Recensione Shrooms - Trip senza ritorno (2006)

Shrooms presenta una discreta fotografia e inquadrature interessanti e suggestive, riservando però scarsa attenzione all'approfondimento dei personaggi ed alla costruzione della tensione.

La droga uccide

Quando un film horror arriva nel nostro paese in questo periodo, molti mesi dopo la sua uscita originale, si ha sempre l'impressione che si tratti di un riempitivo estivo di genere con poco o nullo valore artistico. Il trailer di Shrooms - Trip senza ritorno, però, faceva sperare un'idea di base che, se sfruttata bene, sarebbe potuta risultare in un prodotto godibile ed interessante.
Il film, infatti, racconta di un gruppo di ragazzi americani sbarcati in Irlanda per incontrare l'amico Jake, che ha promesso loro il trip della loro vita, grazie ai migliori funghi magici del mondo, come lui sostiene che siano quelli del suo paese. I sei ragazzi si trovano quindi isolati nella campagna irlandese, bevendo un estratto dei funghi che comincia ad avere effetto provocando loro allucinazioni e paranoie. In particolare una di loro, la Tara interpretata da Lindsay Haun, ingerisce un tipo di fungo contro il quale Jake li aveva messi in guardia, che le procura il dono della preveggenza e le permette di vedere in anticipo chi dei suoi compagni morirà successivamente e come.

Purtroppo sia la sceneggiatura di Pearse Elliott che la regia di Paddy Breathnach non sfruttano le possibiltà offerte dallo spunto di partenza: non usano l'ambiguità tra reale ed immaginazione per creare sequenze di tensione e costruire un'atmosfera di inquietudine crescente, ma seguono la via dello spavento facile, ottenuto con l'abile uso di montaggio ed effetti sonori aggiunti in modo massiccio in postproduzione. La via sbagliata, a nostro parere, per sfruttare situazioni ed ambientazione, che finisce per rendere il film un banale slasher movie vecchio stile in cui i ragazzi si ritrovano a fuggire tra i boschi inseguiti dal mostro di turno.
Dal punto di vista prettamente visivo, Shrooms offre il suo aspetto migliore, perchè presenta una discreta fotografia ed inquadrature interessanti e suggestive; anche queste però hanno il rovescio della medaglia di ottenere l'effetto opposto rispetto a quello sperato, risultando sopra le righe e finendo col danneggiare la costruzione della tensione, che in questi casi ha bisogno di una messa in scena essenziale.

Anche la scarsa attenzione data all'approfondimento dei personaggi, che sono una serie di figure stereotipate e monodimensionali, non aiuta a sviluppare un'empatia nei loro confronti e quindi partecipazione emotiva con la loro inevitabile e violenta fine. Inutile, data questa premessa sui personaggi, denigrare il lavoro dei giovani attori impegnati a correre, urlare e farsi macellare nei boschi senza nessuna possibilità di dimostrare la propria abilità recitativa.
In un susseguirsi di visioni confuse e previsioni dal montaggio frenetico, alternate a sequenze deliranti ed a tratti ridicole (basti pensare alla surreale conversazioni con la mucca parlante), ci si ritrova a non vedere l'ora che i ragazzi cadano uno ad uno sotto i colpi del misterioso assassino, fino ad arrivare all'inevitabile e scontato colpo di scena finale che conferma quello che purtroppo avevamo già capito dopo i primi venti minuti di film riguardo l'identità del mostro.

Movieplayer.it

2.0/5