Maria di Nazareth: presentata la fiction targata Rai

Il regista e il nutrito cast, tra cui Paz Vega, hanno presentato la miniserie Rai, in cui la figura di Maria è indagata nei suoi aspetti più umani: da quello con il figlio a quello con Maddalena, per cui è stato immaginato il ruolo di amica d'infanzia.

Le festività pasquali incombono e, come nella migliore tradizione, l'offerta televisiva generalista deve dare il giusto spazio all'evento. Quest'anno in Rai si è scelto però un punto di vista un po' diverso per ripercorrere il cammino di Gesù tra gli uomini: quello di sua madre, la cui vicenda, scarsamente indagata dai Vangeli, è stata qui arricchita da particolari che, se certamente plausibili, potrebbero far storcere il naso ai fedeli più intransigenti. Lo sceneggiatore Francesco Arlanch e il regista Giacomo Campiotti hanno infatti immaginato una Maria (l'eterea Alissa Jung) legata da una profonda amicizia adolescenziale con Maddalena (un'affascinante Paz Vega): due figure agli antipodi nell'iconografia cristiana, e che anche qui sono infatti destinate ad affrontare percorsi di vita estremamente diversi, destinati però a ricongiungersi grazie alla comune fede nel messaggio di Gesù. A tessere le fila dei loro destini è poi un'altra donna, Erodiade, interpretata dalla bella Antonia Liskova, che non esiterà a usare ogni sotterfugio pur di conservare il proprio potere. Con il regista, il nutrito cast e i vertici della Rai e della produzione, affidata a Lux Vide, abbiamo ripercorso le tematiche di questa epopea al femminile, che racconta da una prospettiva inedita una declinazione originale di quello che è indubbiamente uno dei momenti più significativi della storia dell'umanità.

Fabrizio Del Noce: Il mio sentimento è di assoluto piacere e commozione nel vedere per la prima volta una fiction televisiva, o in generale uno spettacolo, sia esso teatrale o cinematografico, dedicato alla figura di Maria. E' anche un piacere essere di nuovo a fianco di Ettore Bernabei, ex direttore della Rai e che qui ha avuto un ruolo di ispirazione per un progetto ambizioso, una sfida non da poco, tenendo conto della volontà di rispettare il valore storico degli eventi e, insieme, di raccontarli con il giusto garbo. Ringrazio poi la Lux Vide, che come sempre ha realizzato un prodotto di alta qualità, così come alti sono i suoi ascolti. Coniugare una buona audience e qualità di esecuzione riguardo una tematica così difficile come questa è indice di grande professionalità. E ovviamente grazie agli attori, specialmente a questa famosissima attrice che ho al mio fianco (Paz Vega, n.d.r.), e a Maria, la nostra Alissa Jung, che è sempre rimasta la nostra scelta dalla prima volta in cui abbiamo visto il suo provino. La fiction andrà in onda domenica 1 aprile e lunedì 2 aprile, una collocazione obbligata visto il periodo, da cui ci aspettiamo grande risalto.

Ettore Bernabei: E' un'eccezione che io sia qui, in quanto ormai ricopro solo il ruolo di presidente onorario di Lux Vide, ma mi è sembrato doveroso ringraziare personalmente la Rai, Fabrizio Del Noce e tutti i suoi collaboratori per aver dato fiducia a quest'opera non facile. Vorrei riprendere un'espressione proprio di Del Noce: il valore storico. La nostra prima fonte sono stati infatti i Vangeli, che in genere si concentrano sulla vita di Gesù, mentre noi abbiamo voluto attingervi per la storia di sua madre, che è anche madre di un uomo, di cui pure si conserva la divinità. Per far conoscere la figura di Maria abbiamo percorso una strada che non è soltanto quella delle devozione e del rispetto, ma anche quella che mette in luce la donna che ha avuto una vicenda umana. Ringrazio tutti quelli che hanno lavorato a questo progetto, e che hanno dato il meglio di sé.

Giacomo, è stato difficile scegliere il cast?
Giacomo Campiotti: Già trovare Gesù e Maria non è un'impresa facile, in più ognuno ha una propria idea di come Maria dovrebbe essere, ma quando abbiamo visto il provino di questa attrice che non conoscevamo, che per di più si era filmata da sola perché non poteva presentarsi ai casting, ci ha subito trasmesso una pace e una serenità che abbiamo capito essere quelle giuste. L'abbiamo chiamata a Roma e Alissa era effettivamente molto diversa dalla mia idea di Maria, ma dopo averla vista recitare non abbiamo più avuto dubbi. Tutta la squadra ha condiviso questa scelta, perché Alissa è stata in grado di dare a Maria non solo la dolcezza, la bontà, ma anche la consapevolezza, la forza, il coraggio quotidiano di una donna vera: non rappresentava semplicemente una madonnina su un piedistallo. Anche per Gesù avevamo fatto vari provini: inizialmente avevamo pensato a Luca Marinelli, che poi invece ha interpretato Giuseppe, e proprio mentre facevamo i casting per Giuseppe, in Germania, abbiamo invece trovato Gesù! Un altro miracolo è stato riuscire ad avere con noi Paz Vega, che io conoscevo per i suoi film e consideravo inarrivabile, ma come tutti anche lei si è buttata con tutto il cuore in questo progetto, dando vita a un personaggio bellissimo: quello di una donna sexy, divertente, ma di cui ha saputo esprimere anche il dolore profondo, conferendole grande spessore. In Luca Marinelli abbiamo trovato un Giuseppe finalmente "figo", un giovane uomo che deve compiere una scelta, che deve accettare questo mistero enorme, e che lo fa in maniera molto convincente. Ma lo stesso vale per tutti i personaggi di contorno, a cui era difficile dedicare il giusto spazio ma a cui abbiamo comunque cercato di dare spessore, anche perché abbastanza inconsueti. E poi ovviamente Antonia: è la prima volta che scelgo un'attrice senza farle nemmeno un provino. Nel ruolo della cattiva era perfetta, ha saputo raccontare benissimo il lato glamour che il male spesso ha. Non posso poi non menzionare gli attori tedeschi e quelli tunisini, che hanno aggiunto un grande realismo alla messa in scena.

La fiction è dedicata a tutte le mamme. Come mai?
Matilde Bernabei: Noi abbiamo visto in Maria una madre affettuosa, attenta, che soffre per la sofferenza del proprio figlio, ma che comunque è forte di una serenità di fondo, che acquisisce mettendosi nelle mani di Dio. Vorrei aggiungere che questo film, come tutte le nostre produzioni, ha la capacità di viaggiare nel mondo: è infatti una coproduzione con Telecinco che, nonostante i problemi economici che tutti conosciamo, ha voluto entrare in un progetto non certo semplice. Con la Rai, poi, abbiamo lavorato fianco a fianco, cosa impossibile da fare altrove qui in Italia.

Alissa, tu come hai vissuto questo ruolo?
Alissa Jung: Mi sono avvicinata a questo personaggio con molto rispetto: tutti conoscono Maria, e quindi mi sentivo investita da una grande responsabilità. Ma Maria è anche una donna, e io ho cercato di portare in luce il suo lato più umano.

Quali emozioni hai provato sul set?
Alissa Jung: E' stato bellissimo lavorare con questo cast. Per me è stata la prima produzione internazionale, la prima volta che lavoravo con attori così bravi, e in più il mio personaggio era speciale. Sul set si parlavano sei lingue, si è creata una confusione bellissima, ho persino imparato qualche parola di arabo!

Paz, come hai vissuto il cambiamento del tuo personaggio?
Paz Vega: Maddalena subisce un grande cambiamento: da giovane crede nell'amore, nella vita, nella gente, ma poi la sua esistenza sfortunata la fa cambiare. La sfida nell'interpretarla è la stessa che ha affrontato Alissa: tutti conoscono la figura di Maria Maddalena, ma io volevo portare al suo personaggio qualcosa di nuovo, di fresco, di umano. Come sempre, la mia preoccupazione era quella di dare vita a un personaggio in cui ci si potesse riconoscere.

Luca, come ti sei preparato al ruolo di Giuseppe?
Luca Marinelli: Devo innanzi tutto ringraziare il grande gruppo con cui ho lavorato, rivedere tutti dopo due mesi è già una grande emozione. Giuseppe è un uomo che non avrebbe mai pensato di essere parte di una grande rivoluzione nella storia, ma che trova la pace in sua moglie e in suo figlio.

Andreas, come è stato interpretare Gesù?
Andreas Pietschmann: Ho fatto due casting, a Berlino e a Roma, e in entrambi avevo i capelli lunghi "alla Gesù", e forse questo mi ha aiutato! A parte gli scherzi, in prima istanza è stato scioccante dover provare a essere Gesù, ero sopraffatto dalla sua figura, ma poi ho scelto di affrontarla con un approccio personale, anche grazie a Giacomo che mi ha dato la libertà di interpretare il personaggio come ritenevo opportuno. Mi ha colpito la ricerca profonda svolta per la sceneggiatura: molto spesso sono utilizzati passi della Bibbia, pieni di concetti difficili ma che, se espressi nel modo giusto, hanno una grandissima forza. Sono orgoglioso di aver potuto lavorare a questo personaggio, anche perché non era affatto scontato scegliere un attore tedesco per il ruolo.

Antonia, parlaci del tuo personaggio.
Antonia Liskova: Erodiade è il male assoluto, ed è stato molto particolare per me interpretare un ruolo così drammatico. Spesso accade che la cattiveria di un personaggio sia giustificata dal suo passato, ma in questo caso è totalmente ingiustificabile, non si può capire in nessun modo perché si comporti in modo così arrivista e ambizioso. E' stato anche divertente per me calarmi nei suoi panni: con i personaggi cattivi si può fare quello che nella vita reale ti è proibito, e per di più trasmetterlo esplicitamente.

Aldilà dell'attenzione alle fonti storiche, vi siete presi molte libertà nello sviluppo della storia. Come mai?
Tinni Andreatta: La prima cosa che ci siamo chiesti è stata: come possiamo raccontare la storia di Maria? Di solito si racconta l'evoluzione di un personaggio, ma Maria è l'emblema dell'accettazione, e quindi offre poche possibilità di movimento. Abbiamo quindi deciso di raccontare tre diversi volti della femminilità: il male assoluto, la tentazione, che stanno agli antipodi della figura di Maria, e poi Maddalena, la fragilità, la donna che può cadere ma che può anche rialzarsi. Quindi non soltanto una Maria che vive il proprio momento storico, ma una Maria che è parte di una storia che continua ad avvenire. Ci siamo presi delle libertà di carattere rappresentativo, ma si tratta di libertà che si inscrivono comunque all'interno di una filologia, di una tradizione, lavorando su questi tre diversi modi di essere donna.
Giacomo Campiotti: Nel Vangelo solo poche righe sono dedicate a Maria, ma siamo comunque partiti da quelle, così come per Maddalena ci siamo riferiti in primo luogo all'episodio della lapidazione. Il passato che abbiamo creato per loro porta i personaggi a coincidere con quelli descritti dai Vangeli, quindi non vedo forzature nella loro evoluzione. Maria, prima dell'annunciazione, avrà avuto delle amiche, e una di queste potrebbe essere stata proprio Maddalena: abbiamo costruito le loro rappresentazioni con il massimo rispetto, abbiamo letto moltissimo per documentarci proprio perché sappiamo che questi argomenti sono molto sentiti, e prima di tutto c'è stata la volontà di non offendere nessuno e di rimanere in armonia con quanto descritto nei Vangeli.

E' stato dedicato anche il giusto spazio alla predicazione di Gesù, un momento descritto in tanti illustri precedenti cinematografici. Ne avete tenuto conto?
Giacomo Campiotti: Certamente, sono tutti film che ho amato da spettatore, ma qui ognuno ha soprattutto cercato dentro se stesso. Abbiamo svolto un lavoro molto profondo di preparazione, rileggendo i Vangeli e anche alcune opere di grandi mistici, la cui devozione ha risuonato moltissimo dentro di me: spesso l'anima arriva più lontano del cervello.

Qual è il rapporto delle tre donne protagoniste con la fede?
Alissa Jung: Noi prima di tutto siamo attrici e dobbiamo interpretare un ruolo: se mi chiedono di impersonare un'assassina, non devo ammazzare qualcuno per forza. E' un aspetto molto privato, questo, ma credo che un Dio ci sia. Parlando con mia figlia di sei anni, le raccontavo delle diverse religioni, e delle guerre che si combattono in loro nome. Lei ha concluso dicendo: "credo che ci siano molte strade per arrivare a Dio". E secondo me ha ragione.
Paz Vega: E' la prima volta che in un'intervista mi chiedono una cosa così privata, comunque concordo con Alissa, non si deve per forza essere il personaggio che si interpreta. Io sono vissuta in una famiglia cattolica, ho frequentato una scuola cattolica, ma ora non sono più praticante. Ho il mio modo di credere in qualcosa: credo nella gente. In mio padre, in mia madre, in mia sorella: credo che Dio sia nelle persone intorno a noi, più che lassù da qualche parte.
Antonia Liskova: Io ho avuto un'educazione religiosa, e sono tuttora credente.

Alissa, come ti sei trovata a interpretare una Maria che rimane sempre così bella e giovane?
Alissa Jung: Non è stata una mia decisione quella di non invecchiare. Abbiamo fatto diverse prove, in cui venivo anche imbruttita e invecchiata, ma abbiamo deciso che usare un'immagine più ideale funzionava. Non è importante che Maria invecchi, ma che ami e che abbia questo rapporto fortissimo con suo figlio.

Paz, prossimamente lavorerai ancora in Italia?
Paz Vega: C'è un progetto che potrebbe partire a breve, ma non sono ancora state risolte alcune questioni finanziarie e quindi non posso assicurare nulla. Posso dire però che si tratta di un lavoro per il cinema.

Andrea, come hai costruito il tuo Erode?
Andrea Giordana: Oggi sono venuto qui con grande curiosità, perché finora avevo visto solamente la versione non doppiata. E devo dire che mi sono commosso: la più grande dote di Giacomo è la sua umanità, che ha saputo evidenziare anche in Maria, nella sua lotta con l'accettazione del mistero. Per quanto riguarda Erode, è un personaggio molto più complesso di quanto non si potrebbe pensare, lontanissimo dallo stereotipo del cattivo, che anzi si è sempre trovato a lottare con la depressione: un'anima tormentata.

Thomas, come è stata la tua esperienza sul set?
Thomas Trabacchi: Quello che mi ha insegnato questa esperienza è che la bontà è qualcosa da perseguire sempre, per quanto il male possa essere affascinante. In pratica c'è stato un travaso di bontà tra la storia, che per di più si poggia su tre donne e che quindi è tanto più significativa per il suo punto di vista al femminile, e la vita reale.

Roberto, cosa ti ha colpito del personaggio di Gioacchino?
Roberto Citran: La cosa più importante per me era mettere in scena la sua umanità, la rabbia di fronte a quello che non si riesce a capire, e poi l'accettazione

Come è stato, invece, essere la madre di Maria?
Antonella Attili: E' raro lavorare con così tanti bravi attori, e per me è stata una sfida meravigliosa, un evento speciale in cui ho cercato di evitare tutti i cliché.

Altri due personaggi, Giovanni e Salomè, non sono meno importanti per la storia. Come li avete affrontati?
Marco Rulli: Torno a sottolineare l'aspetto umano dei nostri personaggi, la maniera quotidiana di vivere la fede e la perdita del proprio maestro.
Alice Bellagamba: Abbiamo dato a Salomè una sfumatura infantile, da bambina viziata e capricciosa, quasi ad avvicinarla a una ragazza dei nostri tempi.