Recensione Mammuth (2010)

La scrittura fine e intelligente dei due registi e l'equilibrio magico tra le tante anime del film fanno la fortuna di un'opera preziosa; profonda e leggera allo stesso tempo.

L'uomo che non sapeva vivere

Un operaio di un mattatoio soprannominato Mammuth per via della sua moto, ha sessant'anni e dall'età di sedici non ha mai fatto altro che lavorare. L'ultimo giorno di lavoro dovrebbe rappresentare l'inizio di una nuova vita, ma è del tutto incapace di confrontarsi con la normale quotidianità, dal fare la spesa a cucinare, o a riparare una maniglia in casa. La necessità di ritrovare la documentazione di tutti i suoi precedenti lavori, al fine di prendere la pensione, lo spinge, anche grazie alle sollecitazioni della moglie, a rimettersi in sella sulla vecchia moto per andare alla ricerca dei suoi vecchi datori di lavoro. Lungo il tragitto si scontrerà con le deprimenti difficoltà burocratiche del caso, ma avrà anche modo di rincontrare persone a lui care e di ripensare a una perdita che da sempre lo accompagna.


All'interno di un concorso gradevole ma povero di opere con uno sguardo forte e personale, Mammuth dei due registi Benoit Delépine e Gustave de Kervern (già autori del bel Louise-Michel) si dimostra opera davvero unica, capace di raccontare l'assurdità del nostro tempo omaggiando la follia e l'incapacità di vivere con un registro grottesco e poetico allo stesso tempo. Gran parte del merito va indubbiamente anche a Gérard Depardieu, incredibile per questa sua capacità di denudarsi (simbolicamente ma anche concretamente) del suo status di divo e di buttarsi dentro senza filtri in un ruolo difficile, sgradevole, fornendo al suo personaggio un'umanità eccezionale. Ma la scrittura fine e intelligente dei due registi e l'equilibrio magico tra le tante anime del film fanno la fortuna di un'opera preziosa; profonda e leggera allo stesso tempo.

Quello dei due registi francesi è un cinema che non esiste; portatore di una libertà formale assoluta e di un atteggiamento mai compiaciuto o professorale all'humor nero, che abbracciano come unica possibilità per raccontare una realtà popolata da uomini e donne alla deriva. Ma questa stravaganza insisitita dei personaggi, la follia un pò naif delle situazioni non appesantisce mai la visione, ma fornisce invece un sincero e sublime contesto dove raccontare l'introduzione nel mondo di un sessantenne ingenuo e maldestro, incapace di vivere senza lavoro. Un mammuth appunto, capace però di sinceri slanci di entusiasmo e tenerezza, che Delépine e de Kerven raccontano in questo atipico, sgranato e gentile road movie di formazione.