Recensione La rosa bianca - Sophie Scholl (2005)

Con delicatezza, il film di Rothemund commuove ed emoziona, Sophie Scholl è ritratta come una ragazzina coraggiosa, ma la sua disarmante semplicità ed il suo sorriso fanno volare il cuore dello spettatore più in alto dei suoi volantini bianchi.

La scelta di Sophie

Una risma di volantini lanciati nell'atrio dell'Università di Monaco, un volo di fogli bianchi come colombe che denunciava gli orrori e le bugie del regime nazista ed invitava i tedeschi alla disobbedienza in nome della pace: così inizia il sacrificio della giovanissima Sophie Scholl, studentessa ed esponente della Weisse Rose, un'organizzazione che lotta come può ed in modo pacifico contro il nazismo, e cerca di scuotere la coscienza dei cittadini congelata dalla diabolica ascesa al potere di Adolf Hitler e dei suoi loschi compari. Un sacrificio, quello di Sophie e di suo fratello Hans che non fu certo inutile e che Marc Rothemund ha ricostruito nel suo Sophie Scholl - Die letzten Tage, vincitore di due Orsi d'Argento alla 55esima edizione del Festival di Berlino, uno per la regia ed uno per la migliore attrice andato all'ottima Julia Jentsch.

Il film di Rothemund non si sofferma solo sulla superficie di questa dolente pagina della storia tedesca, limitandosi ad una fredda cronaca di quanto accaduto, ma scende in profondità tracciando sul grande schermo un ritratto vivo di Sophie, ragazza coraggiosa e sensibile, che sceglie di prendersi tutte le responsabilità del suo gesto, pur di risparmiare agli amici, ai compagni ed alla famiglia le atrocità concepite dalla follia nazista, ed allo stesso tempo approfondisce anche la psicologia dei servi devoti del furher facendo trasparire tutte le loro incertezze e le loro preoccupazioni, sotto una corazza di effimera esaltazione. Splendido è il confronto tra Sophie e l'ispettore Mohr, interpretato da un ottimo Alexander Held, un personaggio non ricalcato con facilità dagli stereotipi del nazista inflessibile, ma reso più credibile da una pennellata di umanità, quando accenna alla propria vita ed alla propria carriera, o quando cerca quasi di autoconvincersi che le teorie della ragazza che sta interrogando non hanno senso, che gli ebrei stanno solo emigrando altrove e non vengono massacrati nei campi di concentramento. Sotto i discorsi gridati di Goebbels, nel film di Rothenmund, annega una società fragile che cerca di credere a quanto promesso, sogni di prosperità e deliri di onnipotenza politica.

Con delicatezza e senza stucchevoli siparietti emotivi, Sophie Scholl commuove ed emoziona, la studentessa della Weisse Rose è ritratta come una ragazzina coraggiosa, con i sogni e le paure di tutte le sue coetanee, affidati alla compagna di cella Else; affronta un infamante processo per alto tradimento, e va incontro al suo inevitabile destino, ma la sua disarmante semplicità ed il suo sorriso fanno volare il cuore dello spettatore più in alto dei suoi volantini bianchi.

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4.0/5