Recensione Puccini (2008)

In occasione del centocinquantesimo anniversario della nascita di Puccini, la RAI dedica un film in due puntate al compositore, puntando l'attenzione sugli aspetti più intimi e personali della sua vita, quelli in cui, ancora lontano dalla notorietà, si interrogava dolorosamente sul proprio vero talento.

La difficile nascita di un genio

Molti sono i nomi che hanno contribuito a consolidare, in patria quanto all'estero, la fama della tradizione lirica italiana, da sempre motivo di vanto per il nostro paese quasi come se, attraverso strade del tutto imperscrutabili, ognuno di noi avesse a suo modo contribuito al percorso creativo degli artisti chiamati in causa.
E così, in occasione del centocinquantesimo anniversario della nascita di Giacomo Puccini, la RAI ha deciso di dedicare un film in due puntate alla figura del grande compositore lucchese, indagandone non soltanto gli anni dell'affermazione e delle glorie, ma soprattutto quelli incerti e tormentati della prima giovinezza, durante i quali, ben conscio del proprio amore per la musica, l'artista soffriva tuttavia nel non saper tradurre questa energia in un linguaggio che fosse in tutto e per tutto suo.

Il percorso comincia proprio a Milano, dove il giovane Puccini viene ammesso al conservatorio ed inizia a sperimentare le difficoltà dello studente, talentuoso sì, ma al quale non basterà sgomitare per ottenere un posto nell'olimpo dei grandi, ma che anzi nei primi tempi si troverà a cenare a pane e cipolla, in compagnia dei topi che coabitano la sua angusta soffitta. Milano, nonostante sia avara di successi, è però indispensabile a Puccini: solo in quell'ambiente vitale e privilegiato potrà sperare di arrivare ai contatti giusti per far decollare la propria carriera; eppure, appena può, il giovane ritorna all'amata cittadina natale, nel tentativo di sfuggire alle proprie inquietudini anche grazie alla figura consolatoria della madre, sempre prodiga di consigli e per la quale il futuro successo del figlio non è messo in nessun modo in discussione.
Ma a Lucca, Giacomo troverà anche l'amore, un amore che si rivelerà impossibile e tormentato fin dagli inizi: la bella Elvira, moglie di un ricco mercante locale, pur ricambiando i sentimenti del musicista non è ovviamente libera di vivere la loro relazione alla luce del sole, e gli interrogativi sul futuro di questo sentimento contribuiranno ad allontanare ulteriormente Puccini dalla strada verso l'affermazione professionale. Eppure, quando alcune sue composizioni cominciano a venire rappresentate presso i teatri milanesi, Puccini calamiterà un certo interesse tra gli intellettuali locali, uno dei quali si rivelerà un vero e proprio trampolino di lancio per il giovane musicista: si tratta dell'editore Giulio Ricordi, che per primo stipulerà un contratto con Giacomo accordandogli stima e fiducia. La scelta di voler puntare l'attenzione sugli aspetti più intimi e personali della vita di Puccini, quelli in cui il compositore, ancora lontano dalla notorietà, si interrogava dolorosamente sul proprio vero talento, sulla carta è senz'altro interessante: sapere che anche dietro ad un grande genio si nasconde un individuo che fatica a riconoscere la portata dei propri mezzi e, nonostante gli apprezzamenti, rimane impietosamente critico nei confronti di se stesso è infatti senz'altro consolatorio per i comuni mortali. Eppure, per quanto venga loro dedicata una fetta più che consistente in termini di durata all'interno dell'economia generale della pellicola, l'impressione è che tutte queste ansie e questi tormenti siano trattati con una certa superficialità, e lasciati intuire allo spettatore da qualche battuta disillusa del protagonista o da bonari rimbrotti materni.
La vita del giovane Puccini è fatta più che altro di pranzi alla buona con gli amici, di serate in cui, con i compagni di conservatorio, si racimola qualche soldo suonando alle feste private: ma niente di tutto questo lascia trasparire il rovello interiore del protagonista, anzi sempre animato da una scanzonata allegria che raramente quanto repentinamente fa posto ad un piccolo corruccio. Anche il rapporto con Elvira, che pure si intuisce essere tanto forte da portare la donna ad abbandonare il marito, è risolto in poche scene, nelle quali non possiamo purtroppo annoverare quelle atte a descrivere la nascita del sentimento reciproco tra i due, che lasciamo dopo essersi gettati uno sguardo reciproco e ritroviamo avvinti da una passione insopprimibile.
Questi squilibri di sceneggiatura sono acuiti da dialoghi scialbi, nei quali i personaggi si esprimono spesso con frasi trite e ritrite, che scoraggerebbero anche la più notevole buona volontà di lasciarsi avvincere dalla vicenda, già resa problematica dal fatto che la storia non accenna a decollare, paralizzata nel limbo opaco della giovinezza del protagonista. Di questo risultato non entusiasmante non si possono però incolpare gli attori, che recitano la loro parte al meglio delle possibilità offerte dal materiale di partenza, e che dal punto di vista meramente estetico risultano credibili.
Come affermato dal protagonista Alessio Boni nel corso della conferenza stampa, l'elemento più importante per un film è una bella storia che ne costituisca la base di partenza. E se manca quella, come nel caso di Puccini, c'è ben poco da fare.