Max Steel: Il giocattolone che (purtroppo) ti aspetti

Il personaggio creato da Mattel arriva al cinema con un lungometraggio sciatto e irritante. Presentato alla Festa di Roma e in sala dal 26 gennaio.

Max Steel: una scena del film
Max Steel: una scena del film

Orfano di padre, il giovane Max McGrath torna insieme alla madre nella città natale, dopo l'ennesimo trasloco. Mentre cerca di abituarsi a questa nuova situazione, Max scopre di possedere capacità non proprio umane, ed entra in contatto con un'entità aliena di nome Steel. Insieme, i due dovranno sconfiggere una minaccia extraterrestre, che potrebbe anche essere legata alla morte del padre di Max...

Dai giocattoli al cinema

Dopo la Hasbro, ormai attiva nel settore cinematografica da un punto di vista produttivo con Transformers, G.I. Joe: La nascita dei Cobra, Battleship e Ouija (con altri lungometraggi in arrivo, sia con attori in carne ed ossa che animati), anche la Mattel, gigante dell'industria dei giocattoli, si dà alla partecipazione per quanto riguarda le trasposizioni per il grande schermo dei suoi marchi di fabbrica. L'anno prossimo uscirà nelle sale Monster High, mentre in questi giorni è arrivato nei cinema americani Max Steel, che il pubblico italiano ha potuto scoprire in anteprima grazie alla Festa di Roma, dove il film di Stewart Hendler è stato programmato nella sezione Alice nella Città, destinata ai più piccoli.

Max Steel: Ben Winchell in un'immagine del film
Max Steel: Ben Winchell in un'immagine del film

E proprio la fascia anagrafica più giovane, a giudicare dalle reazioni in sala durante e al termine della proiezione a cui abbiamo assistito, dovrebbe apprezzare questo primo tentativo di portare sullo schermo - escludendo due serie televisive animate - le avventure di Josh McGrath (qui ribattezzato Max per dare più senso al suo nome di battaglia, sebbene questo non venga mai propriamente usato, forse in attesa di un ipotetico sequel). Diverso il discorso per i loro genitori e per gli adulti in generale, in cerca di un pezzo di sano intrattenimento senza troppe pretese e che invece si ritroveranno con un prodotto vuoto, esangue e tedioso.

Origin story, ovvero: a tutto cliché!

Max Steel: Ben Winchell in una scena del film
Max Steel: Ben Winchell in una scena del film

Già dai titoli di testa, che scimmiottano stancamente e con una pessima CGI il primo X-Men di Bryan Singer, si capisce si avere a che fare con un film non per forza privo di idee (nel senso che, dato il genere, le opzioni da esplorare per il primo capitolo di un potenziale franchise non sono infinite), ma gestite malissimo, con una piattezza allarmante che si tende a vedere pochissimo nei blockbuster - o aspiranti tali - di questo tipo (per dire, anche film bistrattati, e non a torto, come Fantastic 4 - I Fantastici Quattro o i sequel di Transformers hanno comunque un minimo di idea dietro). Max Steel procede con fare roboante ma allo stesso tempo anonimo, spuntando tutte le caselle obbligatorie o quasi del genere - eroe orfano, imbranato con le ragazze, alle prese con un segreto di famiglia che gli cambierà per sempre la vita - con una svogliatezza dalle dimensioni colossali, quasi quanto quelle dell'entità malefica - anch'essa fatta al computer, e male - che minaccia il protagonista. Più che un film, sembra di vedere il (brutto) pilot esteso di una serie televisiva, ma con un impianto visivo che farebbe rabbrividire anche i network con i budget meno sostanziosi per produzioni di questo calibro (ossia, anche un episodio poco riuscito di Arrow o The Flash è più esteticamente gradevole).

Interpreti sprecati

Max Steel: Andy Garcia e Ben Winchell in una scena del film
Max Steel: Andy Garcia e Ben Winchell in una scena del film

Il film crolla anche a livello di casting, soprattutto nella scelta dell'interprete principale, poiché il giovane Ben Winchell, al suo primo ruolo davvero importante, non convince neanche per un secondo, penalizzato sia da uno script insulso che da un regista incapace di sfruttarne eventuali potenzialità. Quest'ultimo difetto emerge con prepotenza anche quando abbiamo a che fare con attori di un certo spessore come Maria Bello, intrappolata nel ruolo ingrato della madre, e Andy Garcia, certamente abituato a progetti poco dignitosi ma mai così privo di qualsiasi tipo di forza vitale sul piano recitativo, spingendoci più volte a chiederci cosa possa averlo convinto ad accettare di apparire in un prodotto simile. Forse lo intrigava l'idea di apparire in un franchise, ma a giudicare dai risultati americani - il film, complice anche un marketing praticamente inesistente, ha avuto uno dei primi weekend peggiori in assoluto tenendo conto del numero di sale in cui è uscito - ci vorrà un miracolo a livello internazionale per impedire che Max Steel rimanga un errore isolato. La dimostrazione che, ogni tanto, anche il pubblico, seppure aiutato dalla mancanza di pubblicità, sa riconoscere qualcosa che sia meglio evitare...

Movieplayer.it

1.0/5