Recensione Doppio gioco - la verità si nasconde nell'ombra (2012)

Il film di James Marsh risulta un'analisi interessante di uno dei tanti aspetti di un fenomeno complesso e recente della storia dell'Europa, ma è soprattutto efficace nel mettere in scena il dramma delle persone le cui esistenze sono state travolte da esso.

La scelta di Colette

Non sempre è facile decidere cosa fare, che strada prendere davanti a una scelta difficile. Sono i nostri ideali o i nostri sentimenti ad indicarci la via giusta, ma che accade quando questi ci spingono in direzioni diverse, opposte? Come si può scegliere tra membri diversi della propria famiglia?
E' quello che accade a Colette McVeigh, costretta a tradire la sua famiglia per il bene di suo figlio. Catturata in occasione di un attentato abortito a Londra, la ragazza viene messa al cospetto di una scelta: lavorare come spia e tradire i propri familiari, o andare in carcere per 25 anni e non vedere più suo figlio.
E' l'agente dell'MI5 Mac e Colette decide di fidarsi di lui, tornare a Belfast e spiare la propria famiglia. Ma quando un'operazione segreta dei suoi fratelli viene ostacolata, si sospetta che ci sia un informatore al lavoro e lei e la sua famiglia si ritrovano in pericolo.


James Marsh in Shadow Dancer concentra la sua attenzione sull'IRA ed il conflitto reale che ha scosso la Gran Bretagna, ma non affronta il tema da un punto di vista politico, concentrandosi piuttosto sulle vicende di una famiglia che in quel contesto si trova travolta. La morte di uno dei fratelli di Colette, che vediamo nel duro prologo ambientato nel 1973, è la causa scatenante di quanto accade nel plot del film, venti anni dopo nel 1993.
Marsh mette in scena un thriller asciutto, teso in alcuni momenti e con almeno un paio di sequenze vivide ed emozionanti, ma è soprattutto sui personaggi ed i loro conflitti interiori che sa e vuole focalizzare l'attenzione, raccontando uno spaccato di un periodo, senza dare giudizi.

Sono abili sia Clive Owen che la giovane Andrea Riseborough a mettere in scena tali conflitti e la sofferenza dei propri personaggi. Conflitti soprattutto interiori, che però si riflettono anche sui rapporti che hanno con l'esterno: il Mac di Owen con l'agente Kate Fletcher, che ha il volto di una glaciale Gillian Anderson, nel gestire le difficoltà di un lavoro fatto di operazioni ciniche, che li costringe a sacrificare delle vite per poterne salvare altre; Colette con gli altri membri dell'IRA, con i fratelli, con la madre con cui vive.
Marsh è abile a tratteggiare tutto ciò, alternando primi piani sui volti dei suoi personaggi a campi più ampi, ma altrettanto opprimenti, usando inquadrature prolungate ed un montaggio preciso, mai frenetico: è un esempio proprio la sequenza dell'attentato sventato a Londra, caratterizzata da un lungo piano sequenza sul volto teso di Colette nel suo viaggio in metropolitana.

Con impostazione da thriller, quindi, Shadow Dancer risulta un'analisi interessante di uno dei tanti aspetti di un fenomeno complesso e recente della storia dell'Europa, ma è soprattutto efficace nel mettere in scena il dramma delle persone le cui esistenze sono state travolte da esso.

Movieplayer.it

3.0/5