Le adolescenti selvagge di Isild Le Besco

La musa di tanti registi francesi arriva al festival per presentare il suo disturbante Bas-Fonds, storia di violenza e marginalità tutta al femminile.

Il concorso di Locarno ospita la prima mondiale di Bas-Fonds, violento e selvaggio dramma sulla marginalità ambientato in una Francia desolata e desolante. Il film è il terzo lungometraggio diretto della bionda Isild Le Besco, musa di registi come Benoît Jacquot e Emmanuelle Bercot, approdata dall'altro lato della macchina da presa per raccontare con sguardo limpido le perversioni del nostro presente. La Le Besco si presenta di fronte alla stampa struccata e sorridente, vestita di nero, un po' intimidita dall'attenzione riservatale. Dalle sue parole trapela un'idea di cinema immediata e istintiva, scarsamente pianificata, tanto che spesso le domande dei giornalisti, incuriositi dal lavoro presentato a Locarno, la spiazzano lasciandola qusi senza parole.

Il film è estremamente forte e cupo. Come ha costruito la prima parte del film, quella ambientata all'interno dell'appartamento?

Isild Le Besco: Quando ho deciso di realizzare questa storia ho immaginato la vita quotidiana delle tre protagoniste, il modo in cui trascorrono le loro giornate. Lo scopo di questo film non vuole essere la rappresentazione della violenza, ma quella della vita di tre donne emarginate, incapaci a inserirsi nella società.

In concorso a Locarno è presente un film dedicato all'omosessualità maschile, Homme au bain. In questa pellicola i rapporti tra personaggi sono molto più dolci e meno aggressivi che nel tuo film. La violenza della pellicola corrisponde alla tua visione del lesbismo? Lo ritieni qualcosa di così forte e violento?
Isild Le Besco: Il mio non è un film sull'omosessualità. Tra queste donne ce ne sono due che si amano di amore passionale, ma non c'è la volontà di prendere posizione sull'omosessualità o di trattarla da un punto di vista preciso. Le tre non sono donne adulte e mature, ma ragazze che si cercano quasi per noia.

Anche il rapporto col cibo è di tipo quasi animalesco. Il personaggio meno animalesco, paradossalmente, è il cane adottato da una delle tre ragazze. In più la persona che viene uccisa da Mag è un panettiere. E' stato solo un caso?
Isild Le Besco Non si sa mai perché si fanno certe cose. Prima di pensare a un film, di solito, si pianificano tutti i dettagli, ma io preferisco agire d'istinto. In questo caso ho tratto ispirazione da un fatto di cronaca nera, perciò non c'era una volontà precisa di mettere in scena un panettiere piuttosto che un altro personaggio. E' vero però che il cane si comporta decisamente meglio delle tre ragazze.

Quella che le tre donne vivono sembra una lenta regressione verso la brutalità. La presenza della televisione sempre accesa su film porno indica un loro straniamento dalla quotidianità. Sembra una sorta di cammino verso la follia.

Isild Le Besco: Io non avevo intenzione di concentrarmi sulla violenza, ma volevo fotografare la vita di queste persone povere, sfasate, non in sintonia col mondo. La tv sempre accesa rappresenta il vuoto assoluto. Molte persone che non hanno educazione non possiedono nulla, hanno solo il potere di accendere la tv e di essere proiettate nel mondo solo attraverso lo schermo. Senza leggere un libro, senza un giornale. Magari molte di queste persone non sanno nemmeno leggere.

Quale è il significato dell'inquadratura in cui in prigione Mag piange e urla reggendo una ragazza impiccata?
Isild Le Besco: Non saprei rispondere. Non ci ho fatto caso. Abbiamo girato il film molto rapidamente, in modo istintivo e questa immagine è stata inserita nel montaggio. E' qualcosa di molto forte e mi piaceva per il suo valore simbolico.

Nel film vi è il ritorno costante di una serie di preghiere lette da una voce fuori campo. Quale è il valore della preghiera e della fede in Dio? Volevi lanciare un messaggio perché sei credente?
Isild Le Besco: Il fatto che io creda o no è qualcosa di personale, ma non è significativo ai fini della ricezione del film. I miei sono personaggi che non hanno avuto nulla, ma è importante che approdino a qualcosa, che vengano a contatto con la speranza. In questo caso la speranza è rappresentata da Dio.

Intorno alle tre protagoniste c'è un vuoto totale. Non esistono istituzioni né famiglie. La senzazione è che se Barbara non si fosse recata volontariamente a denunciare il crimine commesso, le ragazze sarebbero rimaste impunite.
Isild Le Besco: E' esattamente così. Molti crimini restano impuniti. Spesso sono gli stessi serial killer a commettere errori volontari per farsi catturare.