Southpaw: Jake Gyllenhaal mette su muscoli e imita Rocky

Se il cinema di Antoine Fuqua può essere percepito come 'arrogante', la profonda umanità dei personaggi messi in scena compensa l'eccesso di testosterone stilistico.

Realizzare una pellicola sulla boxe oggi significa accettare il rischio di cadere nello stereotipo. Da Rocky a Toro scatenato, da Lassù qualcuno mi ama a Million Dollar Baby, molto è stato detto su uno sport altamente spettacolare, violento e cinematografico. Difficile trovare una nuova chiave di lettura, soprattutto quando i maestri della settima arte si sono già espressi con risultati eccellenti. Antoine Fuqua, però, è un regista coraggioso e viscerale. La sua dedizione al genere finora ha prodotto thriller polizieschi duri e abbacinanti. Stavolta Fuqua trasla il suo stile sporco e potente nel dramma sportivo e se Southpaw - L'ultima sfida, a conti fatti, non è un film originale, contiene delle problematicità che lo rendono interessante.

Southpaw - L'ultima sfida: l'urlo di Jack Gyllenhaal sul ring
Southpaw - L'ultima sfida: l'urlo di Jack Gyllenhaal sul ring

La pellicola si apre sul ring soffermandosi sui dettagli del corpo massiccio e muscoloso di Jake Gyllenhaal, il volto, una maschera di sangue, trasfigurato dai pugni presi. L'attore ha plasmato il corpo con mesi e mesi di allenamenti e, a riprese concluse, ha giurato che d'ora in poi il pugilato farà sempre parte della sua vita. Il suo sforzo interpretativo è senza dubbio uno dei punti di forza del film. Il suo pugile, Billy Hope, è una figura umanissima. Un giovane cresciuto in un orfanotrofio di Hell's Kitchen, dove ha conosciuto la sensuale moglie (Rachel McAdams), e poi per la strada, che ha fatto dentro e fuori dalla prigione e si è imposto a forza di pugni.

Lo stallone di Hell's Kitchen

Southpaw - L'ultima sfida: Jake Gyllenhaal e Rachel McAdams si abbracciano
Southpaw - L'ultima sfida: Jake Gyllenhaal e Rachel McAdams si abbracciano

La performance di Jake Gyllenhaal è immersiva: al lavoro sul fisico si aggiunge quello sulla psiche di Billy Hope. Parlata strascicata, a tratti incomprensibile, di chi ha il cervello confuso da troppi cazzotti, vocabolario limitato, Billy è abituato a combattere, ma non a usare la propria testa. E' la moglie a prendere tutte le decisioni, a gestire il lauto patrimonio e a mediare nel rapporto con la figlia, una bambina di dieci anni, che del padre, finora, ha conosciuto solo i lati positivi grazie alla vigile presenza materna. Seguendo le orme del primo Rocky, Southpaw si concentra sulla vicenda umana del suo pugile più che su quella sportiva, è una storia di riscatto, di caduta e redenzione, ed è una profonda tenerissima storia d'amore paterno.

Southpaw - L'ultima sfida: Jake Gyllenhaal con gli occhi pesti seduto sugli scalini
Southpaw - L'ultima sfida: Jake Gyllenhaal con gli occhi pesti seduto sugli scalini

Dal punto di vista della scrittura, il dramma di Billy Hope viene trattato in maniera semplicistica. Quando il personaggio cade in disgrazia, si comporta nell'esatto modo che ci aspetteremmo da lui. Reagisce con violenza, è incapace di mantenere il controllo sulla propria esistenza e suoi propri beni e dopo aver perso ciò che aveva di più caro, mette a repentaglio l'affetto della figlia per via della sua incapacità. Il suo entourage, guidato dal calcolatore Jordan Mains (un convincente Curtis Jackson), gli volta le spalle più per necessità che per volontà e sarà l'incontro con il saggio ex pugile Tick Wills (Forest Whitaker), che ora gestisce una palestra di pugilato, a ricondurlo sulla retta via. Figura, questa, che non può non riportarci alla mente il mentore di Rocky, l'anziano Mickey, interpretato dal grande Burgess Meredith.

Il lato umano del ring

Southpaw - L'ultima sfida: Jake Gyllenhaal insieme alla piccola Oona Laurence
Southpaw - L'ultima sfida: Jake Gyllenhaal insieme alla piccola Oona Laurence

Southpaw è un film di performance, di virtuosismi recitativi e registici. Ciò che ci viene raccontato non stupisce, ma il modo in cui viene fatto è senza dubbio affascinante. Se la performance di Jake Gyllenhaal non ha momenti di stanca, la seppur breve presenza di Rachel McAdams dà vita a un personaggio carismatico e sensuale, intrigante quanto basta per appassionarsi immediatamente alle sue vicende. Lo stesso Antoine Fuqua compensa col mestiere la scarsa originalità dello script e infatti i momenti più coinvolgenti del film gli spettacolari combattimenti di Billy Hope posti all'inizio e alla fine, è quel ring in cui la macchina da presa danza a immortalare i muscoli d'acciaio, i pugni e il sangue che scorre copioso.

Southpaw - L'ultima sfida: un primo piano di Forest Whitaker sul ring
Southpaw - L'ultima sfida: un primo piano di Forest Whitaker sul ring

Considerato il budget limitato con cui Fuqua si è trovato a lavorare, il regista ha letteralmente sfoderato i muscoli per compensare le mancanze e se il suo cinema può essere percepito come 'arrogante', la profonda umanità dei personaggi messi in scena compensa l'eccesso di testosterone stilistico. Da segnalare l'incredibile performance della piccola Oona Laurence che interpreta Leila, la figlia di Billy, e le musiche di James Horner che accompagnano il film. Il compositore, scomparso di recente, aveva partecipato alla pellicola a titolo gratuito proprio per ovviare alla carenza di budget e il film è dedicato alla sua memoria.

Southpaw - L'ultima sfida: Jake Gyllenhaal col volto tumefatto abbraccia sul ring Rachel McAdams
Southpaw - L'ultima sfida: Jake Gyllenhaal col volto tumefatto abbraccia sul ring Rachel McAdams

Movieplayer.it

3.5/5