Locarno, giorno 5: La mistica dell'anime

Tra anime vecchi e nuovi prosegue la retrospettiva dedicata al mondo dell'animazione giapponese. Il concorso vede scendere in campo il portoghese A religiosa portuguesa e il malese At the End of Daybreak.

Tutti pazzi per i manga a Locarno? Non proprio, ma una bella fetta di aficionados ha seguito con entusiasmo la Manga Night gustandosi non solo il capolavoro post-apocalittico del 1988 Akira e il classico del 1981 Mobile Suit Gundam I, ma assistendo all'anteprima della coproduzione russo-canadese-giapponese First Squad: The Moment of Truth, anime bellico ambientato nell'inverno del 1942, durante la Seconda Guerra Mondiale, che vede protagonista la giovanissima Nadya, agente speciale russa dotata di poteri paranormali che le permettono di prevedere con certezza il "Momento della verità", punto cruciale verso cui tutte le forze convergono, laddove una sola persona può cambiare il corso di una battaglia. L'anime è ispirato al fumetto russo degli anni '80 Pionieer Heroes e vede la storia principale interrotta da numerosi inserti, interviste e testimonianze che creano un collante tra finzione fantastica e realtà degli eventi bellici.

Dopo i felici guizzi dei francesi L'insurgée e Complices, il concorso pare essersi attestato su un livello medio che procura più dubbi che entusiasmi. A scendere in campo ieri è toccato alla co-produzione cinese ambientata in Malesia At the End of Daybreak, dramma che si consuma in una successione casuale di eventi occorsi alla coppia formata dal ventitreenne Chai, giovane che vive con la madre alcolizzata, e alla quindicenne Ying, apatica studentessa di pianoforte che intreccia una relazione col maturo ragazzo conosciuto su Internet scatenando l'ira dei severi genitori. La cupidigia, il denaro, l'orgoglio e la menzogna causano un'escalation di violenza che culminerà in un finale drammatico e privo di senso. Ispirato a un fatto di cronaca, il film si focalizza sulla società malese contemporanea e sui mali che l'affliggono, mali non molto dissimili da quelli del mondo occidentale, a ulteriore riprova del fatto che la globalizzazione è ormai imperante.
Pellicola curiosamente atipica il portoghese A religiosa portuguesa, indagine di stampo mistico-religioso che vede una giovane attrice franco-portoghese, la bella Julie (Léonor Baldaque), giunta a Lisbona per interpretare una pellicola tratta dal
romanzo epistolare seicentesco Lettere di una monaca portoghese. Tra lente ed estatiche esplorazioni della splendida capitale portoghese, ampio spazio lasciato al fato, incontri significanti e apparizioni mistiche, il film procede con placidità strappando qualche risata nei buffi e innaturali dialoghi girati in un rigoroso campo/controcampo frontale e nei maliziosi sguardi in macchina che i protagonisti lanciano in continuazione. Il regista Eugène Green si ritaglia una parte sostanziosa nel film interpretando (guarda caso) se stesso, ovvero il regista del film che si gira a Lisbona.

Oggi tocca al catalano Petit Indi di Marc Recha, focus su un'adolescenza solitaria e problematica, illuminare la Piazza Grande. Stasera verrà, inoltre, presentato il documentario di Costanza Quatriglio Il mio cuore umano dedicato alla cantante livornese Nada Malanima che sarà presente al festival e si esibirà dal vivo accompagnata da Fausto Mesolella, chitarrista degli Avion Travel.