Amy Winehouse protagonista del documentario Amy a Cannes 2015

Grazie all'incredibile quantità di materiale audiovisivo a disposizione, il regista racconta il talento e il percorso autodistruttivo della cantante, per metterci faccia a faccia con un'artista straordinaria.

"Scrivere non provoca tormento, ma nasce dal tormento" diceva de Montaigne e potremmo estendere il concetto a tanta arte, anche al di là della letteratura. Quanti artisti maledetti abbiamo visto accendersi, brillare e poi spegnersi con intensità e pericolosa rapidità? A volte è come se quella spinta creativa, quel fuoco interiore che molti portano dentro, fosse troppo intenso e potente da poter essere gestito, come se li rendesse inadatti a funzionare nel contesto di popolarità ed attenzione in cui si trovano ad operare e vivere.

Non è inusuale. Lo abbiamo visto accadere con Kurt Cobain, per esempio, ed è successo nuovamente nel 2011 quando un altro purissimo talento si è spento, logorato dai suoi stessi eccessi, per un'intossicazione da alcol che ha messo la parola fine a un percorso travagliato e autodistruttivo. Ma cosa spinge questi artisti a varcare quel limite che il buon senso detterebbe? Cosa accade dentro di loro che rende così incontrollabile e ingestibile istinti e pulsioni che li portano all'autodistruzione?

Portrait of the Artist as a Young Woman

Amy Winehouse
Amy Winehouse

Amy non ci dà risposte al riguardo. Il documentario di Asif Kapadia segue tutto il percorso, personale oltre che artistico, della cantante, ma sceglie di raccontare più che indagare: grazie all'incredibile quantità di materiale audiovisivo a disposizione, il regista è in grado di tenere quasi sempre in scena Amy Winehouse, rendendola quasi un'interprete del film e non solo oggetto del documentario. È probabilmente il sogno di qualunque documentarista il poter accedere a tanto materiale relativo a chi si è scelto di indagare, spostando la difficoltà nella realizzazione del film su quanto e cosa mostrare per ottenere l'immagine dell'artista più corretta possibile. Non mancano dichiarazioni e testimonianze di chi, in periodi diversi, è stato accanto a Amy Winehouse, dai genitori a produttori e amici, ma restano figure di secondo piano, a volte indefinite, il cui ruolo non sempre si riesce a collocare con precisione nel contesto del dramma della cantante. Pensiamo in particolare alla figura del padre, che ha anche attaccato la produzione di Amy per il ritratto che di lui fa il documentario, mentre colpisce lo spaccato della madre, che con un paio di frasi delinea il quadro di una situazione familiare che spiega almeno in parte la deriva incontrollabile della giovane cantante.

"Non potevi dire no ad Amy."

On Stage

Un documentario come Amy, che racconta una cantante come Amy Winehouse, non sarebbe completo senza indagare la figura artistica e pubblica, senza mostrarci la cantante impegnata a fare quello che l'ha resa celebre: esibirsi. Primi live, provini, sessioni di registrazioni ed esibizioni importanti, in TV come in tour, ed è in questa importante selezione che svetta il cristallino talento della cantante, la sua carica e sfrontatezza, la sua padronanza del palco. Se il documentario è riuscito in un aspetto in particolare è nel saperci guidare in questo lato della figura della Winehouse, mettendoci faccia a faccia con un'artista straordinaria, al di là del gusto personale, che al mondo della musica non può non mancare. Quello che stupisce, infatti, non è solo la bravura in sé, ma la semplicità con cui questa si esprimeva. La naturalezza di un talento evidente fin da giovanissima e testimoniato nei tanti, tantissimi video che compongono il documentario.

Amy - The Girl Behind the Name: Amy Winehouse in una scena del documentario a lei dedicato e diretto da Asif Kapadia
Amy - The Girl Behind the Name: Amy Winehouse in una scena del documentario a lei dedicato e diretto da Asif Kapadia

Un'artista solitaria?

Se possiamo trovare una pecca nell'impianto di Amy, nel lavoro di Kapadia, - lo dicevamo più su - è lo spazio dato alle figure che invece hanno accompagnato il percorso personale e professionale della cantante. Un reale difetto o un modo per dare enfasi ad una figura forte, capace di catalizzate su di sé l'attenzione sempre e comunque? Con questa scelta sembra quasi che l'autore voglia sottolineare quanto la Winehouse e solo lei sia in prima persona responsabile di ogni sviluppo della sua vita e carriera, nel bene e nel male. Chi le è gravitato intorno non ha potuto far altro che assistere e cercare di consigliare e guidare, invano, lasciando comunque a lei la decisione finale su tutto. Il documentario di Kapadia, con la sua impostazione e enfasi su di lei, lo sottolinea raccontandola senza giudizi di sorta, come un testimone neutro e attento.

Movieplayer.it

3.5/5