La quasi-tetralogia dell'Enigmista

Tra innovazione e tradizione, tra film di genere e cult movie, le nostre riflessioni sulla serie horror che ha conquistato gli appassionati.

Nelle sale è ancora presente Saw III - L'enigma senza fine e già i produttori annunciano l'uscita del quarto capitolo della saga, prevista negli U. S. A. per il prossimo Halloween. È tuttavia possibile cominciare a riflettere su film che hanno profondamente diviso il giudizio della nostra critica più consolidata da quello del pubblico. Forse, è proprio il caso di dire che in medio stat virtus, anche se i due poli di giudizio sono assai lontani.

Il primo capitolo, Saw - L'enigmista, è forse quello che più mescola i vari generi cinematografici, per cui non è forse sbagliato parlare di horror thriller, in quanto l'identità del colpevole è svelata alla fine del film, senza dimenticare il tentativo, più o meno riuscito, di dare spessore psicologico ai personaggi, ai loro problemi, come nel caso del medico e del poliziotto di colore. Da un punto di vista narrativo, quindi, assistiamo ad una storia ben congegnata, che si costruisce progressivamente grazie al forte uso di flashback. Naturalmente, l'elemento orrorifico ha una posizione rilevante, la telecamera non nasconde i particolari più macabri, desidera visibilmente mettere alla prova lo stomaco degli spettatori, anche a scapito, talvolta, della stessa coerenza narrativa, messa in discussione anche dal frequente ricorso ad un montaggio da videoclip, con musica ad alto volume e rapidissimi cambi d'inquadratura. L'enigmista, quindi, riesce a creare un modello di horror originale, attraverso una trama ad enigma, cercando di creare personaggi e non tipi. Per gli amanti del genere è stata una rivelazione, mentre chi vuole giudicarlo un film tout court può facilmente scoprirne i punti deboli proprio nella incapacità di allontanarsi da un genere. Molti hanno fatto riferimento a Seven, ma è probabilmente ingiusto paragonare due titoli che partono da basi e che hanno obiettivi profondamente diversi.

Il secondo capitolo, Saw 2 - La soluzione dell'enigma, partiva dalla svantaggiosa situazione di competere con un così illustre predecessore. La sfida è forse stata vinta, anche se la critica è stata ugualmente impietosa. Il film non ha più una trama ad enigma, in quanto l'identità del colpevole è a tutti nota: la tensione è assicurata dalle prove cui sono sottoposte le vittime. Ancora una volta vi è il tentativo di creare dei personaggi, il che riesce in qualche caso. Come nel primo film, non mancano il ricorso massiccio al flashback, alcune sequenze montate come videoclip ed i colpi di scena finali, ovvero la complicità di Amanda e la "differita" tra il tempo dell'azione reale e la registrazione compiuta da Jigsaw. Questi elementi di sorpresa costringono lo spettatore a ripensare ed a rispiegare tutti i nessi logici del film, secondo uno schema ben presente in molti thriller degli ultimi anni: a puro titolo di esempio si possono citare Secret window, Nascosto nel buio, Abandon . Rispetto al primo, inoltre, sembra aumentare l'attenzione per il truculento. Saw 2, anche se in maniera diversa dal primo, cerca di dare un contributo originale al genere horror. Da questo punto di vista, l'operazione ha avuto successo. Se invece, come già detto, si volesse giudicare come film non di genere, il risultato sarebbe notevolmente diverso. E veniamo, infine, all'ultimo Saw III - L'enigma senza fine. La situazione di partenza era ancora più difficile del secondo, poiché in quest'ultimo la vicenda non completava quella del primo, ma era autonoma: vi era il rischio tangibile, quindi, di "giocare" slealmente con lo spettatore, tradendo la sua curiosità e le sue aspettative. Inoltre, il timore di soluzioni narrative ripetitive era grande. Date queste premesse, Saw III supera egregiamente le aspettative. Gli elementi horror raggiungono effetti vicini allo splatter, sorprendendo lo spettatore per l'inesauribilità delle trovate truculente.
Evidente è lo sforzo di creare personaggi dalle psicologie tormentate, attraverso scene e dialoghi ricchi di drammaticità. Narrativamente, la trama è sorprendente, con un colpo di scena finale davvero inaspettato che costringe lo spettatore, ancora una volta, a riconsiderare tutte le vicende del film. Lo spettatore affezionato a Jigsaw, probabilmente, non dovrebbe rimanere deluso da un film strutturalmente simile ai suoi predecessori ma ancora in grado di sorprendere. A questo punto, con la morte dell'enigmista, il quarto capitolo potrebbe apparire superfluo. Eppure, vista la vitalità dell'equipe di Saw, è consigliabile non avanzare nessuna ipotesi. L'unica certezza, infatti, è che siamo di fronte ad un film che ha recato un indiscutibile apporto di novità al genere horror: prova ne sia il trailer di Captivity, nel quale sono facilmente individuabili gli apporti di Jigsaw.