Recensione El Premio (2011)

El premio è un film autobiografico e sincero, fatto di immagini incisive, desolanti ed evocative, riuscito anche grazie alle interpretazioni delle due protagoniste.

La libertà nella bugia

Argentina, anni '70 del secolo scorso. Il paese è sotto il governo fascista e si percepisce la sopraffacente mediocrità che lo caratterizza, con i suoi ridicoli riti e le sue cerimonie. Cecilia ha sette anni e non sa molto di quello che la circonda, se non che deve mentire, che deve tener nascosta la sua identità agli altri ragazzi a scuola per non mettere in pericolo lei e sua madre, rifugiate in una casa abbandonata in riva al mare. Ma per una bambina così piccola è difficile mantenere una responsabilità così grande e gestire la voglia di farsi accettare dagli altri ed allo stesso tempo di non tradire la fiducia della madre, sempre più vittima della depressione, dell'ansia e della rabbia.
La verità, quella che lei sa di non poter dire, rischia di trapelare in uno scritto con cui Cecilia partecipa ad un concorso indetto dall'esercito argentino tra gli studenti, un piccolo testo che la madre sa di dover far sostituire alla maestra della bambina prima che sia troppo tardi. Ed è ironico che il nuovo testo arrivi al primo posto nel concorso, facendo vincere il primo premio a Cecilia proprio con quelle bugie che ha imparato a raccontare come se fossero vere.

Quello di Cecilia e la madre è un mondo fatto di colori spenti, dei suoni della natura. Di vento, freddo e bufere che fanno tremare le pareti ed inondano la casa diroccata in cui abitano. Un mondo in cui è facile per una bambina perdere la propria innocenza.

Ma è il mondo che emerge dai ricordi della regista Paula Markovitch, che ne El premio racconta la sua infanzia: è infatti un film autobiografico e sincero, fatto di immagini incisive, desolanti, evocative sin dalle prime sequenze. Il mondo di Cecilia è quello che è stato della Markovitch negli anni '70, nelle emozioni del quale la regista ci immerge con l'ausilio delle fotografia desaturata di Wojciech Staron, della gestione della messa a fuoco, della musica di Sergio Gurrola che sembra essere composta dai suoni della natura stessa. Ma riesce a farlo anche grazie alle interpretazioni delle due protagoniste, la piccola Paula Galinelli Hertzog e Laura Agorreca che dà vita alla madre Lucia.

El premio, in concorso all'edizione 2011 del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, è una condanna al regime fascista argentino, ed al popolo che consente l'affermarsi di ideologie di questo tipo lasciandosi imporre come vivere, ma anche un tuffo nel passato della regista, qui al suo debutto dietro la macchina da presa dopo diverse esperienze di scrittura, che ha girato proprio nei luoghi in cui ha vissuto quegli anni e quelle sensazioni, dalla casa, alla spiaggia e alla scuola.
Se a tratti la pellicola non risulta del tutto riuscita è per i tempi eccessivamente dilatati e la poca fluidità della narrazione che rischiano di distogliere l'attenzione dello spettatore, interrompendo la sua partecipazione emotiva, ponendo un filtro tra la storia delle protagoniste e gli spettatori.

Movieplayer.it

3.0/5