Lost: Capolavoro assoluto o boiata pazzesca? Forse capolavoro moderato

Ad un paio di settimane dal finale di Lost, il Telefilm Festival si interroga sull'effettivo valore e sulla popolarità della serie prodotta da J.J. Abrams.

Parlando di telefilm, sarebbe stato impossibile non discutere del serial che più di ogni altro ha calamitato l'attenzione degli spettatori negli ultimi anni, arrivando a modificare profondamente le dinamiche su cui si fonda l'esperienza televisiva. E ora che Lost si avvia verso la conclusione, sempre che non venga confermata la voce riguardante un risolutivo lungometraggio per il grande schermo, i sentimenti del pubblico sono contrastanti: c'è chi teme che sia impossibile giungere a un epilogo coerente e sensato, vista la mole di spunti offerti dalla sei stagioni della serie, e chi quasi preferirebbe non vedere il finale pensato da Abrams e soci, e mantenere l'alone di mistero e ambiguità che circonda i destini dei superstiti dell'Oceanic 815. Alessandra Comazzi ha moderato un costruttivo e acceso dibattito sulla questione, che ha visto come protagonista innanzi tutto Gianluca Neri, giornalista e blogger che per primo ha pubblicato sul proprio sito alcune anticipazioni sul finale. "Si tratta di informazioni assolutamente marginali", assicura, ma si sa che qualsiasi spunto è meritevole di essere colto dai fan più accaniti.

Nell'ideale divisione manicheista tra pro-capolavoro e pro-boiata, Neri si schiera ovviamente tra i primi: Lost è, a suo parere "la prima perculata intelligente dai tempi di Twin Peaks". Per il critico Mattia Nicoletti il punto di forza della serie è però un altro: Lost è il capolavoro assoluto del character drama, grazie alla cura meticolosa riposta dagli sceneggiatori nella costruzione della personalità dei tanti carismatici protagonisti. Non tanto la storia, quanto l'introspezione psicologica, costituisce il punto nodale della serie; tanto è vero che Lost ha creato dei veri e propri tormentoni, basati sugli stessi interrogativi che attanagliano Jack e soci: la sequenza numerica, la botola, il fumo nero.

Fabrizio Biasin di Libero si dichiara invece più tormentato sul giudizio da esprimere: dopo il convincente inizio, la frustrazione ha preso il posto dell'esaltazione. "Tu aspetti e aspetti, ma nessuno spiega mai niente": proprio per questo sono i più scettici ad attendere con ansia il finale, e ovviamente a pretenderne uno sensato. "Non arrivo a dire che sia una boiata", afferma Biasin "ma di certo non ho più quell'ansia di vedere le nuove puntate con cui invece ero partito".

A dire la sua su questo scottante argomento è intervenuto anche Maccio Capatonda, altro ospite illustre del festival dove ha presentato i suoi nuovi Drammi Medicali e ha avuto modo di parlare del futuro della web tv. Maccio si dichiara un fan di Lost, "bello proprio per quello che si immagina, non tanto per quello che si vede". In quest'ottica, il finale può essere deludente per chiunque, vista interpretazione personalissima che ogni spettatore può dare agli accadimenti della serie. Il comico appartiene alla schiera di coloro che non possono aspettare i tempi lunghissimi della tv generalista, e che va a caccia in rete di informazioni fresche, in barba al rischio spoiler.

Alessandra Comazzi pone a proposito un interrogativo interessante: vista l'importanza che ogni particolare riveste nel mosaico della storia, perdersi una puntata di Lost è impensabile. Che si fa se si deve uscire per una pizza con gli amici? Neri non ha dubbi: "non esistono pizze quando va in onda Lost". O, a mali estremi, si può ricorrere alla sempre aggiornata Lostpedia, l'enciclopedia online redatta dai fan della serie alla quale pare siano ricorsi anche Abrams e soci per scovare i piccoli errori in cui erano incorsi in fase di sceneggiatura, e poterli di conseguenza correggerli.
Questo eccessivo attaccamento al particolare può anche dare luogo ad atteggiamenti fastidiosi, secondo Biasin: "c'è sempre l'amico che ti dice 'io ho capito tutto!', e la settimana dopo si trova a dare un'interpretazione completamente diversa".
L'atteggiamento più equilibrato in merito è forse quello di Maccio Capatonda, che filosoficamente afferma "l'importante è credere di aver capito. Vedere Lost è un po' come vedere un film di Lynch. Ma almeno in questo caso c'è la prospettiva di poter capire, un giorno".

Una delle trovate che più ha destato perplessità è stata quella, recente, dei cosiddetti flash-sideways, in cui i protagonisti vivono realtà parallele: per molti una furbata, per altri è invece un espediente divertente per presentare i personaggi secondo una luce diversa, e soprattutto per soddisfare la curiosità di chi si è domandato cosa sarebbe avvenuto se il volo Oceanic 815 fosse giunto felicemente a destinazione.

Un altro punto dolente messo in evidenza da alcuni fan è la deriva mistica a cui è andata incontro la serie, lasciando sempre più alle vicende individuali dei protagonisti il compito di distrarre l'attenzione dalla latitanza di spiegazioni. Non tutti i personaggi sono però riusciti a fare presa sugli spettatori, e se Michael e Mr.Eko sono unanimemente definiti dalla critica i più odiosi, il pubblico ha però scelto di infierire sulla coppia formata da Nikki e Paulo, prontamente sfrondata dagli autori alle prime proteste. Per lo stesso motivo la paventata morte di Jack non ha mai trovato collocazione nella serie: sarebbe stato impopolare privare i fan di uno dei protagonisti più amati.
Per Biasin è in realtà la stessa motivazione di fondo dei sopravvissuti ad essere inconsistente: vite disastrate come le loro non giustificano una volontà così strenua di tornare alle loro ordinarie esistenze. E poco importa se alcuni di loro andranno incontro ad una morte "da pirla", d'altronde, afferma Neri "su centinaia di passeggeri, non tutti possono essere eroi e comportarsi da tale".

Un fan che si rispetti non si limita a subordinare la sua vita sociale alle fluttuazioni del palinsesto, ma elabora la propria personale modalità di fruizione della serie. Per Mattia Nicoletti l'ideale è guardare gli episodi in lingua originale e sottotitolati, rigorosamente su FOX, data la quasi contemporanea messa in onda rispetto alla versione americana. D'altronde è ormai tristemente noto come l'Italia sia considerata dalla tv generalista il terzo mondo delle serie tv, e in virtù di questo sembra quasi accettabile ricorrere al download. Un'alternativa ancor più immediata è quella proposta da Maccio Capatonda: "io me la guardo in originale senza sottotitoli, però non capisco niente. Ma tanto non ci capirei nulla comunque...".

Una cosa è certa: indipendentemente dalla riuscita o meno dell'epilogo, dopo Lost ci sentiremo tutti un po' più soli.

Quali saranno, quindi, le serie in grado di raccoglierne l'eredità? Per Neri sarà molto difficile trovare un degno sostituto: nessuna serie può emulare i meccanismi narrativi di Lost e gestire un cast così ampio ed eterogeneo di personaggi, sul quale peraltro gravava molto scetticismo, considerato che già i sei protagonisti di Friends rappresentavano un limite sulla carta invalicabile. Gli ultimi sviluppi di Heroes, fino a poco fa un pretendente papabile alla successione, hanno fatto storcere il naso agli esperti, mentre Nicoletti si dice ottimista nei confronti di Damages e Fringe. Certo è che la più grande delusione si è rivelata essere FlashForward: annunciata ai quattro venti come il prosieguo ideale di Lost, di cui peraltro ripropone alcune tematiche, soffre però di un presupposto troppo inverosimile o anche, secondo l'interpretazione di Nicoletti, della preoccupazione americana nei confronti del futuro, che impedisce di godere appieno di un seppur ipotetico excursus su avvenimenti di là da venire. E' sempre di Neri l'ultima parola: "per vedere il successore di Lost ci vorrà del tempo. D'altronde abbiamo dovuto aspettare tanto tra I segreti di Twin Peaks e X-Files, e anche tra X-Files e Lost".