Luca Ward, il mio mago un po' come Gatto Silvestro

Chiacchierata con il celebre doppiatore romano - diviso tra impegni al cinema, nella fiction e nell'imminente reality L'isola dei Famosi - che racconta come si è calato nei panni del divertente mago Geronimo nel film fantastico Maga Martina e il libro magico del draghetto.

Assorbito com'è tra gli impegni sul set della fiction Rai Donna Detective e i preparativi alla volta del Nicaragua per l'imminente settima edizione de L'isola dei famosi, riuscire a parlare con Luca Ward si rivela quasi più difficile che mettersi in contatto con le star che doppia abitualmente, come Russell Crowe, Pierce Brosnan, Hugh Grant o Keanu Reeves. Ma, una volta trovato un momento di pausa durante le riprese, l'attore romano - che in Maga Martina e il libro magico del draghetto presta la voce all'imbranato mago Geronimo - si dimostra estremamente disponibile per una breve ma interessante conversazione, incentrata sul film distribuito dalla Disney e su vari aspetti legati alla scuola italiana del doppiaggio. Ward rivela di essersi divertito durante la lavorazione di Maga Martina e il libro magico del draghetto e di aver tratto ispirazione per impersonare il buffo mago Geronimo dal personaggio di Gatto Silvestro.

In Maga Martina e il libro magico del draghetto si cala nei panni del mago Geronimo, il cattivo del film. Vuole parlarci di questo personaggio e di come ha cercato di renderlo attraverso il doppiaggio?

Luca Ward: Nel film mago Geronimo è l'antagonista di Maga Martina e vuole impossessarsi del suo libro magico per conquistare il mondo. Lui non è proprio il classico cattivo delle favole: è piuttosto un personaggio buffo, goffo e pasticcione. Non gliene va mai bene una: è per questo che nell'interpretarlo mi sono ispirato molto al personaggio di Gatto Silvestro, che credo gli somigli molto.

Nel corso della sua carriera ha impersonato numerose star hollywodiane - da Russell Crowe, a Samuel L. Jackson, a Hugh Grant - ma si è già cimentato anche nel doppiaggio di film per ragazzi e d'animazione, dalla serie di Corto Maltese, fino al recente La principessa e il ranocchio. Quali sono le differenze maggiori nel doppiare un personaggio di pura fantasia rispetto a un attore realmente esistente?

Luca Ward: Doppiare un attore in carne e ossa, per di più un divo famoso come Russell Crowe, Pierce Brosnan o Keanu Reeves tanto per citarne alcuni, significa rispettare l'interpretazione originale e l'immagine che le star si sono costruite nel tempo, anche se il doppiatore mantiene sempre un certo margine di creatività e di elaborazione personale. Da un certo punto di vista per i cartoni animati è più divertente, perché è concessa una maggiore libertà di interpretazione e si può dare libero sfogo alla propria fantasia. Devo dire che noi italiani riusciamo spesso a dare qualcosa in più rispetto al doppiaggio originale statunitense.

Ritene che la scuola di doppiaggio italiana sia ancora ai livelli della gloriosa tradizione del suo passato, oppure pensa che ci sia stata una battuta d'arresto con le nuove generazioni?
Luca Ward: Senza falsa modestia, credo che gli italiani siano ancora indiscutibilmente i migliori. Girando il mondo mi sono reso conto che esistono numerose scuole di doppiaggio di indubbio valore, come ad esempio quella francese, quella cinese e in particolare quella turca che, anche se non arriva ancora al livello degli italiani, ha una qualità superiore rispetto alla media europea. La nostra scuola ha subito una battuta d'arresto circa una quindicina d'anni fa, a causa della perdita di alcune voci storiche e del cambio generazionale, ma credo che dopo un iniziale periodo di rodaggio, adesso si sia ripresa molto bene.

Qual è la sua opinione in merito all'abitudine, ormai ricorrente nel doppiaggio italiano di cartoni animati o di film per ragazzi, di affidarsi alle voci di vip improvvisati, come calciatori o showgirl, per attirare il pubblico?

Luca Ward: Credo che si tratti di un fraintendimento nelle scelte di marketing. Mentre negli Stati Uniti per doppiare i cartoni delle major hollywoodiane vengono assoldate faraoniche star come Tom Cruise, in Italia si tende a ricorrere a vip dello spettacolo o del calcio, come Francesco Totti, che però non hanno niente a che vedere con il mondo della recitazione. L'Italia dovrebbe allinearsi da questo punto di vista agli Stati Uniti, magari senza ricorrere a grandi star, ma affidandosi ad attori valenti e famosi come Alessandro Gassman, solo per fare un nome. In realtà non credo che al pubblico interessi riconoscere la voce di un vip durante la visione di un film. Il doppiaggio migliore è quello che riesce a passare inosservato.

In effetti le scelte delle voci in Maga Martina e il libro magico del draghetto sono senz'altro azzeccate. Merito di sua sorella Monica Ward che si è occupata della direzione del doppiaggio di questo film.
Luca Ward: Per quanto riguarda il genere d'animazione e fantastico Monica ha ormai maturato un'esperienza invidiabile (avendo all'attivo il doppiaggio di centinaia di personaggi animati, a partire da Lisa Simpson). Penso che nel suo campo sia imbattibile - non lo dico per "dovere di famiglia" - e che la Disney abbia fatto la scelta migliore nell'affidarle la direzione del doppiaggio di Maga Martina.

La buffa spalla di Martina, il draghetto sovrappeso Ettore, è doppiato da un altro divo del doppiaggio come Tonino Accolla. Vi siete incontrati durante la lavorazione? In generale si tendono a creare dei buoni rapporti tra doppiatori, oppure esiste una certa rivalità all'interno della categoria?

Luca Ward: No, non mi sono incontrato con Tonino durante il doppiaggio del film, perché abbiamo sempre lavorato in sessioni di registrazione separate. In generale con gli altri attori che si dedicano al doppiaggio non c'è mai rivalità, ma piuttosto un rapporto di sana competizione che spinge reciprocamente a dare il meglio di sé. A differenza di altri settori della recitazione, in cui forse si creano maggiori compromessi, nel mondo del doppiaggio non è possibile improvvisarsi, ma bisogna sempre dimostrare talento e professionalità. Questo aiuta a migliorarsi continuamente e a maturare una maggiore consapevolezza del proprio valore. Negli anni Ottanta, quando ancora muovevo i primi passi in questo ambito, ho fatto la conoscenza di altri colleghi, come Roberto Pedicini, Massimo Corvo o Roberto Chevalier, che si affermavano nello stesso periodo e con loro è nato un buon rapporto di stima reciproca.

Oltre ad aver dedicato un'intera carriera al doppiaggio, lei è però un attore a tutto tondo, che recita anche al cinema e in televisione. A cosa sta lavorando ultimamente?

Luca Ward: Al momento mi trovo sul set per terminare le riprese della fiction Rai Donna Detective, giunta alla seconda stagione dopo il buon successo della prima. Invece per il cinema ho da poco finito di girare 16 anni di Marco Costa. Si tratta di un film cui tengo particolarmente perché lo considero una sorta di risposta ad Albakiara che, a mio parere, descriveva la generazione dei teenager in maniera assolutamente non veritiera. I giovani non sono tutti degli sbandati, come vorrebbero far credere alcuni, anzi per la maggior parte si tratta di ragazzi validi e in gamba. I problemi degli adolescenti hanno origine, purtroppo, quasi sempre dal comportamento delle famiglie.

Tra pochi giorni partirà in Nicaragua per L'isola dei famosi 7. Qual è lo spirito con cui affronterà questa nuova sfida?
Luca Ward: Lo considero come un bel regalo di cinquant'anni. Ho iniziato a lavorare giovanissimo e non sono quasi mai riuscito a concedermi un momento di pausa. Insieme a mia moglie ho deciso di cogliere quest'occasione unendo l'utile al dilettevole: visitare un paese incontaminato come il Nicaragua, e al tempo stesso cimentarmi in questa esperienza unica, prendendo parte a quello che secondo me è l'unico vero reality show della televisione italiana.