La squadra dietro le quinte di United al RomaFictionFest 2011

Il regista, lo sceneggiatore e i produttori ci parlano di United e di come, attraverso testimonianze d'epoca e interviste ai sopravvissuti, hanno ricostruito il disastro aereo di cui il Manchester è stato vittima, dalla prospettiva più umana possibile.

Nel febbraio 1958, il Manchester United, di ritorno da una trasferta a Belgrado, fu vittima di un disastro aereo in cui ventitre persone, tra giocatori, membri dello staff e giornalisti, persero la vita. United di James Strong racconta questa tragedia dalla prospettiva del giovane Bobby Charlton, astro nascente del calcio inglese che continuerà sempre ad essere una bandiera della squadra, e dell'allenatore Jimmy Murphy, a cui è spettato il difficile compito di rimettere insieme i pezzi non solo dell'organico, ma anche delle esistenze distrutte dei sopravvissuti. E' una storia di amicizia, di passione per il gioco e per la vita, una celebrazione dell'accezione più alta dei concetti di squadra e di sport, questo film per la televisione che riconferma le doti di regista di Strong e anche l'affiatamento del team già rodato con Doctor Who, quello composto anche dallo sceneggiatore Chris Chibnall e da David Tennant, qui nel ruolo di Murphy. Chibnall e Strong, ma anche i produttori Simon Heath e Julia Stannard, ci hanno parlato delle loro aspettative sul progetto e degli intenti che ne hanno guidato la realizzazione.

Chris Chibnall: La nostra intenzione principale nel realizzare questo film era quella di parlare di un evento che nessuno aveva ancora portato su schermo, cosa secondo noi incomprensibile. Il punto d'inizio è stata ovviamente una conversazione con James, in cui ci chiedevamo come mai nessuno avesse mai dato sufficiente risalto alla figura di Jimmy Murphy, che invece ha svolto un ruolo importantissimo e che meritava gli venisse reso onore.

##Per questo avete scelto per il suo ruolo un attore bravissimo come David Tennant, con cui avevate lavorato anche per Doctor Who?## James Strong: Il nome di David era lì sin dall'inizio, ma eravamo un po' titubanti nel coinvolgerlo nel progetto, perché, visto che non è assolutamente un appassionato di calcio, non sapevamo se sarebbe stato interessato. David è uno dei migliori attori del mondo, volevamo assolutamente uno come lui, e alla fine ci siamo decisi a chiederglielo, nonostante il nervosismo dato dal fatto che, essendo anche un amico, avrebbe potuto sentirsi in imbarazzo nel caso avesse voluto rifiutare. Gli abbiamo spedito il copione e nemmeno dodici ore dopo, benché fosse negli Stati Uniti per girare un altro film, è stato lui a chiamarci per dirci che voleva quel ruolo assolutamente. Tutto quello che David fa è speciale, ma in questo caso si è veramente superato: ha incontrato i familiari delle vittime, ha studiato la storia dell'evento, si è documentato il più possibile. Questo è uno sforzo che abbiamo fatto tutti, ma nel suo caso in particolare è stato davvero grandissimo.

Come avete sviluppato il vostro lavoro di ricerca?

Chris Chibnall: Abbiamo fatto moltissima ricerca, sia per quanto riguarda le testimonianze registrate d'epoca sia per quel che riguarda libri, film, documentari sull'argomento. Inoltre James ha parlato personalmente con i sopravvissuti e con i familiari delle vittime. Ci siamo accorti che ogni racconto aveva una prospettiva diversa degli eventi che hanno portato alla tragedia, del disastro in sé e di quello che è venuto dopo, quindi abbiamo dovuto decidere anche noi quale storia raccontare: ce n'erano centinaia che valevano la pena di essere descritte, ma dovevamo concentrarci solo su una o due. Quando abbiamo finito il film, la produzione ha organizzato una proiezione speciale per centoventi persone, tra cui i superstiti e i familiari, e quello è stato uno dei momenti più emozionanti e commoventi della nostra esistenza, e credo di parlare per tutti. Sapevamo che attraverso questo lavoro stavamo parlando della vita di persone reali, e siamo stati orgogliosi del fatto che molti alla fine ci abbiano ringraziato, e che addirittura uno di loro ci abbia confessato di essersi sentito orgoglioso a sua volta.

Nel film non si vedono azioni di gioco. E' una scelta voluta sin dall'inizio o ci avete provato, ma vi siete accorti che la cosa non funzionava, come del resto spesso accade nei film sul calcio?

James Strong: In effetti ci sono tantissimi film brutti sul calcio. Ma questo perché si tratta di uno sport difficile da catturare e riprodurre con degli attori, perché nel vederlo è subito chiaro quando si ha a che fare con un bel gioco e quando no. Tra i nostri attori ce n'erano anche alcuni discretamente bravi, ma non abbastanza da rappresentare quella che è stata forse una delle migliori squadre al mondo. In realtà, più che un film sul calcio, il nostro è un film su una squadra, che avrebbe potuto essere formata allo stesso modo anche da minatori, o da soldati. E' su quello che è accaduto a un gruppo di persone, fuori dal campo, dietro le quinte: il calcio è sì importante, e infatti si vedono gli allenamenti, se ne percepisce l'atmosfera, ma non sono le partite che contano. E' un film di emozione, che definirei quasi sulla famiglia.

Quanto sono durate le riprese? E lo vedremo mai sulla televisione italiana?

Simon Heath: Il film è stato girato in circa quattro settimane, con un budget di due milioni di sterline che, rispetto a quello che ci prefiggevamo di realizzare, non è per niente alto. Per via dei tempi e del budget tutti noi ci sentivamo sotto pressione, ma quello che ci ha guidato è stata la passione per questa storia, sin dalla sceneggiatura. Per quanto riguarda la distribuzione italiana, ancora non si sa nulla, ma penso che sia un film in grado di interessare l'audience anche in Italia.
Julia Stannard: Ancora non abbiamo stretto accordi per la distribuzione in Italia, ma speriamo con la proiezione di stasera di trovare un partner ideale. A livello internazionale il film è già andato molto bene, l'abbiamo distribuito in Svezia, in Germania, in America Latina e in Australia.

##Tra i film sul calcio però è impossibile non citare Fuga per la vittoria, che invece è molto bello. Ma come mai avete scelto di raccontare questa storia proprio ora, e come avete ricostruito così precisamente l'atmosfera degli anni Cinquanta?## James Strong: Vero, Fuga per la vittoria è anche uno dei miei film preferiti, ma è venuto così bene perché lì sono stati utilizzati calciatori veri, eccetto per le gambe di Michael Caine e quello strano gol di Sylvester Stallone... La ragione principale per cui abbiamo voluto raccontare questa storia è che non l'aveva ancora raccontata nessuno, certo l'avvicinarsi del cinquantenario ha avuto il suo ruolo, ma i film ci mettono anni per essere realizzati e le ricorrenze passano, quindi il motivo non è solo quello. E' una storia universale, e l'attenzione con cui abbiamo curato i dettagli è stata talmente attenta da risultare fastidiosa. Abbiamo cercato di fare il lavoro più accurato possibile, persino i sedili dell'aereo erano rivestiti con la stessa stoffa di allora, i posti erano esattamente gli stessi: per questo dobbiamo ringraziare il reparto scenografia, che è stato fantastico. Cinquant'anni sembrano tanti, ma in realtà quei momenti costituiscono ancora una grossa parte nella vita di molti dei protagonisti di quella vicenda, ed era una nostra precisa responsabilità rappresentarla con la maggior accuratezza possibile.

Il film è già andato in onda in Inghilterra? Che accoglienza ha avuto? Quell'evento è ancora ricordato dagli inglesi o prima del vostro film nessuno ne parlava più?

Chris Chibnall: Il film è stato trasmesso in aprile dalla BBC2 e ha fatto più di quattro milioni di spettatori. Abbiamo avuto reazioni molto buone dal pubblico e anche molte recensioni positive, quindi è andata bene. Addirittura i nomi dei protagonisti erano diventati trend su Twitter, e questo ha reso molto orgogliosi i nipoti di Jimmy Murphy. Questo è stato un evento molto importante per gli appassionati di calcio e per i tifosi del Manchester in particolare, ma nella memoria collettiva sta effettivamente scomparendo: noi speriamo di poter tenere vivo questo ricordo almeno per altri cinquant'anni, perché la gente deve sapere come quelle persone hanno contribuito a fare la storia del calcio, e riteniamo che un film possa trasmettere questa idea meglio di un documentario.

Quale è stata la reazione di Bobby Charlton? Ed è vero che il figlio di Matt Busby non ha gradito la caratterizzazione un po' "da gangster" che avete usato per il padre?

Chris Chibnall: Con Bobby abbiamo parlato a lungo, ci siamo confrontati su quegli eventi, lui ci ha augurato buona fortuna ma ci ha anche detto, in modo molto educato e amichevole, che non voleva prendere parte alla lavorazione del film. In realtà al figlio di Matt Busby noi abbiamo mandato un dvd, visto che non era venuto alla proiezione per assistere alle corse dei cavalli, e i suoi primi commenti erano stati positivi. Poi un giornalista lo ha intervistato e nel frattempo deve aver cambiato idea. Noi comunque siamo totalmente in disaccordo con questa critica, abbiamo studiato a lungo il modo di vestire di Busby e quindi, pur avendo il massimo rispetto per l'opinione di suo figlio, non la condividiamo.
James Strong: Inoltre questa contestazione riguarda solo il suo abbigliamento, non la caratterizzazione del personaggio in sé.

La squadra attuale ha visto il film?

James Strong: Non ne sono sicuro in realtà, ma pensiamo di si.
Julia Stannard: Noi abbiamo lavorato a stretto contatto con il Manchester United Museum, sono loro ad aver rappresentato la squadra. Non so se i giocatori lo abbiano visto o meno, ma da parte loro c'era senz'altro la volontà di mantenere un basso profilo nella vicenda.
Simon Heath: La sera della messa in onda, e anche nei giorni successivi, ho letto su internet tanti commenti dei tifosi anziani del Manchester, in cui consigliavano alle nuove generazioni di vedere il film, perché parlava della storia del loro club meglio di qualunque altra cosa. Questo per me è stato molto affascinante, perché la storia delle squadre la fanno soprattutto i tifosi, aldilà di chi indossa di volta in volta la divisa.