Recensione Tata Matilda e il grande botto (2010)

Emma Thompson torna nei panni di Tata Matilda, stavolta alle prese con la guerra e la lotta di classe. Il suo solido lavoro di sceneggiatura e l'ottimo cast ne fanno un film adatto ai giovanissimi ma anche ai più grandi, che ne apprezzeranno le atmosfere di fiaba classica ma con un tocco di visionarietà.

La pedagogia ai tempi della guerra

Quando avrete bisogno di me, ma non mi vorrete... Io resterò. Quando mi vorrete, ma non avrete più bisogno di me... Io me ne andrò. E' questo l'ormai noto modus operandi di Tata Matilda, così come abbiamo imparato a conoscerlo dai libri di Christianna Brand e dalla prima trasposizione cinematografica del 2005, sceneggiata e interpretata dalla brava Emma Thompson. L'attrice britannica torna a ricoprire entrambi i ruoli in questa seconda avventura della risoluta tata, ma stavolta si tratterà di tenere a bada non più i sette pestiferi bambini di casa Brown, ormai definitivamente domati, ma i tre figli della signora Green, che, con il marito al fronte, deve prendersi cura anche della disastrata fattoria e di una datrice di lavoro non perfettamente in sé. Il ridimensionamento del nucleo familiare da redimere non deve però trarre in inganno: Norman, Megsie e Vincent non solo non hanno nulla da invidiare all'impeto distruttivo dei loro predecessori, ma l'arrivo in campagna dei due raffinati cugini londinesi allontanerà ulteriormente ogni ipotesi di armonia. I problemi, però, non sono ancora finiti: il cognato Phil, oberato dai debiti di gioco e ricattato da due inquietanti sicarie, vuole convincere la signora Green a svendergli la propria quota della fattoria, e arriverà ai più turpi sotterfugi pur di riuscirvi.

Il mix di determinazione e arti magiche su cui si basa la strategia pedagogica di Tata Matilda dovrà quindi adattarsi a necessità del tutto nuove: innanzi tutto quella di eliminare il conflitto di classe tra le due fazioni, ma anche il dover far fronte allo spettro della guerra che, sebbene non venga mai descritta con eccessiva drammaticità e rimanga sempre fisicamente distante dai protagonisti, è in vero fulcro narrativo della vicenda. Tra i cinque insegnamenti che Tata Matilda deve trasmettere ai suoi pestiferi allievi, il più importante è sicuramente quello di avere fede: fede nel fatto che il padre dei tre fratelli Green non sia morto, a dispetto del telegramma che lo comunicava, fede nella possibilità che l'altero funzionario del Ministero della Guerra, padre dei cugini Cyril e Celia, possa per un attimo abbandonare strategie e tattiche e ascoltare il proprio figlio, e vederlo per quello che è. A questo approfondimento tematico corrisponde una caratterizzazione più puntuale e attenta dei personaggi: ognuno dei cinque ragazzi possiede una personalità ben definita e peculiarità che, di volta in volta, si rivelano risolutive.

Ma mentre sulle prime è Tata Matilda ad incentivare, con i mezzi psicologici e paranormali di cui è in possesso, la collaborazione tra le parti, con l'evolversi della vicenda il suo personaggio è messo sempre più in disparte. Se da un lato è apprezzabile la volontà di non volersi soffermare nuovamente su aspetti già noti al pubblico, come le metamorfosi fisiche subite da Matilda man mano che i suoi insegnamenti vengono appresi, dall'altro un atteggiamento più attivo avrebbe esaltato ulteriormente la già valida interpretazione di Emma Thompson. Vero è che, anche nella precedente esperienza nei panni della tata, l'attrice inglese si era dimostrata lontana da ogni volontà di protagonismo; inoltre l'ottima Maggie Gyllenhaal, perfetta nel trasmettere il connubio di risolutezza e fragilità proprio del suo personaggio, e i cinque piccoli protagonisti non fanno comunque rimpiangere la scelta di dedicare ampio spazio alla famiglia Green.
Come era già stato per il precedente episodio, le ambientazioni vengono impreziosite da tocchi immaginifici, esteticamente debitori dello stile burtoniano, ma mai grotteschi o sopra le righe, che creano una felice continuità tra le atmosfere bucoliche di casa Green e la vitalità londinese.

Tata Matilda e il grande botto è un'edificante storia di coraggio e di amicizia, che fa ridere e sorridere, e insegna con semplicità. L'ottima interpretazione del cast, e la sua natura di fiaba moderna ma classica insieme, lo faranno apprezzare tanto dal pubblico dei più piccoli quanto dagli spettatori più adulti.

Movieplayer.it

3.0/5