Un passo dal cielo: La vita, l'amore e la forestale

Già nei primi due episodi della serie 'Un passo dal cielo', nuova rielaborazione del personaggio di eroe saggio e solitario di Terence Hill, è evidente il tentativo di riuscire ad amalgamare in maniera coerente tutti gli svariati elementi della fiction, in verità piuttosto eterogenei: la suggestione degli scenari naturali, la tematica ambientalista, la componente investigativa, la dimensione comica e sentimentale.

Il titolo della nuova fiction che vede come protagonista Terence Hill, è di per sé già eloquente: Un passo dal cielo. Naturalmente allude in primo luogo all'altitudine del paesino di San Candido, nella provincia di Bolzano, circondato dalle rigogliose foreste del parco naturale delle Dolomiti, che fanno da teatro alla gran parte delle vicende della serie. Ma l'espressione ha anche, di certo, un significato di tipo "spirituale", dal momento che il protagonista, il capo della guardia forestale Pietro, possiede molti tratti che lo accomunano al suo lontano parente Don Matteo. Non per niente, anche questa nuova serie televisiva è prodotta da LuxVide in collaborazione con Rai Riction, ed è diretta dal medesimo regista, Enrico Oldoini. Terence Hill interpreta, infatti, per l'ennesima volta il prototipo di un eroe saggio e solitario, che assume i connotati quasi di guida morale e di punto di riferimento per tutti gli abitanti della piccola comunità. Ciò che muta è, naturalmente, l'ambientazione. Le indagini che deve affrontare il forestale Pietro hanno a che fare in questo caso con una dimensione prevalentemente naturalistica: il primo episodio, per esempio, è incentrato su un lupo che semina il panico tra i boschi, in seguito ci saranno anche un capriolo avvelenato e alcuni animali esotici apparsi misteriosamente. La detection si sposta dunque in un inusuale territorio incontaminato, e per risolvere l'enigma presente in ogni episodio il protagonista dovrà far leva sull'istinto e sulle proprie capacità di discernimento dei segnali della natura.

Questa inedita dimensione paesaggistica - che è stata esaltata mediante il ricorso a suggestive riprese in alta definizione, primo caso in una fiction di casa nostra - consente a Terence Hill, inoltre, di rispolverare un altro suo vecchio cavallo di battaglia: il personaggio del cowboy protagonista di una sterminata pletora di spaghetti western (la saga di Trinità su tutte), e che ha ripreso per l'ultima volta qualche anno fa con la fictionDoc West. Da questo punto di vista l'incipit della prima puntata è estremamente chiarificatore: vediamo il protagonista inseguire, in sella al suo fedele cavallo, un bracconiere che ha sparato a un cervo e, in seguito, dopo averlo raggiunto, stenderlo con un cazzotto ben assestato. Più avanti scopriremo che Pietro vive in una baita solitaria, circondato da sculture di legno. Il forestale, infatti, conduce una vita da eremita dopo un incidente in montagna che ha causato la morte della moglie, e per il quale è stato anche incolpato.

A fare da contraltare al rigore e alla serietà di Pietro, c'è però un altro personaggio, quello del commissario di polizia partenopeo Vincenzo Nappi, interpretato da Enrico Ianniello, trasferito controvoglia nella piccola comunità delle Dolomiti. Diffidente nei confronti del mondo naturale e restio a calarsi nelle usanze e nelle abitudini della cittadina, Vincenzo trascorre il suo tempo libero pensando all'amata Napoli e alla fidanzata, di cui soffre enormemente la lontananza. Come è facile intuire, a innescare il meccanismo narrativo degli episodi, è proprio l'eterno e proverbiale conflitto tra Settentrione e Meridione, peraltro tornato di recente alla ribalta grazie al successo commerciale di un film come Benvenuti al Sud. In questo caso il pretesto è il più delle volte offerto dai siparietti inscenati da Vincenzo e dal suo assistente Huber (Gianmarco Pozzoli), prototipo, quest'ultimo, dell'ingenuità montanara.
Come ogni fiction che si rispetti, non può ovviamente mancare neppure l'intreccio sentimentale. In questo caso a mettere a dura prova la relazione a distanza tra Vincenzo e la fidanzata, sarà la graziosa veterinaria Silvia (Gaia Bermani Amaral), con cui l'agente si troverà forzosamente a condividere l'appartamento.
Fanno poi da contorno altri personaggi secondari, come Roccia (Francesco Salvi), il bonario aiutante di Pietro, il quale ha un'esuberante sorella, Assunta (Katia Ricciarelli), e una determinata figlia non vedente, Chiara (Claudia Gaffuri).

Già nei primi due episodi della serie, Lo spirito del lupo e Il fantasma del mulino, è evidente il tentativo di riuscire ad amalgamare in maniera coerente tutti questi svariati elementi, in verità piuttosto eterogenei - la suggestione degli scenari naturali, la tematica ambientalista, la componente investigativa, la dimensione comica e sentimentale - senza però, tuttavia, riuscire pienamente nell'intento.
Al centro della prima puntata c'è un lupo imbizzarrito che causa la morte di una ragazza, ma la cui presenza è in realtà legata a un caso di criminalità. Il secondo episodio, invece, tratta della sparizione di una bambina, che è stata sequestrata e nascosta nelle grotte delle vicinanze.
In ogni caso, come accade spesso nelle produzioni LuxVide, emerge in maniera preponderante la valenza morale delle vicende raccontate. In questo caso la dimensione naturale si coniuga con la componente spirituale, e il personaggio di Pietro finisce in certi momenti per assumere dei contorni quasi mistici, come si evince già nel primo episodio, dove l'eroe addirittura si rivolge - quasi francescanamente - a un lupo. O come sottolinea la chiusa del secondo episodio, che si spinge persino a citare un verso di Dante Alighieri - "Tre cose ci sono rimaste del Paradiso, le stelle i fiori e i bambini" - e che rivela anche un'attenzione particolare, di stampo pedagogico, nei confronti dell'infanzia e dell'adolescenza.