La colonna sonora di Vanilla Sky

Ci sono i nomi nel soundtrack, ci sono anche belle canzoni, manca l'omogeneità e spesso la musica risulta non ben collegata alle immagini del film, come se fosse lei la vera protagonista.

Non sarebbe affatto un errore definire Cameron Crowe l'equivalente cinematografico di Nick Hornby: entrambi sono riusciti a trasferire la propria passione per la musica nei rispettivi ambiti artistici di riferimento.
Nick Hornby è diventato uno degli scrittori inglesi di maggior successo affiancando nei romanzi che scrive situazioni simpaticissime a continue citazioni musicali; Crowe ha creato pellicole dove la componente musicale è centrale e determinante, talvolta assolutamente protagonista.
La sua passione nasce da anni di giornalismo da battaglia svolti per una delle testate di riferimento internazionale (Rolling Stone), attività che gli ha reso possibile avvicinare e coinvolgere quasi tutti i giganti della scena di Seattle disegnando con Singles (1992) una cartolina promozionale della scena grunge appena prima della sua deflagrante esplosione mondiale; nel film ci sono imperdibili cameo di Pearl Jam, Soundgarden ed Alice In Chains, ed il giovane Eddie Vedder impegnato in un divertente ruolo secondario.
Crowe si è poi raccontato in Quasi famosi (2000) che trasudava glam da tutti i pori e che gli ha fatto piovere fra le mani Oscar e Golden Globe per miglior sceneggiatura.
Figuriamoci se l'anno seguente non poteva farcire di grande musica Vanilla Sky, oltre che di attori di primissimo piano quali Tom Cruise, Penelope Cruz, Cameron Diaz.
Per gli appassionati di cronaca rosa rammentiamo che le riprese del film diedero il la al flirt fra Cruise e la Cruz, con conseguente rottura del bel Tom con Nicole Kidman.

Ci sono i nomi nel soundtrack, ci sono anche belle canzoni, manca l'omogeneità e spesso la musica risulta non ben collegata alle immagini del film, come se fosse lei la vera protagonista.
Solo qualche nome per capire l'entità dello sforzo: il primo Bob Dylan solo voce - armonica - chitarra acustica con Fourth Time Around, il sempreverde Paul McCartney con il brano che prende il titolo dal film, l'arcangelo Peter Gabriel con l'acerbo esordio solista di Solsbury Hill, l'indimenticabile voce angelica di Jeff Buckley che illumina il disco e tutti noi con Last Goodbye dal capolavoro Grace.

Per gli amanti della club culture due pezzi forti: i Chemical Brothers agitano la scena in Where Do I Begin ed i Leftfield (accompagnati da Africa Bambaata, la storia del rap) non sfigurano in Africa Shox.
I R.E.M. piazzano due brani: la grintosa All The Right Friends in apertura e la dolcissima Sweetness Follows verso la fine, ed il compitino è ben realizzato.
Da apprezzare la scelta di Everything In Its Right Place, non facile esecuzione dei Radiohead periodo Kid A, quasi a voler dimostrare la qualità dei gusti musicali del regista e sceneggiatore; qualità confermata dall'inclusione dei nordici ed eterei Sigur Ros, adatti soprattutto ai palati più fini ed aperti alle neo-sperimentazioni.
Ma la scorpacciata non è finita, ci sono anche i Monkees, i Red House Painters con una intensa ballata acustica, Todd Rundgren e Nancy Wilson.

Il film potrebbe anche non valere Apri gli occhi, l'originale di Alejandro Amenabar di cui la stessa Penelope Cruz non riesce a bissare l'ottima prestazione, ma la musica in questo caso, beh, è davvero tutta un'altra cosa.