Recensione L'amore giovane (2006)

Lo stato più caldo per Hawke è quello dell'infanzia, quello di un'illusione che crescendo non si riesce ad abbandonare ma che finirà col mostrare la propria glacialità

Le temperature del cuore e dell'età

Dopo Chelsea Walls del 2001, l'attore e scrittore americano Ethan Hawke torna per la terza volta dietro la macchina da presa con The Hottest State, trasposizione cinematografica del suo romanzo autobiografico Amore giovane. Il film racconta, sullo scenario di una fredda New York, la breve storia d'amore tra William, giovane attore squattrinato, e la cantante Sarah. L'infantile scanzonatezza di lui e le paure della ragazza sono fuochi di litigi e passioni incontrollabili raccontati attraverso lo sguardo ancora immaturo del protagonista.

Una gestazione molto lunga caratterizza la realizzazione di questo lavoro, dovuta principalmente dalla volontà di Hawke di prendere le giuste distanze dal passato per poterlo raccontare con un punto di vista più adulto. Quello che appare subito molto evidente è però che, nel mettere in scena questa storia, poi molto distacco non c'è; semmai si respira l'aria retorica e malinconica del biografismo fine a se stesso. Se infatti il film stilisticamente regge, i contrasti di colori e luci della fotografia sono particolarmente ben riusciti, della trama non si può non riconoscere quel carattere di racconto post adolescenziale ormai trito e ritrito che si conclude col raggiungimento della maturità.

Lo stato più caldo per Hawke è infatti quello dell'infanzia, quello di un'illusione che crescendo non si riesce ad abbandonare ma che finirà col mostrare la propria glacialità. È quello della speranza in un punto di riferimento, in un qualcuno che si vorrebbe imitare ma che pare non esistere costringendoci ad indossare continuamente delle maschere per affrontare gli eventi. Idea non malvagia in fondo, tanto più se costruita sfruttando qualche citazione (Tennessee Williams per primo) e degli attori piuttosto convincenti. Ma Hawke si prende evidentemente troppo sul serio e ad una prima parte piuttosto scorrevole e a tratti piacevole, segue un secondo tempo in caduta libera verso stereotipi e moralismi sull'amore e il rapporto padre figlio.