Recensione Waking Life (2001)

Linklater trascina lo spettatore nella sua corrente di immagini ricchissime di idee e dettagli, ma allo stesso tempo sempre funzionali al racconto e, in un certo senso, fuse con esso

La deriva dei sogni

Descrivere un film parlando della tecnica con cui è stato realizzato sembrerebbe riduttivo e limitante del suo intento, ma nel caso di Waking Life, la tecnica di realizzazione è così strettamente connessa al film ed al suo significato da non poter essere messa in secondo piano.
Il regista Richard Linklater ha girato il film in digitale e l'ha montato come se fosse stato un film dal vivo; è poi subentrato l'animatore Rob Sabiston che ha usato un software per Macintosh da lui stesso progettato per disegnare sulle immagini reali, estrapolandone i contorni con un processo che si chiama rotoscoping, ed applicando una colorazione al computer, ottenendo un effetto onirico, fluido ed ondeggiante che giustifica ed è giustificato dalla trama del film, che vede l'anonimo protagonista (interpretato Wiley Wiggins) vagare da un sogno all'altro, da un personaggio all'altro, dialogando con loro di temi profondi e filosofici.

Linklater non è interessato a fornirci un intreccio solido per sostenere la visione del film. Trascina, invece, lo spettatore nella sua corrente di immagini ricchissime di idee e dettagli, ma allo stesso tempo sempre funzionali al racconto e, in un certo senso, fuse con esso. Di fotogramma in fotogramma, le idee si susseguono apparentemente caotiche, mentre il protagonista va alla deriva nel flusso impazzito dei suoi sogni che intreccia pensieri e trovate visive, concetti ed immagini, mentre i pensieri espressi dai protagonisti trovano rappresentazione sullo schermo, ma allo stesso tempo ne sono un riflesso. La tecnica, come dicevamo, non è qui solo un mezzo per raccontare la storia, E' il racconto stesso.

Appaiono nel film Ethan Hawke e Julie Delpy (che ricordiamo insieme in un'altro capolavoro di Linklater, il poetico Prima dell'alba), lo stesso Linklater e Steven Soderbergh.
Di personaggio in personaggio, di situazione in situazione, il film passa dalla filosofia esistenzialista alla coscienza, i sogni, il cinema. Dal libero arbitrio al linguaggio, dalla reincarnazione alla meccanica quantistica. Le immagini si susseguono con diversi livelli di dettaglio, modificandosi per sostenere i pensieri espressi, alternando disegni ben definiti ad immagini stilizzate, solarizzate e confuse, su fondali che spesso ondeggiano, rendendo il film una perfetta metafora della realtà sempre in movimento e mai statica.

Ipnotico ed affascinante, profondo ed allo stesso tempo ironico, Waking Life è sì un esperimento e non somiglia a niente di visto in precedenza. Ma in quanto esperimento, si può considerare perfettamente riuscito e fa di Linklater un autore profondo ed interessante, che ha il coraggio di osare e spingersi oltre, fornendo al cinema nuova linfa vitale.

Movieplayer.it

5.0/5