Recensione La verità è che non gli piaci abbastanza (2009)

Un affresco corale sulle eterne difficoltà dei rapporti di coppia, orchestrato da una regia un po' macchinosa ma sorretto da un cast di interpreti affiatati

Manuale d'amore in stile Sex and the City

Tutto cominciò da Sex and the City. Le scorribande amorose delle quattro newyorchesi in carriera, alla costante ricerca di un centro di gravità sentimentale permanente, non solo sono ormai entrate nell'immaginario (e nel look) collettivo, ma hanno anche ispirato una folta schiera di seguaci e imitatori, decisi a riprodurre quell'atmosfera frizzante e anticonformista che è divenuta il marchio di fabbrica della serie originale. Così, dopo il lungometraggio tratto direttamente da Sex and the City, lanciato in pompa magna lo scorso maggio, approda sugli schermi anche La verità è che non gli piaci abbastanza, tratto dal bestseller di Greg Behrendt e Liz Tuccillo, sceneggiatori per l'appunto del serial tv. Ancora una volta i legami con le disavventure delle single più celebri del teleschermo sono evidenti, dato che le vicende descritte nel romanzo e nel film omonimo prendono le mosse proprio da un sarcastico dialogo che sarebbe calzato a pennello in una conversazione tra Carrie Bradshaw e le sue amiche: - "Forse lui mi ha chiamato e non ho ricevuto il messaggio. O forse ha perso il mio numero, o è fuori città, o è stato investito, oppure gli è morta la nonna" -"... O forse non ti ha chiamato semplicemente perché non gli interessa rivederti".

Attorno a questo spunto gli sceneggiatori del film Abby Kohn e Marc Silverstein e il regista Ken Kwapis, veterano dei cosiddetti chick flick (ovvero di quei film pensati a uso e consumo di un pubblico femminile), costruiscono un campionario di situazioni sentimentali con lo scopo di ironizzare attorno alle idiosincrasie e alle arzigogolate fantasie entro cui si trincerano le donne bisognose d'amore. Proprio come la serie di riferimento, inoltre, anche il film segue una struttura corale, scandita da quattro sottotitoli che esemplificano i casi più emblematici di sventure amorose: "Se lui non ti chiama", "se lei non viene a letto con te", "se lui non ti sposa", e "se lui va a letto con un'altra". Le vicende si dipanano attorno a quattro coppie più o meno precarie sullo sfondo di una Baltimora dai colori autunnali. Si parte da Gigi (Ginnifer Goodwin), inguaribile romantica che si invaghisce di Conor (Kevin Connolly) e spera ardentemente che la richiami dopo il primo appuntamento. Ma sfortunatamente Conor è ancora innamorato della sua ex ragazza Anna (Scarlett Johansson), con cui continua a vedersi di tanto in tanto. Peccato che Anna provi un'irrefrenabile attrazione per Ben (Bradley Cooper), che sta affrontando una crisi coniugale con Janine (Jennifer Connelly. Beth (Jennifer Aniston) è invece insoddisfatta perché il suo compagno Neil (Ben Affleck), dopo ben sette anni di convivenza, non si decide ancora a convolare a nozze con lei. Infine c'è Mary (Drew Barrymore), confusa e frastornata dalle nuove modalità di approccio rese disponibili da Internet e dai nuovi mezzi di comunicazione. Amori, tradimenti e disavventure sentimentali dagli esiti tragicomici si sovrappongono tra loro, intrecciando le esistenze di tutti i personaggi.

Gestire una mole così considerevole di storie e di caratteri è un'impresa di certo ardua e non si può dire che Abby Kohn riesca a mantenere costante il ritmo per tutta la durata del film. Pur essendo lo spunto di partenza un'interessante occasione per riflettere sulla perenne incomunicabilità tra uomo e donna, sulla goffaggine di certi approcci amorosi e sulla cronica incapacità delle persone nel comprendersi fino in fondo, la sceneggiatura si rivela ben presto troppo esile per riuscire a reggere oltre due ore di intreccio. Per di più La verità è che non gli piaci abbastanza non ha il coraggio di osare per davvero e, anziché spingersi verso i lidi di cinismo e di cattiveria di Carrie & Co, preferisce optare per un'atmosfera di certo meno sofisticata e più "buonista". Il lieto fine, infatti, è dietro l'angolo e le spettatrici vengono congedate con un messaggio che suona molto confortante: non perdete mai la speranza, perché proprio voi potreste essere l'eccezione che conferma la regola del "non le piaci abbastanza". Meno male che a salvare le parziali lacune di sceneggiatura e regia viene in aiuto il nutrito cast, composto da star in grado di incarnare alla perfezione i panni dei giovani, carini e in costante crisi sentimentale. Tra di essi spicca, manco a dirlo, la componente femminile, in particolare la deliziosa Ginnifer Goodwin (che fa un po' il verso a Molly Ringwald, star delle commedie "rosa shocking" anni Ottanta) e Jennifer Connelly, attrice troppo poco valorizzata a Hollywood che qui dimostra ancora una volta tutta la sua intensità espressiva.

Il risultato è un vero e proprio "manuale d'amore", un compendio leggero e senza troppe pretese, che si rifà ai classici del cinema romantico - non per niente una delle protagoniste si chiama Gigi e viene istruita dal "pigmalione" Alex (Justin Long). Se è vero che (come dice il personaggio di Anna nel film) tutti gli uomini sono classificabili in quattro categorie - intelligente, sexy, divertente e carino -, ma non possono assumere più di due attributi contemporaneamente, prendiamo in prestito questo sistema di valutazione per dire che La verità è che non gli piaci abbastanza è, per lo meno, un film divertente e carino.