La corsa all'Oscar 2012: la sfida tra gli interpreti

Le nomination ai SAG e ai Golden Globe hanno confermato molti tra i duelli previsti, in un'annata in cui soprattutto le categorie attoriali più importanti vedono sfidarsi tanti divi e dei veri e propri mostri sacri, tra cui Meryl Streep, Glenn Close, Brad Pitt e George Clooney.

Sono passate poche ore dall'annuncio delle nomination dello Screen Actors Guild e della Hollywood Foreign Press Association, che non hanno portanto illuminanti indicazioni sul corso di questa Awards Season, ma confermato nel complesso la situazione che avevamo illustrato nel nostro precedente articolo, con The Artist di Michel Hazanavicius leggermente in vantaggio sul rivale più quotato, The Descendants di Alexander Payne, e sul possibile "guastafeste" (quello che gli americani definiscono spoiler) dalla grande caratura attoriale The Help di Tate Taylor e su Hugo Cabret 3D di Martin Scorsese, che invece ha dimostrato di avere scarso ascendente sugli interpreti del SAG, e il supporto degli attori ha sempre avuto un certo peso, cosiderata la corrispondenza frequente tra il premio del SAG alla perfomance dell'intero cast e l'Oscar al miglior film.

Ma è proprio su attori e attrici che vogliamo focalizzarci in questa occasione, considerata la popolarità e la rilevanza che hanno sempre avuto gli Oscar destinati interpreti e il particolare interesse delle sfide di quest'anno. Sì, perché ci sono in gioco divi di grosso calibro, a cominciare - e non è certo una novità - con la donna dei record, Meryl Streep, che riceverà con ogni probabilità la sua diciassettesima candidatura a un Academy Award, nella categoria migliore attrice protagonista, per il ruolo biografico di Margaret Thatcher in The Iron Lady di Phyllida Lloyd (che aveva già diretto Meryl nel musicale Mamma mia!). A ogni nuova nominaion della Streep - e come, detto, capita piuttosto spesso - ci si domanda se sarà l'anno giusto per una nuova vittoria, dato che gli Oscar vinti sono "solo" due, il secondo è arrivato nel lontano 1983 (La scelta di Sophie) e i tempi sono più che maturi per il terzo, che la porterebbe a pari merito con la divina Katharine Hepburn per numero di vittorie. Ma anche quest'anno la splendida Meryl ha rivali puttosto possenti, a cominciare da un'altra veterana come Glenn Close, che in Albert Nobbs si fa notare non solo per la performance straordinaria ma anche per l'elemento del "travestitismo" (che intriga da sempre l'Academy of Motion Picture Arts and Science), per proseguire con il grande talento di Viola Davis, già candidata a un Oscar come non protagonista per Il dubbio, in cui, in un'unica formidabile sequenza, quasi rubava la scena proprio a Meryl Streep. Tra le prime donne si impone anche un'attrice piuttosto giovane ma da anni quotatissima, Michelle Williams, anche lei impegnata in un ruolo biografico - nientepopodimenoche quello della diva per eccellenza, Marilyn Monroe - in My Week with Marilyn di Simon Curtis; a questo manipolo di grandi attrici ci sentiamo di aggiungere la titanica Tilda Swinton di We Need to Talk about Kevin, un film forse un po' cupo e straziante per l'AMPAS, cosa che però per il momento non sembra aver danneggiato più di tanto le chance per una nomination dell'attrice britannica. E per quanto ci riguarda, non ci dispiacerebbe affatto vedere in nomination un'altra giovane, una esile e delicata fanciulla che in Millennium - Uomini che odiano le donne di David Fincher sembra la definizione ambulante della parola "carisma": Rooney Mara.
Per passare ai colleghi uomini, il duello più allettante dovrebbe essere quello tra due vecchi amici, George Clooney, protagonista di una dramedy intelligente e toccante quale The Descendants, e Brad Pitt, che interpreta con grande personalità ed efficacia un temerario dirigente sportivo ne L'arte di vincere - Moneyball del bravo Bennett Miller. Il secondo ci sembra leggermente favorito, se non altro perché non ha ancora mai vinto (ma vanta due nomination nel suo invidiabile curriculum), mentre Clooney ha già sul caminetto un Oscar come attore non protagonista per Syriana. Inoltre Gorgeous George si appresta ad affrontare una Oscar Race elettrizzante anche con il suo film da regista, l'eccellente Le idi di marzo, che ha ottenuto ieri quattro importanti menzioni ai Golden Globe.
Se la gara infila una rotta un po' diversa da quella che sta tenendo attualmente, ovvero se The Artist perde un po' di terreno nelle categorie principali per lasciare la leadership a The Descendants, o, chi lo sa, allo stesso Moneyball, questa categoria potrebbe essere la prescelta per celebrare comunque il film di Hazanavicius e il suo affascinante protagonista Jean Dujardin, che quindi potrebbe rovinare la festa ai due buddies. Un altro potenziale spoiler è uno degli interpreti più discussi dell'annata cinematografica, Michael Fassbender, autore di una performance fisica assolutamente da brividi in Shame del londinese Steve McQueen; e poi c'è il Leonardo DiCaprio nei panni (ambigui, anche qui) di J. Edgar che sarebbe forse il frontrunner se il film di Clint Eastwood fosse stato un po' più apprezzato. Non dimentichiamoci infine promettenti outsider della risma di Ryan Gosling - già tirato in ballo nella Oscar Race per Drive, Le idi di marzo, e Crazy, Stupid, Love - Gary Oldman, immenso protagonista de La talpa di Tomas Alfredson, e il messicano Demián Bichir, piacevole sopresa delle nomination ai SAG per A Better Life di Chris Weitz.
Per quanto riguarda le categorie riservate agli interpreti non protagonisti, tra le signore sembra esserci una favorita quasi imprendibile: un soave attrice trentenne di cui si è parlato tutto l'anno a causa dei molteplici progetti in cui è stata inclusa, in ruoli magari minori ma incisivi. Tra di essi la Palma d'oro di Terrence Malick, il thriller Take Shelter di Jeff Nichols, lo shakespeariano Coriolanus, firmato da Ralph Fiennes, e naturalmente il film per il quale rischia seriamente di agguantare un Oscar, The Help. Ma anche la luminosa Jessica Chastain non è senza sfidanti: stanno macinando menzioni in questi giorni, ad esempio, la giovane co-star di Clooney in The DescendantsShailene Woodley, e l'irresistibile Melissa McCarthy de Le amiche della sposa di Paul Feig, l'unica commedia leggera inclusa pochi giorni fa nella top ten dell'anno dell'American Film Institute. Non manca una serpe in seno per la Chastain: parliamo naturalmente di Octavia Spencer, anche lei memorabile in The Help; ma dal film di TateTaylor potrebbe venir fuori anche qualche sorpresa dell'ultima ora, considerato il livello generale del cast.
Dalle parti della categoria Migliore attrice non protagonista orbitano anche l'energica co-star di Glenn Close in Albert Nobbs, Janet McTeer, una Carey Mulligan che è in gioco sia con Shame che con Drive di Nicolas Winding Refn, e infine l'adorabile interprete di The Artist (nonché moglie di Hazanavicius) Bérénice Bejo.
Tra i non protagonisti dell'altra metà del cielo, si prospetta una gara a due tra Albert Brooks, uno dei numerosi elementi vincenti di Drive, e Christopher Plummer: l'attore-sceneggiatore-regista può contare sull'appoggio di rami piuttosto disparati dell'AMPAS, oltre a rappresentare l'occasione per riconoscere il valore di un film che non ha forse un appeal popolare, ma ha sicuramente mandato in visibilio la critica tutta. Tuttavia, Brooks non avrà affatto gioco facile contro un attore di grande caratura ed esperienza come Plummer, protagnista di un ruolo altrettanto gustoso in Beginners, incantevole commedia famigliare firmata da Mike Mills.
Eccettuati questi due veterani, questa sembra la categoria nel complesso più difficile da inquadrare, considerata la pletora di ruoli secondari significativi per gli interpreti uomini: ci sono ad esempio il Nick Nolte granitico di Warrior e il Kenneth Branagh che incarna Sir Laurence Olivier in My Week with Marilyn; c'è l'incredibile Andy Serkis in performance capture de L'alba del pianeta delle scimmie (tutt'altro che un ruolo secondario, questo, ma purtroppo il Serkis-Caesar non avrebbe avuto affatto vita migliore nella categoria più prestigiosa).
Ci sono interpretazioni maschili degne di nota nel teso e attualissimo Margin Call di J.C. Chandor (Kevin Spacey e Jeremy Irons), ci sono i due co-protagonisti di Moneyball, Jonah Hill e Philip Seymour Hoffman, e solo ne Le idi di Marzo ci sono ben tre ruoli secondari che potrebbero entrare in gara, ovvero ancora Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti e... Clooney. Ma non è finita qui, vogliamo parlare dell'aitante Armie Hammer di J. Edgar, o del molto meno aitante, ma decisamente divertente Patton Oswalt di Young Adult? E vogliamo dimenticare l'ombroso e virile Brad Pitt del visionario The Tree of Life? Insomma, questa categoria in particolare è ancora apertissima, e lo rimarrà probabilmente a lungo, visto che c'è da aspettare qualche settimana prima di avere nuove indicazioni delle tendenze pre-Oscar.

Nel frattempo, ci prepariamo come ogni anno a fare il tifo per i nostri beniamini, in attesa che le pellicole di cui sono protagonisti, la maggior parte delle quali non sono ancora sbarcate in Italia, arrivino anche sui nostri schermi. L'appuntamento con la nostra analisi della corsa all'Oscar è per il mese prossimo, dopo l'annuncio delle candidature delle Guild più rilevanti, la cerimonia di consegna dei Golden Globe, e naturalmente l'attesissismo annuncio delle nomination agli 84simi Academy Awards, fissato per il 24 gennaio. Fino ad allora, c'è tutto il tempo per sognare.