La Venere vendicatrice di Roman Polanski a Cannes

Due attori, un unico ambiente: la sfida perfetta per il regista che si diverte a 'dominare' i suoi attori ma rimpiange il tramonto del romanticismo.

L'ultima giornata della competizione cinematografica del Festival di Cannes vede gareggiare un ospite illustre, Roman Polanski, già vincitore della Palma d'oro con Il pianista nel 2002. Il regista ha partecipato alla manifestazione con Venere in pelliccia, un film che ha già riscosso una risposta entusiasta dal pubblico. La storia racconta di un regista, Thomas, (Mathieu Amalric) che intende realizzare una piece teatrale tratta dal romanzo di Leopold von Sacher-Masoch. Purtroppo però trovare l'attrice perfetta per il ruolo principale sembra praticamente impossibile e dopo una lunga giornata di provini, Thomas si lascia prendere dallo sconforto, almeno fino a quando non entra in scena Vanda (Emmanuelle Seigner). L'attrice è assolutamente convinta di essere la persona giusta per la parte e nonostante il suo atteggiamento irriti Thomas, durante il provino Vanda dà prova di sé dimostrando la sua profonda conoscenza dell'opera su cui è basata la piece teatrale. Thomas assiste stupito alla sua metamorfosi, al passaggio da Vanda a "Vanda", il personaggio dell'opera che ha il suo stesso nome, e ben presto la sua curiosità e attrazione nei confronti dell'attrice, si trasformano in una vera e propria ossessione. Alla conferenza stampa hanno partecipato il regista, il cast, il direttore della fotografia Pawel Edelman, David Ives, autore della commedia basata sul romanzo di Sacher-Masoch, il compositore Alexandre Desplat, e i produttori Alain Sarde e Robert Benmussa.

Signor Polanski, guardando il film si rimane colpiti dai riferimenti alle sue opere, è stato intenzionale?
Roman Polanski: a dire il vero non ci avevo mai pensato, ma adesso che me lo fai notare effettivamente è vero, ci sono molti riferimenti ai miei lavori precedenti. E' buffo se ci penso e lei è uno dei primi ad essersene accorto.

Lei pensa che ci sia un altro script come Chinatown là fuori, in attesa di essere portato in vita?
Roman Polanski: c'è sempre qualcosa in attesa nel vasto universo - risate in sala - ma non so se questo qualcosa incrocerà il mio cammino, di questo non posso esserne sicuro. Sarebbe molto interessante certo, ma ci sono anche tanti altri progetti in attesa di essere realizzati.

Ci può parlare dell'aspetto sessuale esplorato nel film, c'è quasi una sorta di sessismo, non crede?
Roman Polanski: l'aspetto del sessismo è trattato con molta ironia e allo stesso tempo è molto seducente. C'è un che di maschilista nel personaggio di Thomas che viene fatto a pezzi e dà una certa soddisfazione alla fine.

La scenografia del film è davvero ispirata, gli spazi sono usati in maniera incredibile, com'è stato girare l'intero film in un ambiente teatrale?
Roman Polanski: La commedia di David è ambientata interamente in una stanza per audizioni e quando ho pensato di fare l'adattamento ho pensato che sarebbe stato divertentissimo portare in vita una storia del genere in quel contesto, anche perchè a differenza degli States e in particolare New York, nella maggior parte del mondo le audizioni per una commedia teatrale sono fatte proprio in teatro. C'è inoltre una componente personale visto che io sono cresciuto in teatro, a quattordici anni avevo già la mia prima parte da protagonista e ho pensato alla bellezza di un teatro vuoto. Così abbiamo costruito il set, non abbiamo girato in un vero teatro e ci ha dato ampia possibilità di movimento, non c'è stato il senso di claustrofobia che avremmo avuto in una stanza, in più penso che sarebbe stato tremendamente noioso girarlo in una stanza per provini. Chiedo scusa per la risposta così lunga, non ruberò tanto tempo la prossima volta, lo prometto! (il regista scatena l'ilarità in sala).

Quali sono state le difficoltà di creare un film usando soltanto due attori?
Roman Polanski: è stata la realizzazione di un sogno fare un film con due attori. Il mio primo film è stato Il coltello nell'acqua, con tre personaggi su una barca e ho pensato che con due sarebbe stata una sfida ancora più grande. Io vengo da una scuola di cinema e gli studenti amano essere messi alla prova, fare sfoggio della propria abiltà e per me è stato lo stesso. Non è stato un peso affatto, è stata una davvero una gioia.

Signor Amalric, parliamo del suo look nel film, è stata una scelta conscia quella di assomigliare al signor Polanski?
Mathieu Amalric: a dire il vero mia madre sta per arrivare qui a Cannes e spero vorrà spiegarmi questo mistero - risate in sala - mia nonna era originaria della Polonia, era un'ebrea di Cracovia quindi forse c'è una sorta di "eredità".

Qual'è la vostra scena preferita, il momento o la parte di testo che vi è rimasta più impressa?
Roman Polanski: quando Thomas si rende conto che Vanda non è soltanto una sciocca, ma che sa effettivamente recitare, il momento in cui le si trasforma nel personaggio e lui è testimone di quella trasformazione.

Emmanuelle Seigner: ho amato tutta la lavorazione, mi sono divertita moltissimo, non sempre è possibile avere un ruolo comico così ben scritto ed è stato davvero interessante e appagante, un bel po' di lavoro ma ne è valsa la pena.

Mathieu Amalric: devo dire che l'aspetto che mi ha colpito di più è stato quel senso di sfumato che c'è tra i personaggi, specie quello di Vanda, a volte non sapevo chi avevo di fronte, se Vanda o il personaggio per il quale stava provando. Ci siamo divertiti molto sul set.

Signor Polanski, quali sono i suoi pensieri sui cambiamenti in merito alla sfera sessuale e alla redifinizione di genere sessuale nel corso degli anni, rispetto a quando lei era giovane?
Roman Polanski: trovo che sia un peccato che oggi, offrire dei fiori a una signora, sia diventato un'offesa, quasi un'indecenza. Penso che questa insistenza nel voler "livellare", eguagliare i generi, le identità sessuali, sia un'idiozia. Penso che la pillola abbia cambiato molte cose per le donne, fornendole quasi di mascolinità se vogliamo. Penso che abbia impoverito il romanticismo delle nostre vite e trovo che questo sia un peccato.

Signor Polanski lei ha realizzato molti adattamenti, quali sono state le difficoltà nel realizzare questo in particolare?
Roman Polanski: la sfida più grande è stata quella di non annoiare lo spettatore. E' complesso avere due personaggi sempre nello stesso posto senza stancare chi sta guardando, mantenendo l'interesse per tutto la durata della pellicola, ma è stato molto eccitante, una sfida entusiasmante.

E' più semplice dal punto di vista di un attore recitare su un adattamento, sapere che c'è un libro o una commedia da poter consultare per approfondire lo studio del personaggio?
Mathieu Amalric: per primo ho letto lo script che mi ha mandato Roman, ma naturalmente ho letto anche la piece teatrale di David e il libro di Leopold von Sacher-Masoch. E' come nel film, non sai più cosa è vero e cosa non lo è, ci sono diversi strati di realtà e hai la possibilità di addentrarti sempre di più in questi strati, questi sotto livelli. In più ho comprato un libro scritto dalla moglie di Sacher-Masoch e l'ho proposto ad Emmanuelle, il che chi ha portato ad approfondire i personaggi ancora di più.

Roman Polanski: io penso che alla fine, la fonte del testo non ha molta rilevanza quando ti trovi di fronte alla camera, c'è l'attore e le battute che deve recitare, simulare. Quello che dico sempre agli attori è di leggere il testo ad alta voce fino a quando non è diventato parte di loro stessi, fino a quando non è più qualcosa di estraneo. Più si legge il testo e più il personagio diventa reale e quando l'attore va dal regista per chiedergli "possiamo cambiare questa battuta" quelle battute diventano reali, vere, quindi in conclusione non penso sia molto importante osservare o sapere la storia che ha accompagnato l'adattamento.

Signor Polanski vorrei sapere come lavora con i suoi attori, li domina o sono loro a dominare lei?
Roman Polanski: oh, li domino eccome! (grande ilarità in sala). E' proprio di questo che parla il film, il dominio sull'altro. A volte li prendo a schiaffi quando posso, ma loro mi lasciano fare, non si lamentano mai, anzi, chiedono di più.

Signor Desplat, com'è stato il processo creativo per questo film? E' partito dalla storia per scrivere la musica, o si è basato sui personaggi?
Alexandre Desplat: ho letto lo script che Roman mi ha mandato e per quanto suoni strano dirlo, lavorare con lui è stato semplicissimo - Polanski si lamenta del fatto che Desplat gli sta rovinando la reputazione - sapevo che sarebbe stato un lavoro duro perchè Roman esige il massimo e prima di incontrarci ero nervosissimo, ho cercato di essere al top della mia forma, ma poi quando abbiamo cominciato a parlare del progetto è stata una gioia e sono certo che dalle reazioni che avete avuto alle vostre domande, ci sarete resi conto di quanto ci siamo divertiti con questo film e allo stesso tempo, tra una risata e l'altra, il processo creativo ha preso vita in maniera naturale, Roman ha la capacità di offrire un enorme imput creativo, ti guida ma ti lascia libero di esplorare. Molti registi temono di lasciarti libero in questo senso, per lui non è così.

Signora Seigner, direbbe che il suo personaggio è in cerca di vendetta?
Emmanuelle Seigner: in un certo senso è una dea della vendetta, è sicuramente uno dei suoi aspetti, ma personalmente non l'ho sentita così, per me rappresenta qualcosa di positivo, divertente - Polanski interviene castigandola "non dire così ti prenderanno per una bionda scema" - mah, sì, perchè no, è una dea della vendetta che rappresenta tutte quelle attrici che non vengono considerate durante i provini.

Signor Ives, nel film Vanda dice che la commedia è sessista, le cosa ne pensa?
David Ives: penso che lo spettatore debba rispondere per sé stesso a questa domanda. Posso dire questo però, una sera durante la rappresentazione della commedia a Broadway, una signora della prima fila continuava a esultare ogni tre minuti, "SI!", e no, non l'abbiamo pagata per farlo, quindi forse c'è qualcosa di vero in quello che dice.

Signor Polanski, come mai ha deciso di girare il film in francese? E' qualcosa che non fa da molto tempo.
Roman Polanski: in reltà non ho mai girato un film in francese ed è per questo che ho deciso di farlo questa volta.

Lei ha diretto Emanuelle in altre occasioni, ma questa volta è stata davvero fenomenale.
Roman Polanski: quando ho letto il testo ho pensato "questa parte è perfetta per Emanuelle" ma nonostante questo, quando lei ha assimilato il testo mi ha completamente scioccato, è stata fantastica. Adesso dirò qualcosa che forse ad Emanuelle non farà piacere: lei non era molto entusiasta quando le ho chiesto di leggere la commedia in inglese, ma io ho insistito.

Emmanuelle Seigner: Sì, beh, all'inizio ho letto la piece, ma poi ho avuto lo script ed è stato più semplice.

Il teatro nel film è reale? Considerato che sono stati citati quattro teatri nei titoli di coda.
Roman Polanski: no, i quattro teatri citati sono stati usati per gli esterni, uno è stato usato come spazio per costruire il set, tutto il resto delle decorazioni è opera del nostro production designer, che si occupa del set, delle scenografie e tutto il resto che vedete sullo schermo.

Signor Polanski, cosa significa Cannes per lei? E cosa pensa dei riconoscimenti avuti?
Roman Polanski: io sono arrivato qui per la prima volta come studente di cinema e devo dire che mi divertivo di più quando ero uno sconosciuto, nessuno mi chiedeva continuamente di fotografarmi, così come so che farete appena abbiamo finito con l'intervista - risate in sala - Cannes è incredibilmente eccitante, è una sorta di mecca del cinema. La mia prima competizione cinematografica fu un disastro (L'inquilino del terzo piano), venni praticamente umiliato in pubblico, ma poi il film diventò un cult. Così quando partecipai a Cannes con Il pianista presi il primo volo per tornare a casa subito dopo la proiezione, ma poi Alain mi chiamò dicendo che dovevo ritornare perchè avevo vinto, fu un momento bellissimo, non posso essere ipocrita e dire che non me ne importava niente.

Signor Polanski girerà mai un altro film in Polonia e se sì con chi vorrebbe lavorare?
Roman Polanski: beh, io giro i film a seconda di dove il soggetto mi porta, quando ho fatto Il pianista la storia mi ha portato in Polonia ed è stato un progetto incredibile che mi ha dato tantissimo e se capiterà un'altra storia che mi porta in Polonia, sarà nuovamente una gioia girare lì. Mi vergogno ad ammettere di non avere una conoscenza profonda del cinema polacco, quindi non saprei con quali attori mi piacerebbe lavorare.

Signor Edelman, qual'è stato il suo approccio a questo film, ha pianificato tutto in precedenza o preferisce organizzare le cose durante la lavorazione?
Pawel Edelman: non c'è stato molto tempo prima dell'inizio della lavorazione, solo quattro mesi di pre-produzione prima che le riprese iniziassero e ci siamo dovuti concentrare sullo script, siamo andati a casa di Roman per visionare alcuni film in modo da sintonizzarci sulla stessa onda, su quello che volevamo e poi ci siamo trovati nel bel mezzo delle riprese e in un certo senso abbiamo dovuto improvvisare un pochino. Abbiamo usato videocamere digitali per la prima volta e devo dire che è stata un'esperienza interessante per noi.