Recensione L'allenatore nel pallone 2 (2007)

Un'operazione che si discosta totalmente dal celeberrimo primo capitolo, connotandosi come un blockbuster all'italiana, che strizza l'occhio al lato più prettamente commerciale della scia di uno dei più solidi e riusciti film di genere degli anni '80.

La Longobarda scende in campo

Se L'allenatore nel pallone usciva in un periodo meraviglioso e difficile per il calcio italiano, immediatamente dopo la vittoria dei Mondiali di Spagna del 1982 e dopo lo scandalo del calcio scommesse, anche il seguito L'allenatore nel pallone 2 si ritrova nelle sale successivamente ad un'altrettanto storica vittoria in campo internazionale, ma anche in un periodo che segue da vicino l'ormai celebre scandalo che ha scombussolato l'intero mondo del pallone ormai passato alla storia con il nome di Calciopoli.
Non si sa quanto la scelta sia voluta (anche se le modalità di nascita del film fanno pensare di no), ma è certo che anche questa serie di circostanze portano a rendere naturale un confronto tra due modi diversi di concepire un certo tipo di cinema - nel caso particolare la commedia all'italiana - , rimandando anche a riflessioni sul modo di guardare al mondo del pallone, specchio di un certo evolversi della società italiana.

Balza subito agli occhi che mentre il film dell'84 tendeva a puntare sull'effetto sorpresa di un Banfi sdoganato dallo stretto recinto della commediola pecoreccia, e rivelava un'insolita capacità di catturare il pubblico attraverso la freschezza di un'ironia incentrata su un aspetto cruciale dell'italica cultura, quello del calcio, onnipresente nel mondo della stampa e della comunicazione televisiva ma poco o per nulla presente nel panorama cinematografico, il seguito fa leva anzitutto sul grande successo del primo episodio, e punta sull'immediata riconoscibilità per il grande pubblico dei grandi campioni della Serie A e dei più celebri giornalisti sportivi inseriti in quasi ogni scena della pellicola.
Molto più "cinematografico" il primo approccio, più legato all'odierna tendenza della televisione di fagocitare l'immaginario collettivo il secondo.
Se si tralascia un meraviglioso cameo del presidente della Lazio Lotito, e una gustosa sequenza in costume che vede protagonisti, tra gli altri, Totti e Del Piero, l'utilizzo delle altre star extra cinematografiche appare però meno funzionale di quello della pellicola dell'84, più strumentale, teso unicamente ad accattivarsi quella larghissima fetta di pubblico che solitamente non frequenta il grande schermo, o che è troppo giovane per essere cresciuta con il "mito" del primo episodio.

La stessa interpretazione di Lino Banfi è legata innegabilmente al Nonno Libero di Un medico in famiglia per il quale viene riconosciuto dagli under 18, piuttosto che alla lunga sequela delle pellicole che lo vedevano sfoggiare quel curiosissimo ed ormai famoso accento barese, e che l'hanno lanciato nel corso degli anni '70 e '80.
Tutto questo, unito ad un livello complessivo di recitazione non di certo memorabile - anche per via dei tanti non professionisti che compaiono nel film - fa de L'allenatore nel pallone 2 un'operazione che si discosta totalmente dal celeberrimo primo capitolo, connotandosi come un blockbuster all'italiana (ben sei i milioni di euro investiti nel progetto), che strizza l'occhio al lato più prettamente commerciale della scia di uno dei più solidi e riusciti film di genere degli anni '80. Non per questo però deluderà i fan incalliti di Oronzo Canà, né tantomeno i tantissimi giovani tifosi che potranno osservare i loro idoli calcistici in una veste totalmente nuova ed insolita.