Locarno 2010, giorno 7: onore ad Alain Tanner

Commozione e orgoglio del pubblico svizzero per l'onore tributato al maestro Tanner. Il concorso ha, invece, offerto due storie di donne violente ed estreme. Ancora il dramma della marginalità, ma stavolta declinato al femminile.

Una Piazza Grande gremita e commossa ha accolto con un'incredibile ovazione l'arrivo del grande maestro Alain Tanner, giunto a Locarno per ritirare il Pardo d'Onore Swisscom. A celebrare uno dei più famosi registi svizzeri anche l'ex direttore artistico del festival Frederic Maire, suo appassionato sostenitore. Introdotto da un corto di montaggio di nove minuti di Jacob Berger, che raccoglie l'essenza del suo piccolo cinema di rottura, il maestro Tanner ha ricevuto il premio ricordando la vera essenza della settima arte, la sua natura coraggiosa e sperimentale e la sua vocazione politica, volta a dire qualcosa sul mondo che viviamo. L'ironico cineasta ginevrino, ma dall'animo cosmopolita, ha ringraziato il pubblico non solo nella sua lingua madre, ma ha concluso il suo discorso in un perfetto italiano per onorare il Canton Ticino che tanto lo ama. Ricordiamo che Tanner, nel 1969, aveva conquistato il Pardo d'Oro col coraggioso Charles mort ou vif. Un gradito ritorno per uno dei pochi maestri del cinema mondiale viventi che hanno attraversato momenti chiave della storia della settima arte come il Free Cinema inglese e la Nouvelle Vague.

Dopo la premiazione di Alain Tanner, la Piazza Grande ha accolto con calore il road movie israeliano, ma di coproduzione franco-tedesca, Il responsabile delle risorse umane. Il corpulento Eran Riklis, regista de La sposa siriana, imbastisce una tragicommedia che ruota attorno al cadavere di una dipendente del panificio israeliano in cui il protagonista, responsabile delle risorse umane dell'azienda, lavora. L'uomo si prende carico del cadavere martoriato, rimasto vittima di un attentato suicida, facendolo identificare e risalendo all'identità della donna, un'immigrata di un'ex Repubblica Sovietica, per poi mettersi in contatto con i familiari. Alla fine lo scrupoloso impiegato, accompagnato dallo scontroso adolescente figlio della donna, da un perfido giornalista noto come 'il serpente', da un eccentrico console e da un anziano autista, sarà costretto a imbarcarsi in un viaggio rocambolesco per portare la bara della donna nel villaggio natale, evitando così accuse di insensibilità nei confronti del panificio. Una vicenda profondamente umana, capace a tratti di far sorridere, ma sempre pronta a riportare l'attenzione al contesto politico e sociale dal quale provengono i vari personaggi. Il film è ispirato al romanzo di Abraham B. Yehoshua Il responsabile delle risorse umane.
Proseguendo sulla sua linea attuale poco incline al compromesso, il concorso internazionale ha presentato due storie di donne, crude, forti e sconvolgenti. Il giovane cinema rumeno si conferma una delle cinematografie europee più vitali mostrando il duro Periferic. Protagonista la bravissima Ana Ularu nei panni di Matilda, una donna appena uscita di prigione per 24 ore di libertà vigilata che tenta di abbandonare per sempre il paese natale in cerca di fortuna. Dopo aver provato a recuperare il denaro promessole da Paul, piccolo boss locale che la donna ha protetto andando in prigione al suo posto, Matilda cercherà di riunirsi al figlio Toma che, nel frattempo, è stato affidato ad un orfanotrofio dal quale ha preferito allontanarsi per intraprendere la vita dei ragazzi di strada.
Uno spaccato drammatico e disperato, poche ore nella vita di una donna vissuta oltre i limiti, al di fuori della società, una donna che, grazie alla splendida interpretazione della Ularu, lascia trasparire sulla propria pelle tutte le ferite di un'esistenza passata a cavallo tra bene e male. Fin dal titolo, anche il francese Bas-Fonds denuncia la sua natura estrema. Il film è un ritratto di tre adolescenti lesbiche e spostate che vivono una realtà ripugnante. Un'alienazione totale consumata in un appartamento sommerso dalla sporcizia, tra lavori umilianti, prostituzione occasionale, ore di stordimento davanti alla tv che trasmette incessantemente porno e scoppi di violenza irrefrenabile. La regista Isild Le Besco, giovane musa di tanti autori francesi, sembra amare un cinema disturbante e di forte impatto. Nel finale, però, il suo Bas-Fonds sembra voler lasciare spazio a una flebile speranza in cerca di una disperata riconciliazione. La maturità non è ancora stata raggiunta, ma la Le Besco si conferma non solo un'attrice intrigante, ma anche un'autrice coraggiosa capace di imprimere una propria visione, seppur sgradevole e ben poco consolatoria, del mondo che ci circonda.