Recensione Walk Hard: The Dewey Cox Story (2007)

E' soprattutto John C. Reilly a sorprendere per il suo istrionismo e la sua capacità di reggere tutta la scena: la sua prova è di un virtuosismo saggio e invisibile e la sua ultima canzone fa quasi dimenticare che si sta assistendo a una parodia.

Le tentazioni di Johnny Cash

Chi l'ha detto che il cinema americano non sa ridere delle proprie icone? Vero che qualsiasi biopic a Hollywood appare impastato di una sacralità al limite dell'agiografico, poi però ci si trova davanti alla parodia di Johnny Cash e l'immagine di Quando l'amore brucia l'anima - Walk the Line sfuma d'improvviso e vi si sovrappone quella di questo Walk Hard: The Dewey Cox Story, delirante e irriverente parodia del mito del country americano. Che poi dalle nostri parti Cash sia più o meno uno sconosciuto non conta molto, ma di certo azzera di fatto l'appetibilità commerciale di un film che in realtà ha qualche cartuccia in più di quello che si possa immaginare leggendo la sinossi.

Walk Hard rifornisce ossigeno al genere parodistico in primis (e soprattutto) attraverso la scelta di costruire una drammaturgia e una narrazione cinematografica che regga l'impalcatura senza affidarsi ciecamente alla riuscita delle gag. Sembra una banalità, ma in tempi di parodie girate senza né capo né coda e costruite sul semplice accumulo di situazioni sopra le righe, l'idea si dimostra intelligente e riuscita e permette anche di rispettare i percorsi biografici del protagonista e di inserire delle canzoni spassosissime. A conferma di questa intenzione, la sobria regia del figlio d'arte Jake Kasdan - che comunque non risparmia, almeno nella versione estesa, qualche momento forte - anche sceneggiatore, insieme all'uomo più caldo della commedia americana contemporanea Judd Apatow. Scelta azzeccata per fornire al film un tono di comicità appetibile e diretta ma allo stesso tempo discretamente ricercata, capace di variare toni e registri con grande rapidità e di utilizzare i classici snodi narrativi del genere (l'abbandono della famiglia, il successo, la caduta nel tunnel delle droghe, gli eccessi sessuali, le apparizioni del fratello morto e l'incontro finale con il padre) come picchi di comicità.

La presenza in fase di scrittura di Apatow ha permesso poi l'inserimento degli usuali compagni di avventura Jack Black e Paul Rudd per l'esilarante gag in cui impersonificano i Beatles, nel viaggio in India in cui i quattro baronetti porteranno lo sperduto Cox-Cash sulle strade immaginifiche dell'LSD. Ma è soprattutto John C. Reilly a sorprendere per il suo istrionismo e la sua capacità di reggere tutta la scena, anche negli inevitabili momenti di stanca. La sua prova è di un virtuosismo saggio e invisibile e la sua ultima canzone, presentata da Eddie Vedder, fa quasi dimenticare che si sta assistendo a una parodia. Almeno fino a quando non appare l'ultima divertente didascalia.