Locarno 2012, giorno 5: scende la pioggia su Gianni Morandi

E' il giorno del film italiano in concorso, Padroni di casa, interpretato dal cantante Gianni Morandi e dai divertentissimi Elio Germano e Valerio Mastandrea. Cani e omicidi in arrivo in Piazza Grande con lo humor dark british di Sightseers.

Il diluvio che ieri sera si è abbattuto su Locarno non è riuscito a fermare l'inossidabile Gianni Morandi. Il cantante, star della serata insieme alla bellissima Ornella Muti, ha sfidato il mal tempo armandosi di chitarra ed eseguendo in Piazza Grande la sua hit Scende la pioggia, Piazza Grande (quale luogo migliore) dedicandola all'amico Lucio Dalla, scomparso di recente, e l'eterna C'era un ragazzo. Oggi è il giorno dell'unico film italiano in concorso, Padroni di casa di Edoardo Gabbriellini, e Morandi, di ritorno al cinema dopo quarant'anni, è protagonista della pellicola insieme a Valerio Mastandrea, Elio Germano e Valeria Bruni Tedeschi. Non è mancata l'ovazione alla star di Monghidoro da parte del pubblico svizzero che, nonostante la pioggia battente, non si è perso una nota dell'esibizione. Gli stessi colleghi di set Mastrandrea, Germano e Valeria Bruni Tedeschi hanno insistito per scendere dal palco lasciando campo libero a Gianni e godersi la perfomance tra il pubblico. Oggi attendiamo con curiosità l'accoglienza che il pubblico riserverà al curioso Padroni di casa, esperimento a metà tra dramma e commedia ambientato sull'Appennino Tosco-Emiliano. Il ruolo di Morandi? Naturalmente quello di un celebre cantante che vive isolato in un paesino tra i boschi. Niente di più prossimo alla realtà.

Gli incontri di questa domenica nebbiosa prevedono l'arrivo del giurato Roger Avary e della Muti nello spazio riservato al pubblico, mentre il secondo film in concorso è il documentario The End of Time di Peter Mettler , coproduzione svizzero-canadese. La pellicola, visivamente molto intensa, è un viaggio alla scoperta del tempo che ci porta dall'acceleratore di particelle del CERN di Ginevra, dove i ricercatori sondano regioni temporali invisibili all'occhio umano, ai flussi lavici che hanno distrutto tutte le case sul lato meridionale della Grande Isola di Hawaii, tutte eccetto una, dal degrado del centro storico di Detroit a un rito funebre indù che si svolge poco lontano dal luogo in cui il Budda raggiunse l'illuminazione. Visioni alla Malick per un film poetico e a tratti ipnotico.
Ci auguriamo che stasera il tempo sia clemente, ma i granitici svizzeri riescono a godersi i film anche sotto il diluvio così non demorderanno di certo e si recheranno in Piazza Grande per vedere due pellicole che più diverse di così non si può. Il primo, Quelques heures de printemps, è un dramma dal ritmo lento e grave incentrato sul ritorno a casa di un ex detenuto cinquantenne, interpretato da Vincent Lindon il quale, privo di lavoro, è costretto a vivere a casa della madre malata terminale (la straordinaria Hélène Vincent). Al di là dei problemi personali dell'uomo e della difficoltà di trovare un lavoro che gli permetta di reintegrarsi nella società, il vero fulcro della storia è l'eutanasia legalizzata praticata in Sivzzera che la madre dell'uomo vuole praticare per evitare di finire i suoi ultimi giorni in ospedale. Nel film troviamo, in un piccolo ruolo, la diva Emmanuelle Seigner. A seguire la dimostrazione che la follia britannica non conosce limiti. Avevamo già intuito che quest'anno uno dei leit motiv del festival sono i cani, presenti in più di un film, dal cane scomparso di Wrong alla boxer che condivide i drammi dei suoi padroni in Quelques heures de printemps, ma l'apice della cinofilia arriva con Poppy/Banjo, cane morto e reincarnato tanto amato dalla protagonista di Sightseers, trentaseienne in carne che finalmente trova l'anima gemella, abbandona la madre tiranna e parte per un tour dei musei a cielo aperto insieme al compagno, aspirante scrittore che non ama troppo la concorrenza. I due amanti, ben presto, si trasformeranno in serial killer e rapitori di cani. Risate nerissime a crepapelle. Dirige l'ironico Ben Wheatley.