La mia prediletta, la spiegazione del finale: alla ricerca della famiglia (im)perfetta

La nostra spiegazione del finale de La mia prediletta, la serie tedesca originale Netflix con protagonista Kim Riedle nei panni di una donna fuggita da una casa di abusi che deve ricostruire la propria vita insieme ai figli, che però non sono suoi.

La mia prediletta, la spiegazione del finale: alla ricerca della famiglia (im)perfetta

Era prevedibile balzasse subito in Top 10 su Netflix grazie non solo all'efficacia della serialità tedesca, ma anche al mix perfetto per il pubblico oramai generalista a cui punta la piattaforma: un mistero da risolvere, colpi di scena ben assestati, una tematica importante come la violenza e l'abuso sulle donne rapite e tenute prigioniere per anni, tanto dal punto di vista delle vittime quanto di chi rimane e spera sempre nel miracolo di ritrovarle sane e salve, anche dopo molti anni. Eccoci quindi a scrivere la spiegazione del finale de La mia prediletta, disponibile sul servizio streaming, in cui tutti i nodi principali vengono al pettine.

Non è Lena, ma Jasmin

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La mia prediletta: Naila Schuberth in una foto

Nel corso dei sette episodi della miniserie La mia prediletta, abbiamo scoperto che la Lena dell'ospedale è in realtà Jasmin Grass, solo l'ultima di una serie di donne tenute prigioniere dopo la morte della prima, l'originale su cui tutte si dovevano basare: nel colore dei capelli, nelle movenze, e così via. Viene anche rivelata l'identità del rapitore, ovvero Lars Rogner, erede di una società di sistemi di sicurezza che aveva installato anche quello all'ospedale, alla clinica infantile dove hanno pernottato Hannah e Jonathan, nel nuovo appartamento di Jasmin e ovviamente a casa dei genitori di Lena. L'uomo aveva incontrato in un'occasione lavorativa la giovane Lena ed era rimasto folgorato da lei perché gli ricordava la madre, che lo aveva abbandonato da piccolo; il padre non lo aveva mai conosciuto, perciò voleva essere questo tipo di figura paterna, assente ma che controllava sempre tutto.

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La mia prediletta: Kim Riedle in un primo piano

È in realtà quindi alla madre di Lars che a livello di vestiario si rifacevano tutte le donne segregate, compresa Lena, che lui aveva scelto perché sperava di poter costruire così la famiglia perfetta che non aveva potuto avere da bambino. Quest'ultima è morta dopo aver dato alla luce la terzogenita Sarah, per una complicazione post partum su cui non è stato possibile intervenire avendo partorito nella casa-prigione. Anche la neonata è morta poco dopo la nascita. Lena era già incinta quando è stata rapita, del suo fidanzato dell'epoca, Florian, mentre Jonathan e Sarah sono stati frutto degli abusi subìti dalla ragazza negli anni di prigionia. Vengono trovati e identificati i cadaveri delle altre donne "in prova" post-Lena, abbandonati nei boschi circostanti l'area militare in cui c'era la casa-prigione: l'unica ad essere sopravvissuta è Jasmin, questo perché lo ha chiesto Hannah, essendosi affezionata alla donna pur essendo devota a Lars perché non aveva conosciuto che lui e le sue regole.

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L'incidente

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La mia prediletta: un'immagine della miniserie

Nel finale de La mia prediletta viene svelato l'esatto ordine degli eventi dell'incidente che ha coinvolto Jasmin portandola in ospedale all'inizio dello show. Dopo aver colpito Lars con la palla di vetro che l'uomo aveva regalato a Jonathan per Natale mentre era di spalle, la donna prende le chiavi e si affretta a fuggire, ma nel bosco viene accidentalmente investita. A quel punto è Hannah a correre dietro di lei e dare un colpo in testa all'uomo con un masso per fare contento il padre-rapitore che l'aveva totalmente condizionata e ha fatto promettere a Jonathan di rimanere e pulire tutto mentre Lars uccideva definitivamente l'automobilista e posizionava il corpo al posto del suo, per poter fuggire indisturbato. Non poteva rischiare di portarsi dietro un bambino ma li aveva avvisati (e minacciati) che si sarebbero tutti riuniti per sempre in una nuova abitazione. Hannah infatti fugge di nascosto da casa dei nonni dove era andata a stare dopo la clinica, a loro si aggiunge Jasmin lungo la via che sfugge al detective incaricato del caso di Lena 13 anni prima, Gerd Bühling, che nel frattempo aveva avuto una relazione con sua madre. Hannah chiede di visitare almeno una volta il mare e il faro di Egmond che le aveva sempre descritto Lena prima di andare ad abitare nella casa nuova (la nuova prigione costruita ad hoc dal rapitore) ed essere di nuovo una famiglia felice. "Perché non c'è bisogno di essere consanguinei per essere una vera famiglia" le aveva detto Lars nella sua mente distorta.

La resa dei conti

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La mia prediletta: Naila Schuberth in un'immagine

Arrivati in spiaggia, con la scusa di dover fare pipì per via degli orari che aveva stabilito per loro Lars, Lena riesce a trafiggergli la gola ed ucciderlo, mentre Hannah è nel furgone. La ragazzina infatti si era evidentemente accorta del pericolo, uscendo dal condizionamento indotto e indottrinato dall'uomo negli anni, poiché in ospedale quando Yasmin si era svegliata le aveva voluto ricordare all'orecchio che "Lui ci guarda sempre" (per via delle telecamere) e lasciarle un pezzo della palla di vetro in mano da nascondere ed usare all'occorrenza. Inoltre Jasmin si era fatta vedere dalle telecamere del proprio appartamento mentre provava a nascondere un coltello sotto la manica, per non far sospettare Lars che avesse il pezzo di vetro nelle mutande, tra due assorbenti. A quel punto Bühling, avvisato dal padre di Lena, arriva e riesce a farsi dire dov'è il cadavere della ragazza, in modo che i genitori possano finalmente trovare pace. Parallelamente Jonathan racconta alla nonna che era andata a trovarlo in clinica tutta la storia e la nuova detective del caso può fare finalmente luce. Lena e Hannah possono finalmente vedere il mare, come Antoine de I 400 Colpi. Mentre Jasmin riesce ad andare avanti con la propria vita, nella scena conclusiva de La mia prediletta vediamo i genitori di Lena andare finalmente insieme ad un incontro del gruppo di sostegno e ricordarla con affetto e gioia, ora che finalmente hanno avuto le risposte che cercavano, anche se amare.