Recensione Winter of Discontent (2012)

Un film appassionato, che riesce ad essere straordinariamente efficace anche senza le immagini della rivolta, e di altissimo valore simbolico che racconta senza sensazionalismi di una ribellione che si è insinuata nel tessuto sociale di un Paese e che giorno dopo giorno è diventata un gigante buono che ha sconfitto il piccolo esercito del male.

Le verità nascoste di piazza Tahrir

Amr vive a Il Cairo e si sveglia una mattina senza sapere che quello sarà il giorno che cambierà la storia del suo paese, l'Egitto. Progettista di software freelance dotato di un'attrezzatura informatica delle più sofisticate, Amr lavora in casa ed esce raramente. È il 25 gennaio 2011 e la giornata comincia con la diffusione sulle televisioni satellitari e sul web della notizia di una folta protesta di piazza a Il Cairo e di marce non proprio pacifiche verso Piazza Tahrir. La tv di stato continua la normale programmazione negando con tutte le sue forze la realtà senza informare la popolazione su quanto sta accadendo nella capitale. C'è però qualcosa di strano nell'aria e Amr capisce che forse stavolta le manifestazioni porteranno ad un importante mutamento politico e sociale. Farah è la ex-fidanzata di Amr ed è una conduttrice della tv egiziana che non riesce più a sostenere il peso della menzogna nei confronti dei suoi connazionali. Costretta con il ricatto a minimizzare i numeri e l'importanza della protesta, la donna troverà la forza di ribellarsi e di passare dalla parte della verità per il futuro suo e delle nuove generazioni. Sull'altro lato della barricata c'è Adel, un funzionario della Sicurezza Statale che vivrà un 25 gennaio come un giorno di intenso lavoro per via dei numerosi arresti tra i manifestanti, tutti sottoposti a torture ed interrogatori. Fu proprio lui due anni prima, ad interrogare e far torturare Amr per settimane dopo l'arresto durante una manifestazione di piazza prima del suo improvviso rilascio. Tre punti di vista diversi quelli di Amr, Farah e Adel sugli eventi della rivoluzione egiziana e sull'inverno del malcontento, il più 'caldo' della storia d'Egitto.

Primo film girato temporalmente in Egitto dopo i fatti storici del 25 gennaio 2011, Winter of Discontent racconta la rivolta di piazza Tahrir che in quel giorno e nei diciassette successivi ha reso possibile quello che sembrava impossibile. Nonostante le autorità e i media egiziani abbiano cercato in tutti i modi di tenere nascosta la verità e di arginare la ribellione della gente a decenni di soprusi, di repressioni, di ingerenze anti-democratiche da parte dell'esecutivo e di violenze contro gli oppositori al regime, il presidente Mubarak viene costretto a dimettersi. Tre milioni di manifestanti in piazza, violenti scontri tra polizia e manifestanti, centinaia di arresti e tanti feriti porteranno alla giornata fatidica dell'11 febbraio 2011, giorno in cui il presidente decide di lasciare la guida del Paese e di ritirarsi nella sua residenza di Sharm el-Sheik e secondo giorno di riprese di questo film. Probabilmente un film che prima del 25 gennaio non sarebbe mai stato possibile realizzare. Si percepisce sin dalla prima scena come il regista Ibrahim El-Batout sia stato risucchiato in prima persona dagli eventi di quei giorni e si avverte sulla pelle un comprensibile disorientamento di fronte ad accadimenti che hanno restituito finalmente dignità ad un popolo dopo decenni di malcontenti e privazioni della libertà. Il suo film non mostra mai le proteste di piazza o le strade de Il Cairo ma ci racconta la rivoluzione egiziana mostrandoci le tensioni e le paure private di tre personaggi tra le quattro mura del microcosmo sociale di cui sono prigionieri.
Girato interamente in interni, a parte la scena finale girata sullo sfondo dello skyline de Il Cairo, il film fa un uso straordinario della camera a mano e racchiude nel volto di Amr Waked, attore che ha partecipato in prima persona alle proteste di piazza Tahrir, il volto di un'intera generazione che per proteggere i propri figli dal regime non li ha nemmeno concepiti e che ad un certo punto si è ribellata con tutte le forze agli oppressori. Un film appassionato, che riesce ad essere straordinariamente efficace anche senza le immagini della rivolta, e di altissimo valore simbolico che racconta senza sensazionalismi di una ribellione che si è insinuata nel tessuto sociale di un Paese e che giorno dopo giorno è diventata un gigante buono che ha sconfitto il piccolo esercito del male. "Scendiamo in piazza! La verità è quello che succede a piazza Tahrir!" recita la protagonista femminile del film, ed il risultato di quei tragici giorni sono 2286 morti, più di ottomila feriti e centoventimila processi in corso. Ma nulla da quel giorno si è fermato, tutto continua con la certezza che nulla sarà mai più come prima, perché non sono gli uomini a guidare la rivoluzione, è la rivoluzione a guidare gli uomini.

Movieplayer.it

3.0/5