La regista Anna Negri presenta 'Riprendimi'

Con lei la produttrice Francesca Neri e il giovane cast della pellicola, già presentata in concorso al Sundance Film Festival.

Dopo il passaggio all'ultimo Sundance Film Festival, unico film italiano ad essere selezionato, approda anche in Italia il film low-budget Riprendimi, di Anna Negri, storia di una drammatica separazione, filmata dall'occhio onnipresente delle telecamere di una coppia di giovani documentaristi interessata a testimoniare il precariato del lavoro e degli affetti. Prodotto dalla Bess Movie di Francesca Neri e Claudio Amendola, Riprendimi è scritto e diretto da Anna Negri che fa dialogare cinema e documentario per riflettere sulla frantumazione delle sicurezze e la fragilità degli affetti in un'epoca come la nostra dominata dall'instabilità. Protagonisti del film i giovani talenti del nostro cinema: Alba Rohrwacher, Marco Foschi, Valentina Lodovini. La regista, il cast e la produttrice Francesca Neri hanno incontrato la stampa a Roma per presentare il film in uscita venerdì 11 aprile distribuito da Medusa.

Anna Negri, qual è il messaggio che vuole dare con Riprendimi?

Anna Negri: Il mio film è una sorta di grande metafora. Tutti nella vita abbiamo delle grandi convinzioni, Riprendimi parla della perdita della scurezza e della sua riconquista attraverso il dolore. Oggi c'è una mancanza di storie di donne raccontate dalle donne. Il film ha un'esigenza autobiografica, perché quando mi stavo separando avrei avuto bisogno di un film come questo, ma non c'era nulla di simile sul tema, che quando veniva affrontato sposava sempre un punto di vista maschile.

Nel film si parla di precariato, ma ancora più importante sembra essere l'invadenza dei media nella nostra vita quotidiana.

Anna Negri: Le telecamere sono un espediente comico per sdrammatizzare il dramma dei due protagonisti, ma servono anche per riflettere sulla nostra esperienza quotidiana completamente mediatizzata. Sono rimasta molto colpita qualche tempo fa, quando sul luogo di un incidente stradale tutte le persone si sono messe a riprendere la scena col proprio telefonino. Ci divertiva l'idea assurda di avere due tizi con la telecamera che ti seguono sempre, ma volevamo anche testimoniare questa sensazione sempre più diffusa di vivere dentro un film.

Il suo è un cinema che parla di sé stesso. Si è ispirata al cinema russo e ad autori come Vertov?

Anna Negri: Il cinema autoreferenziale c'è in tutte le salse. Se proprio dobbiamo parlare di riferimenti, allora citerei L'occhio che uccide di Michael Powell, solo che nel mio film l'occhio ama invece di uccidere, perché nel caso del voyeurismo da un punto di vista femminile l'oggetto amato si può avere, non dev'essere per forza ammazzato per essere posseduto.

Il film è stato l'unico lavoro italiano ad essere accettato al Sundance Film Festival e il suo film precedente, In principio erano le mutande, ha vinto un premio al Festival N.I.C.E. di New York nel 1999. Cosa pensa di questo riconoscimento negli Stati Uniti verso i suoi lavori?

Anna Negri: Mi sono formata all'estero, nei paesi anglosassoni, i miei modelli di riferimento sono quelli e mi sento parte di un cinema globale. Due cose di Riprendimi hanno colpito in particolare al Sundance: l'innovazione di linguaggio, che mi ha fatto felice perché era un linguaggio inventato per necessità di budget, e poi il livello delle performance, delle interpretazioni, due aspetti del mio film di cui vado fiera e che hanno fatto sì che il film venisse accolto così bene.

Lei aveva iniziato il film con Rai Cinema, poi cosa è successo?

Anna Negri: Ho iniziato con Rai Cinema sempre con l'idea di un film a basso costo, ma loro lo trattavano con una prospettiva da grossa produzione. C'erano quindi divergenze di punti di vista e abbiamo lasciato perdere perché il modo di finanziare un film e quello di girarlo sono legati l'uno all'altro.

E' vero che Brad Pitt vi ha contattati dopo aver visto il film?

Anna Negri: La casa di produzione di Brad Pitt pare sia interessata al film per un remake, ma non c'è ancora nulla di certo.

La canzone che chiude il film è Pazienza di Gianna Nannini. Com'è nata la collaborazione con lei?

Anna Negri: Sono pazza di Gianna e lei quando ha visto il film finito era così entusiasta che ha deciso di darci la canzone Pazienza, un riconoscimento molto gradito.

Cosa pensano gli attori dei propri personaggi?

Alba Rohrwacher: Leggendo il copione mi ha colpito la determinazione del mio personaggio in tutta la storia. Lucia non si arrende a vedere il suo sogno infranto e lotta con tutte le sue forze per rimettere insieme i cocci. Mi piaceva questo personaggio e il fatto che la sua storia fosse raccontata da una donna che riusciva a cogliere la sensibilità nella sua forza. Altro aspetto che mi piaceva era la sua leggerezza, la sua libertà: credere in una cosa per poi innamorarsi di un altro modo di vivere e quindi poter cambiare punto di vista.

Marco Foschi: All'inizio ero restio ad accettare la parte per il carattere negativo del personaggio, ma poi mi ha divertito affrontarlo. Nel film maschi e femmine sono abbastanza stereotipati come dev'essere in una commedia e anche se non condividevo il modo di comportarsi di Giovanni ho cercato di interpretarlo al meglio.

Valentina Lodovini: Ho scelto di fare il film per tre caratteristiche principali: l'urgenza del racconto, le idee nuove e il fatto che ci fosse un produttore che finalmente voleva rischiare. Inoltre c'è stata molta fantasia nella scelta del casting ed è una cosa importante. Di Michela, il personaggio che interpreto, mi piace molto il fatto che deve ricominciare, che ha tanta paura di lanciarsi in una nuova storia perché anche lei è stata abbandonata, ma poi alla fine si lascia andare a un nuovo amore.

Francesca Neri, lei è alla seconda produzione dopo Melissa P. Cosa l'ha spinta a scegliere di produrre un film come Riprendimi?

Francesca Neri: Mi è piaciuto molto il soggetto scritto da Anna e mi ha colpito la sua necessità di raccontare questa storia e di volerlo fare con un linguaggio nuovo. Il film è nato in maniera completamente indipendente, il che ci ha dato molta libertà, poi Medusa ha creduto nel prodotto finito e ora possiamo contare su una distribuzione così buona. Questa libertà ha scatenato grande creatività. E' un progetto molto femminile, una storia raccontata dal punto di vista della donna, qualcosa di ancora inedito quando si parla di certi argomenti.

Lei ha investito quanto guadagnato con Melissa P. per produrre Riprendimi.

Francesca Neri: In realtà con Melissa P. non ho guadagnato granché, ma ci siamo tenuti i premi governativi che sono soldi che vanno investiti nel cinema. Il film è costato settecento mila euro, è stato girato in digitale e poi riversato in pellicola. Anna ha sacrificato tante cose perché il film era un piccolo progetto, ma con una ricchezza di intenti, di sentimenti e di creatività che sono venuti comunque fuori. C'è stata una grande libertà che ha favorito la qualità, ma è stato importante anche il lungo lavoro con gli attori prima dell'inizio delle riprese.

Quali sono i suo progetti futuri per quanto riguarda la sua doppia carriera di attrice e produttrice?

Francesca Neri: Sto finendo di girare Il papà di Giovanna di Pupi Avati che uscirà a settembre, con Silvio Orlando e con Alba Rohrwacher nel ruolo di mia figlia. Per quanto riguarda la produzione ci sono tanti progetti, ma ancora nulla di concreto.