieve per ora è stato quello della commessa in La pecora nera di Ascanio Celestini. Non ha voglia di commedie?
Certo, da attrice ho sempre voglia di cambiare e sperimentare, amo fare più cose diverse possibili. E non disdegnerei certo una commedia, anche per mettere un attimo da parte l'etichetta di attrice solo di cinema d'autore. Che trovo comunque una 'bella immagine'. In realtà però credo non mi vengano proposti ruoli goliardici per timore che, vista appunto la mia fama di attrice impegnata, potrei rifiutare. Chissà, io ad ogni modo, sono pronta.

Altri sogni nel cassetto?
Mi piacerebbe davvero molto lavorare con Sergio Castellitto e Sergio Rubini: prima ancora come attori che come registi mi sembrano molto attenti alla trasformazione e all'evoluzione dei personaggi.

E sul versante internazionale? Hollywood non la tenta neanche un po'?Perché no, confesso che spero di fare, un giorno, un film diretta da Ridley Scott, Martin Scorsese e David Lynch.

Lei per altro ha lavorato e lavora tuttora molto all'estero.
Vivendo da sei anni a Parigi mi risulta abbastanza naturale, negli ultimi anni ho lavorato per diverse produzioni francesi anche come protagonista, purtroppo però i film non sono mai usciti in Italia. Non ancora, almeno. Ma già a diciotto anni vivevo a Londra, studiavo lì per diventare un'attrice.

Il punto di svolta della sua carriera?
Aver incontrato Marco Bellocchio e aver girato con lui La balia, per cui sono stata al Festival di Cannes, un'esperienza memorabile.

Dopo La balia che tipo di ruoli le venivano proposti e in base a cosa li ha scelti o rifiutati?
Sempre gli stessi: madre, santa, questo genere qui. Ho vissuto due momenti nella mia carriera: inizialmente non volevo essere fossilizzata all'interno dello stesso ruolo, quindi prediligevo registi che mi permettessero una vera trasformazione, cifra fondamentale del cinema inglese per altro. Oggi, invece, la mia scelta viene orientata, principalmente, dal rapporto che instauro con il regista e poi un ruolo essenziale, affinché mi convinca di fare un film, è di sicuro la sceneggiatura.