Lost - Stagione 6, episodio 16: Per cosa sono morti

Aspettando The End, arriva finalmente per bocca di Jacob la risposta che spiega la presenza dei losties sull'isola, ma ciò non basta a chiarire i tanti punti in sospeso di quella che sembra una trama troppe volte rimaneggiata.

Dopo un'attesa durata sei stagioni, un solo doppio episodio ci separa dall'epilogo di Lost, serie amata inizialmente da molti e poi via via sempre più controversa, soprattutto a causa di scelte narrative non sempre felici che hanno contribuito a generare prima una forte curiosità circa la natura dell'isola misteriosa che fa da palcoscenico alla vicenda e poi ha disatteso le premesse create con una sequenza di risposte banali gettate in pasto al pubblico al fine di chiudere la storia ad ogni costo.
Non fa eccezione Per cosa sono morti, episodio numero sedici di questa stagione, che si rivela essere il consueto bel contenitore vuoto, pieno di promesse non mantenute e che si attesta ad un livello di tollerabilità più alto solo grazie alla presenza di Ben Linus, tornato finalmente tra i protagonisti. Non ci basta, però, vedere il nostro manipolatore preferito in azione perché tutto il resto è comunque al di sotto delle aspettive e le risposte che finalmente fornisce non bastano a colmare le lacune accumulate nel tessuto narrativo.

Dopo l'episodio mitologico della scorsa settimana, ritorna la struttura classica di Lost, diviso in una parte ambientata sull'isola ed una in quella che ormai siamo certi essere una realtà fittizia, generata non si sa bene da chi o cosa e capace di contenere in qualche modo i superstiti, legandone i destini. Non è ancora chiaro come, ma è Desmond Hume a fare da catalizzatore e deus ex machina in entrambi i piani narrativi perchè sia sull'isola che nel mondo esterno si pone come elemento determinante per raggiungere la risoluzione finale.
Analizzando con calma possiamo dire che nella realtà parallela nulla di eclatante accade, tranne l'ennesimo convergere di destini che porterà, ormai lo possiamo intuire chiaramente, a collocare, nell'atteso finale di serie, tutti i protagonisti in un solo luogo, pronti finalmente per la catarsi decisiva orchestrata da Desmond che pare sia l'unico ad avere ben chiaro in mente ogni dettaglio.
E a Los Angeles è proprio Desmond a muovere i fili perchè, seguendo un disegno che continua ad esserci sconosciuto, si reca nuovamente alla scuola dove insegnano Locke e Ben, instillando in quest'ultimo, a suon di pugni, la convinzione che possa esistere un mondo diverso oltre la vita che sta vivendo. Sempre Desmond telefona a Jack fingendosi uno dei responsabili dell'Oceanic e affermando di aver finalmente rintracciato la bara dispersa di Christian Shephard e, infine, si costituisce alla polizia di Los Angeles, nelle mani di Sawyer, per farsi rinchiudere in cella insieme a Sayid e Kate, così da organizzare la loro fuga, complice una rediviva Ana Lucia e un Hurley ormai certo di essere parte di un disegno più grande.
Oltre ad Ana Lucia, un altro volto noto si affaccia nel panorama di Los Angeles ed è quello di Danielle Rousseau, destinata, forse, in quella vita alternativa ad essere compagna di Ben Linus per creare una famiglia più normale insieme ad Alex. Ci chiediamo, però, il senso del voler inserire a forza personaggi ormai archiviati da anni che non apportano benefici dal punto di vista narrativo perchè il ruolo svolto da Ana Lucia e da Danielle all'interno della storia appare solo come l'ennesimo trucco atto a dimostrare una coerenza nella trama che, in tutta onestà, non sembra affatto esserci.
A questo punto abbiamo sistemato le pedine nel mondo esterno e non resta che tornare sull'isola dove stiamo per ottenere le risposte tanto agognate per bocca dello stesso Jacob, stranamente corporeo per un breve tempo grazie alle sue ceneri, custodite gelosamente da Hurley dopo l'improvvisa morte di Ilana.
L'incontro intorno al fuoco con Jack, Sawyer, Kate ed Hurley aveva tutte le potenzialità per essere interessante ai fini della trama, ma la spiegazione che ci viene fornita ancora una volta non è soddisfacente perchè alla precisa domanda sul motivo della presenza dei losties sull'isola, Jacob si limita a rispondere adducendo a pretesto l'infelicità delle loro vite, assai simile alla sofferenza da lui stesso patita, condizione, ci sentiamo di aggiungere, comune alla grande maggioranza degli esseri umani. Il discorso di Jacob si estende, comunque, anche allo scopo dei Candidati e cioè la protezione della sorgente di luce sotterranea, ma gli elementi in nostro possesso restano tristemente quelli forniti dall'episodio scorso. L'unica cosa che ci è chiara è che alla fine del conciliabolo con Jacob, uno dei Candidati dovrà assumersi la responsabilità di proteggere l'isola e sarà Jack, di sua spontanea volontà, ad accettare il gravoso compito.
Ormai a Jacob non resta che spiegare a Jack l'ubicazione della sorgente e pronunciare, sulla semplice acqua del ruscello che scorre sotto i loro piedi, la formula magica per rendere l'uomo uguale a lui. Jack beve e il passaggio di consegne è finalmente completo, sappiamo che Jacob sparirà per sempre lasciando all'ormai ex dottore il compito di custode dell'isola.
Lo scopo ultimo di tutto questo è anche neutralizzare l'Uomo Nero e quindi al gruppo non resta che mettersi alla ricerca di Desmond che pare avere la chiave per porre fine a tutta la vicenda.
L'episodio, però, non si esaurisce solo nel dialogo tra Jacob e il gruppo di sopravvissuti perchè, dopo qualche puntata di assenza, ecco ricomparire Benjamin Linus che in compagnia di Richard e Miles si sta recando nel villaggio Dharma per recuperare l'esplosivo con cui far esplodere l'aereo Ajira.
Ad attenderlo ad Othersville c'è Charles Widmore che in un breve dialogo spiega di essere stato chiamato da Jacob a proteggere l'isola e che l'unico in grado di sbrogliare l'intricata matassa è ancora una volta Desmond. La riunione tra i due antichi nemici, Ben e Charles, viene interrotta dall'arrivo dell'Uomo Nero e a questo punto assistiamo ancora una volta allo sport preferito dagli autori di Lost: eliminare in modo fulmineo personaggi che ci fanno compagnia da intere stagioni.
A Richard infatti non viene riservato destino migliore di Sayid, rimasto all'esterno della casa appartenuta a Ben per tentare di avere un pacifico colloquio con il mostro di fumo, viene aggredito e trascinato via senza nemmeno darci il tempo di osservare bene la scena.
Ma allo stesso Widmore non viene riservata sorte migliore perchè il ricco e potente Charles cade sotto i colpi di pistola Ben, in quella che appare essere l'ennesimo voltafaccia di Mr. Linus. Non riteniamo possibile però che Ben si sia fidato nuovamente dell'Uomo Nero e pensiamo che dietro l'assassinio di Widmore ci sia comunque la volontà di sistemare le cose a modo suo. Va solo segnalato che in questo rapido susseguirsi di morti, la lama del coltello di Locke non ha pietà nemmeno per Zoe, la geologa assistente di Widmore. E comunque abbiamo di nuovo perso le tracce di Miles che un momento prima si trovava in compagnia di Ben e subito dopo risulta disperso, al pari di Rose e Bernard di cui temiamo non sapremo più nulla a palese dimostrazione dell'accuratezza con cui gli autori hanno tenuto le fila delle vicende dei vari personaggi.
Resta solo da aggiungere che gli sprazzi migliori dell'episodio sono concentrati nei brevi dialoghi tra Locke e Ben Linus, anche se la frase con cui si chiude la puntata enuncia la volontà dell'Uomo Nero di far esplodere l'isola servendosi di Desmond, ma a questo punto possiamo solo attendere il doppio episodio conclusivo con la consapevolezza che ormai, con il tempo a disposizione scaduto, sarà complicato arrivare ad un epilogo capace di soddisfare le esigenze degli spettatori.