Recensione La duchessa di Langeais (2007)

Ispirato ad una novella di Balzac, il dramma di Rivette non scorre in maniera fluida, ma è appesantito da una regia lenta e datata e da un'interpretazione poco spontanea.

Le relazioni noiose

Ispirato a La duchesse de Langeais, una novella della Commedia umana di Honoré de Balzac, Jacques Rivette porta sul grande schermo l'appassionata storia d'amore tra la duchessa Antoinette de Navarreins e il generale francese Armand de Montriveau: lei è una donna sposata, seduttiva e consapevole del proprio fascino; lui invece è innamorato perdutamente della duchessa, che si diverte a tormentarlo alimentando maliziosamente la fiamma della passione.

Un dramma sentimentale in piena regola, ambientato durante il periodo della Restaurazione, tra le feste sontuose e i salotti aristocratici di Parigi, e costruito proprio in funzione dei due protagonisti, Guillaume Depardieu e Jeanne Balibar. Nel decidere la storia del suo ultimo film infatti, Rivette ha pensato ad un racconto che potesse essere interpretato dai due attori francesi, e la scelta è caduta su Balzac, un autore che il regista francese scoprì negli anni '50, su consiglio di Eric Rohmer. Come ha ricordato lo stesso Rivette, il regista di Racconto di primavera sosteneva che chi vuol fare cinema dovrebbe interessarsi ad autori come Dostoyevsky e Balzac; peccato che nel caso di Ne touchez pas la hache - nella sezione competitiva del 57esimo Festival di Berlino - gli esiti non siano del tutto soddisfacenti.

Nonostante Rivette definisca il suo film una compressione della novella di Balzac, più che un vero adattamento, la pellicola non scorre in maniera fluida, ma è appesantita dalle lunghe inquadrature e da una regia lenta e datata che probabilmente vorrebbe essere fedele allo scritto originale, ma risulta poco funzionale per una trasposizione sul grande schermo. Su queste basi grava inoltre un'interpretazione poco spontanea e impostata: si va avanti tra allusioni erotiche, svenimenti e ardenti dichiarazioni d'amore senza che il film si accenda di vere emozioni. L'aristocratica formalità dei protagonisti, la studiata malizia della duchessa di Navarreins e soprattutto lo sguardo tormentato di Armand, non hanno nessuna naturalezza, e nella loro recitazione non scorre il fuoco della passione, ma ristagna una stucchevole staticità di cinema d'altri tempi che compromette seriamente l'attenzione dello spettatore.

Movieplayer.it

1.0/5