Lost - Stagione 6, episodi 1 e 2: premiere di stagione

Con una doppia premiere di stagione, inizia finalmente il percorso che porterà al tanto atteso ed annunciato finale di Lost.

Che piaccia o no, che si sia soddisfatti o meno della piega presa dalla serie nelle ultime stagioni, l'ultima stagione di Lost è un evento televisivo e non solo. L'attesa per la stagione 6, da tre anni annunciata come quella conclusiva, era alta e non solo per scoprire l'esito della disperata idea di Faraday, sposata da Jack, di detonare un ordigno nucleare allo scopo di cambiare il corso degli eventi ed impedire al volo Oceanic 815 di precipitare sull'isola.
Le possibili risposte a quest'ultimo quesito, ultimo di una serie infinita messa in piedi dalla prima stagione in avanti, sembravano due ed alternative tra loro, ma se fossero state due, sì, ma potenzialmente parallele?
Tutto LA X, primo doppio episodio della stagione, infatti, segue due storyline indipendenti e parallele, a partire da due intriganti incipit: se da una parte lo schermo bianco su cui la stagione 5 si è chiuso lascia il posto alle nuvole osservate da Jack attraverso il suo oblò sul volo 815, riprendendo gli attimi immediatamente precedenti il disastro aereo del settembre 2004 per superarlo senza che il dramma si verifichi, dall'altro è l'usuale immagine di un occhio ad apparire a tutto schermo, quello di Kate, ancora bloccata sull'isola. La qualità media è discreta e ci sono diversi momenti interessanti ed emotivamente intensi, ma è naturale che ci siano anche altri che ci hanno convinti meno, riagganciandosi ad aspetti che già nel corso dello scorso anno avevano suscitato le nostre perpressità.

Cominciamo dalla storyline ambientata sull'aereo in quella che potrebbe sembrare una realtà alternativa. Quello che vediamo non ci sembra esattamente il volo Oceanic 815 che abbiamo conosciuto nelle poche sequenze che ci hanno portato a bordo o attraverso le storie dei suoi superstiti e, tanto per citare una grossa di differenza, c'è Desmond a bordo. Certo, senza botola non c'era necessità per lo Scozzese di restare per anni sull'isola ad inserire numeri, e sembrerebbe naturale che le stesse forze che hanno condotti gli altri protagonisti su quel volo abbiano fatto lo stesso anche con lui, ma l'impressione è che ci sia qualcosa di più in campo. Hurley, per esempio, si descrive nel parlare a Sawyer come "l'uomo più fortunato del mondo". Ironico o reduce da esperienze diverse da quelle che hanno anticipato il suo viaggio la prima volta? La sensazione di perplessità di Jack è solo un ammiccamento degli autori nei nostri confronti o qualcosa di reale che il personaggio percepisce?

E' comunque emozionante rivedere dei volti lasciati alle spalle dalla serie in tempi diversi: Charlie, salvato da Jack mentre soffoca chiuso in bagno, ma lapidario nel dirgli che l'avrebbe dovuto lasciar morire perchè così sarebbe dovuto essere, o il Boone di Ian Somerhalder, strappato al set di The Vampire Diaries per un'ultima conversazione con Locke e sull'aereo senza la sorella Shannon, o persino Artz (Daniel Roebuck), che con la sua breve permanenza ha lasciato comunque il segno nel cuore di molti spettatori, fino all'accompagnatore di Kate interpretato da Frederic Lehne, col quale la ragazza è costretta a riprendere la lotta per ottenere la libertà una volta atterrati.

E' proprio il momento dell'atterraggio, che chiude LA X: Part 1, la prima parte della premiere, tra i più efficaci dal punto di vista emotivo, grazie al delicato accompagnamento musicale di Michael Giacchino che sottolinea il momento dello sbarco dei protagonisti della serie.
Così come è suggestiva l'inquadratura che dopo le prime immagini di Jack sull'aereo si tuffa tra le nuvole e poi in acqua per mostrarci luogi noti dell'isola sul fondale marino, dal villaggio Dharma al famigerato piede della statua, facendo intendere che l'isola più che essersi spostata, si è immersa.

Ed ovviamente c'è Claire. Tutti quelli che seguono Lost e le news che lo riguardano sapevano del ritorno di Emilie De Ravin, ma ci piace sottolineare come sia ad effetto e spiazzante la scena che vede il suo ritorno sugli schermi della serie in quanto passeggero del taxi in cui si rifugia Kate una volta fuggita al suo carceriere.
La conferma che ci troviamo di fronte ad un aereo non esattamente uguale a quello che abbiamo conosciuto sei anni fa arriva nel terminal: la Oceanic ha smarrito la bara contenente il corpo del padre di Jack, così come i coltelli di Locke. Ma la visita al reparto oggetti smarriti dell'aeroporto è l'occasione per mettere in scena uno dei momenti più belli del doppio episodio: l'incontro e la successiva conversazione tra Jack e Locke, esempio di ottima scrittura in cui il dottore si offre per una consulenza gratuita riguardo il problema alla schiena che ha ridotto l'altro sulla carrozzella, con un "niente è irreversibile" che regala illusioni a Locke e ci suona come slogan dell'intera stagione finale.

Come abbiamo detto, il secondo incipit, che apparentemente porta ad una seconda realtà, è ambientato sull'isola post esplosione, ma non ci si trova più negli anni '70, perchè lo stato della stazione del Cigno ci fa subito capire che siamo in un momento del tempo successivo all'esplosione della stessa alla fine della stagione 2.
Con Kate ci sono Miles e Sawyer, scosso per la sorte di Juliet, ritenuta per di più inutile visto che il piano di Jack non sembra aver avuto effetto. In realtà Juliet non è morta, non ancora almeno, e richiede un grosso sforzo recuperarla dal fondo del pozzo. Uno sforzo che però consente a Sawyer di stringerla al momento del trapasso e ricevere da lei, tramite messaggio mentale postumo a Miles, la consapevolezza che il piano "ha funzionato". La sorte della donna è però motivo d'odio per Sawyer nei confronti di Jack e questo conflitto sarà sicuramente centrale per tutta la stagione.

Intanto Hurley continua a ricevere visite da parte dei morti ed è Jacob a fornirgli indicazioni su come salvare Sayid, ferito nel conflitto a fuoco precedente l'esplosione: portarlo al tempio, sfruttando la guida di Jin che è già stato sul posto, in un altro tempo. Al tempio l'accoglienza degli Altri non è calorosa e solo nominare Jacob sembra far presa su di loro, con il contenuto della custudia per chitarra in possesso di Hurley in grado di provare al loro leader giapponese le loro intenzioni: un simbolo sacro al cui interno è contenuto un foglio con i loro nomi e un messaggio che ammonisce sulla necessità di salvare Sayid. Anche da morto, Jacob continua a guidare le loro esistenze.

Alla statua la situazione è invece tesa ed è questa la parte più confusa della premiere, forse perchè si riaggancia alla porzione di storia e mitologia della serie che meno ci avevano convinti anche in passato, dal falso Locke, alle motivazioni di Ben ed al ruolo degli altri passeggeri del volo Ajira. La presenza di questi ultimi è ormai chiaro che fosse voluta e richiesta da Jacob in quanto sue guardie del corpo, ma non ci sembra che la loro presenza sia stata efficace perchè la loro irruzione nel tempio porta solo allo sterminio di loro, nella miglior tradizione di Lost quando si tratta di gestire nuovi personaggi. A farli fuori è il famigerato fumo nero, l'entità che ha assunto anche le sembianze di Locke, manipolando Ben nel portarlo ad uccidere il suo avversario, su cui evidentemente non poteva agire direttamente.

Quello che è certo è che questa entità è ora libera di agire e spaventa gli Altri, subito impegnati a spargere cerchi di cenere per tenere fuori il nemico. L'equilibrio sull'isola sembra saltato, gli Altri si preparano a subire l'attacco e questo potrebbe essere un altro arco narrativo consistente della stagione.

Due realtà, quindi, almeno per ora. Ma tutto lascia pensare che le due storie convergeranno presto, a cominciare da alcune dichiarazione degli autori rilasciate nei mesi scorsi, che sottolineavano come dopo qualche episodio il percorso sarà lineare fino al Series Finale. E' presto per giudicare l'ultimo tratto di strada che ci separa dalla parola fine, quindi per ora ci sentiamo di seguire i consigli lanciati ieri sera da Damon Lindelof dal suo Twitter: non pensare troppo ed essere pazienti.