Ma Ma: Penelope Cruz, la malattia, i fantasmi e il calcio

Il regista Julio Medem dirige per la prima volta la diva spagnola in un dramma ambizioso e dal tema forte, ma che purtroppo si rivela freddo e per lo più vacuo.

Madrid, estate 2012. Mentre in tutto il paese impazza il tifo sfrenato per la Spagna nel campionato europeo di calcio, Magda scopre di avere un tumore al seno. Mentre si prepara per i diversi esiti della sua malattia, passa le giornate con il figlio Dani, giovane promessa calcistica. Durante una partita fa la conoscenza di Arturo, anch'egli segnato dalla tragedia (figlia morta, moglie in coma). Da quel momento in poi la vita di Magda non sarà più la stessa...

Ma Ma: Penelope Cruz in un'immagine dall'alto del film
Ma Ma: Penelope Cruz in un'immagine dall'alto del film

Pur essendo una delle figure più note del cinema spagnolo contemporaneo, in Italia Julio Medem è tuttora un'entità cinematografica semisconosciuta, come dimostra anche la sua assenza dal nostro territorio da anni: nonostante l'ambientazione italica e la partecipazione di Enrico Lo Verso, il dramma erotico Room in Rome è ancora inedito da noi, mentre il precedente Chaotic Ana è passato inosservato dopo la partecipazione alla seconda edizione della Festa del Cinema di Roma. Per i cinefili nostrani, Medem rimane soprattutto l'autore del controverso Lucia y el sexo, che fece parlare di sé più per questioni di censura - alcune scene di sesso non simulato portarono al divieto ai minori di 18 anni - che per i suoi meriti artistici. Ed ecco che, a tredici anni dall'uscita di quel film, Medem torna finalmente nelle nostre sale, presumibilmente grazie alla presenza, nel suo nuovo lungometraggio, di Penelope Cruz, la quale torna a recitare in un film spagnolo dopo una pausa di quasi sette anni (escludendo il cameo ne Gli amanti passeggeri). Peccato, quindi, che Ma Ma - Tutto andrà bene non sia all'altezza di tale connubio artistico.

Due ore di dolore

Ma Ma: Penelope Cruz e Luis Tosar in una intima scena del film
Ma Ma: Penelope Cruz e Luis Tosar in una intima scena del film

Pur non scivolando nella trappola della pornografia del dolore esibita da Alejandro González Iñárritu in Biutiful, altro film iberico sulla malattia (e interpretato dal marito della Cruz, Javier Bardem), Medem non può astenersi dall'uso di un tema forte come strumento per manipolare emotivamente lo spettatore in modo alquanto cinico e calcolatore. Ne risulta una prima ora di film tendente al grigio, in termini cromatici ed emozionali, grazie ad una regia fredda e interpretazioni volutamente sottotono e in parte distaccate che danneggiano quello che vorrebbe essere l'elemento ottimista della pellicola, simile all'approccio di Six Feet Under (la morte come escamotage per celebrare la vita). E dalla serie creata da Alan Ball deriva anche l'improvvisa deviazione del film in territori quasi surreali, tra apparizioni fantasmagoriche, simbolismi acquatici a tutto spiano ed incontri sessuali decisamente folli (e, considerando il curriculum del regista, sorprendentemente privi di anima). Per non parlare di un uso insensato di una CGI a dir poco risibile (forse per motivi di budget, ma ciò non toglie che il risultato sia visivamente sgradevole), e un contesto storico e socio-economico drammaturgicamente irrilevante. In altre parole, ci troviamo di fronte ad un vero e proprio caos narrativo e stilistico, intenzionale ma non per questo efficace, ad opera di un regista indubbiamente talentuoso ma, in questa sede, sopraffatto dalle proprie ambizioni.

Eterna, eterea Penelope

Ma Ma: Penelope Cruz in una scena del film
Ma Ma: Penelope Cruz in una scena del film

In mezzo al caos, supportata - non al meglio - da Luis Tosar, si muove Penelope Cruz, la cui bellezza resta inscalfibile nonostante il materiale affidatole. Anima - in tutti i sensi - del film, la sua è l'unica performance che riesce a scavalcare il muro di freddezza generato da Medem e a colpirci un minimo al cuore. Solo che quando arriva quel momento è già quasi troppo tardi, e non ci resta che soffrire insieme a lei in attesa che il delirio autoriale del regista giunga al termine. In sostanza, una grossa occasione sprecata, che non giustifica il ritorno nelle nostre sale di un cineasta le cui vere capacità sembrano destinate a rimanere per lo più invisibili al pubblico italiano.

Movieplayer.it

1.5/5